Davvero è così difficile decifrare i teenager?
Psicologia e neuroscienze possono aiutarci a vederci più chiaro. L’adolescenza come periodo intermedio tra infanzia ed età adulta copre un arco di anni piuttosto ampio e variabile da persona a persona. Approssimativamente, questa comincia nelle femmine tra i 10 e i 12 anni e nei maschi tra gli 11 e i 13. Sebbene in molti paesi tra cui l’Italia si diventi maggiorenni (e quindi adulti) a 18 anni, si ritiene ormai che l’adolescenza duri di più.
Nonostante, infatti, la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità faccia coincidere l’adolescenza col secondo decennio di vita, molti studiosi concordano sul fatto che se l’inizio di questa fase corrisponde ai primi cambiamenti biologici della pubertà (nell’età che abbiamo visto sopra), la sua conclusione sia socialmente determinata dal fatto che si è diventati adulti autonomi e indipendenti dai genitori. A voler adottare questo criterio quindi l’adolescenza si concluderebbe, in media, tra i 20 e i 30 anni.
Il mito sull’adolescenza che si fa più fatica a smontare è che durante questa fase della vita gli ormoni facciano andare i teen-ager fuori di testa. La ricercatrice Sara-Jayne Blakemore afferma che la battuta che sente più spesso quando racconta a un conoscente di occuparsi del cervello degli adolescenti sia “vuoi dire che gli adolescenti hanno un cervello?”. Naturalmente ce l’hanno, solo che funziona secondo logiche diverse da quelle del bambino e in parte diverse da quelle dell’adulto.
Proviamo a decifrarle.
Le logiche dell’adolescente
Innanzitutto, va detto che l’adolescenza non è un’invenzione culturale. Caratteristiche adolescenziali come la propensione maggiore al rischio e la tendenza a stare di più con i coetanei si riscontrano in tutte le culture umane. Ebbene si, anche negli altri animali, come afferma Blakemore:
“Tutti i mammiferi attraversano un periodo dello sviluppo, compreso tra la pubertà e la maturità sessuale, che possiamo considerare come adolescenza. Molti studi sono stati condotti su topi e ratti la cui età dello sviluppo dura circa 30 giorni. Questi studi hanno evidenziato che nel corso di quel mese adolescenziale gli animali corrono più rischi e sono più inclini a perlustrare nuovi ambienti rispetto a quanto facciano prima della pubertà o in età adulta”.
Uno studio ha addirittura evidenziato che i topi adolescenti se hanno alcol a disposizione ne bevono di più, stando insieme, di quanto non facciano i topi adulti!
Durante l’adolescenza avvengono importanti cambiamenti a livello cerebrale.
Tornando ai teenager della nostra specie, stiamo iniziando a capire con quali conseguenze nel funzionamento mentale.
Daniel J. Siegel, un’autorità mondiale a proposito dello studio della mente umana, ne ha individuate quattro: la ricerca di novità, il maggiore coinvolgimento sociale, la maggiore intensità delle emozioni, l’esplorazione creativa.
Cerchiamo di decifrarle una a una.
Le quattro caratteristiche
Per ricerca di novità s’intende la spinta motivazionale a ricercare esperienze nuove e più coinvolgenti. Questa attitudine alla sperimentazione è molto importante per la maturazione individuale.
Attraverso le esperienze che colleziona, l’adolescente inizia a conoscersi e a conoscere il mondo un po’ meglio. Idealmente questo lo aiuterà a capire cosa fare della propria vita e verso che tipo di scelte esistenziali direzionarsi. Inoltre, questa ricerca di novità allena al cambiamento e alla curiosità per la vita, oltre a portare dei rischi: la ricerca di sensazioni forti può infatti determinare l’esposizione a rischi maggiori per la propria e altrui incolumità.
Ma esiste anche il pericolo opposto: un adolescente troppo inibito non collezionerà in questa fase della vita un numero di esperienze sufficiente a fargli conoscere un po’ meglio sé stesso e il mondo. Le ragioni che portano l’adolescente a correre rischi sembrano quindi essere collegate alla ricerca di esperienze e sensazioni forti, e all’impulsività che ancora non permette una piena valutazione delle conseguenze delle proprie azioni
Il secondo aspetto dell’adolescenza è il maggiore coinvolgimento sociale. Si passa meno tempo con i genitori e molto di più con i propri coetanei. In termini di maturazione questo fa sì che gli adolescenti si allenino a creare relazioni paritarie, che gli consentiranno di convivere civilmente nei contesti professionali, ma soprattutto di saper trovare nei coetanei, da adulti, quel sostegno affettivo che da piccoli hanno avuto dai genitori.
Il rischio, rispetto al coinvolgimento sociale nell’adolescenza, è che si rompa completamente la connessione con gli adulti, e ciò potrebbe essere pericoloso perché sebbene frequentati di meno essi dovrebbero comunque rimanere una bussola di qualità.
Vedremo nella seconda parte poi che l’influenza eccessiva dei coetanei può determinare condotte pericolose.
[Fine prima parte]
FONTI
Blakemore S.J.(2018), Inventare se stessi – Cosa succede nel cervello degli adolescenti, Torino, Bollati Boringhieri.
Siegel D.J. (2014), La mente adolescente, Milano, Raffaello Cortina.
CREDITS
Copertina
Immagine 1