Le opere illustrate di Igort – pseudonimo di Igor Tuveri, classe 1958 – sono capaci di avvicinare al genere della graphic novel anche i più scettici. In una via di mezzo tra il fumetto vero e proprio, la prosa e il reportage giornalistico, con i suoi Quaderni (in precedenza vi abbiamo parlato dei Quaderni Giapponesi) Igort dà prova della sua grande sensibilità e capacità di immergersi completamente in una cultura, tentando di comprenderne l’animo profondo e le più brucianti contraddizioni.
Particolarmente interessante è il lavoro svolto nei Quaderni Russi, pubblicati per la prima volta nel 2011 da Mondadori e in seguito ristampati dalla casa editrice Coconino Press, fondata dallo stesso autore. L’opera, che fin dal suo sottotitolo viene definita un “reportage disegnato” costituisce la personale ricerca che l’autore ha intrapreso attorno alla figura di Anna Politkovskaja. La giornalista si dedicò a pericolose inchieste riguardanti la guerra in Cecenia e fu infine assassinata nel suo appartamento moscovita nel 2006.
I Quaderni, dunque, documentano il viaggio di Igort alla ricerca di testimonianze dirette riguardo all’attività della giornalista, nel tentativo di comprendere le sue più profonde motivazioni e al tempo stesso di descrivere la difficile situazione di un Paese complesso come la Russia, che ancora non ha concluso il suo cammino verso la democrazia. Le tavole, disegnate con tratti essenziali e pochi colori dominanti (il rosso, il nero, e talvolta il bianco delle distese siberiane) raffigurano alcuni dei crudi episodi portati alla luce da Politkovskaja, o dei quali lei stessa fu protagonista. Ciò che ne emerge è la tragica testimonianza di una guerra feroce e senza regole, nella quale i più basilari valori umani vengono capovolti e disprezzati.
Durante il conflitto, infatti, i soldati non esitano ad accanirsi contro civili inermi, ragazzi giovanissimi e persino bambine. E non è migliore la sorte dei giovani soldati russi che tentano di ribellarsi alla violenza imperante, impadronitasi della mente dei più come una droga: chi si rifiuta di piegarsi al brutale sistema ne diventa vittima in prima persona, subendo atroci torture e umiliazioni. La lettura di alcune pagine dei Quaderni risulta difficile, vista l’efferatezza degli eventi narrati. Ma Igort, di fatto, mette a disposizione la propria penna per la causa della Politkovskaja: quella di ricordare, di portare alla luce la verità e far conoscere al mondo la drammaticità di una guerra che troppe volte è stata dimenticata.
Una guerra che, in fondo, ripete un copione tristemente conosciuto in molte parti del mondo. Le testimonianze dei soldati traumatizzati possono facilmente ricordare le storie di molti reduci della guerra in Vietnam, e i disegni di Igort, raffiguranti corpi e volti trasfigurati dal dolore rappresentano un forte richiamo al celebre Guernica di Picasso, testimonianza di un diverso momento storico ma dello stesso identico orrore.
Così, idealmente al fianco di Politkovskaja, Igort porta avanti l’importante missione di recupero e diffusione della verità. In una delle pagine che l’autore riempie con le proprie riflessioni, infatti, leggiamo:
“Ecco, Anna era pervasa di quel senso etico che trasuda da certa letteratura russa dell’Ottocento. Anna era la Russia migliore, e forse oggi quel che Anna ci lascia in eredità è il senso della memoria, quello che ci consente di non chiudere gli occhi, di non voltare la testa dall’altra parte. Di non accettare verità preconfezionate, per difendere a tutti i costi i valori piccoli, quelli che ci rendono, dopotutto, umani”.
È proprio in nome di questo senso della memoria, percepita quasi come un dovere civico e intimo, che acquisisce significato il salto temporale compiuto da Igort all’interno della sua opera. Dopo la riflessione appena citata, infatti, l’autore decide di dedicarsi al racconto di un’altra storia, quella dello sterminio dei kulaki (ovvero i contadini benestanti e proprietari di terreni) ordinato da Stalin negli anni Trenta. Tramite una serie di tavole in bianco e nero, il disegnatore riporta alla memoria un ennesimo episodio di oppressione e violenza verso esseri umani innocenti. Nonostante il lungo intervallo di tempo che separa tali eventi dalle vicende legate a Politkovskaja, la Storia sembra ripetersi. Si ripete l’orrore di una violenza ingiustificata, permane il desiderio di mettere a tacere chiunque tenti di ribellarsi a questi inquietanti meccanismi del potere.
Ma non sono soltanto la crudeltà e l’oppressione di ogni forma di libertà a tramandarsi in questo complesso Paese: Anna Politkovskaja è rappresentante di un’altra Russia – quella migliore, come affermato dallo stesso Igort – che trova spazio anche nelle pagine dei Quaderni mediante le figure di scrittori come Tolstoj e Dostoevskij.
Con il suo coraggio, Anna si è resa portatrice di quel senso etico e civile che nessuno in Russia ha ancora saputo estinguere. Si tratta di una lunga staffetta, portata avanti da scrittori e intellettuali di epoche differenti, uniti dal desiderio di opporsi alle ingiustizie e tramandare la propria voce: Puškin, Tolstoj, Mandel’štam, Politkovskaja. Se la forza di questi personaggi è del tutto fuori dal comune e sembra quasi avvicinarli a degli eroi epici, Igort fa ciò che tutti noi possiamo e abbiamo il dovere di fare: mantenere la memoria, nella speranza che questa possa insegnarci a rimanere umani.
FONTI:
Igort, Quaderni russi. Sulle tracce di Anna Politkovskaja. Un reportage disegnato, Coconino Press, 2015.
CREDITS:
L’immagine di copertina e le altre illustrazioni sono tratte direttamente dal libro