I pinakes di Locri sono tavolette di terracotta realizzate a matrice, raffiguranti il mito di Persefone. Le tavolette sono state ritrovate in parte nel santuario di Locri situato nell’antica città distante 3 km dalla città moderna.
Locri è un sito importante per l’archeologia magno-greca perché la città non si evolse sui siti antichi. Gli abitanti la abbandonarono infatti nel VII secolo d.C. a causa del pericolo rappresentato dalle invasioni dei saraceni sulla costa. Tutte le città si ritirarono verso l’entroterra. In epoca moderna il paese si spostò di nuovo per seguire lo scorrimento della ferrovia. La nuova Locri non tornò sulla città antica ma sorse nei pressi di Gerace marina.
I pinakes sono rappresentativi soprattutto della zona di Locri e delle sue sub-colonie. Sono state prodotte nel corso della prima metà del V secolo a.C. e sono oggi conservate per la maggior parte nel Museo Archeologico di Locri e in quello di Reggio Calabria. Il soggetto delle scene è il culto legato al mito della dea Persefone, che in ambito Locrese assume una connotazione particolare, diversa da quella tradizionale greca.
Il santuario di Locri
Il santuario era collocato subito fuori le mura. Non era un tempio di foggia classica in quanto i santuari delle divinità ctonie (sotterranee) sono sempre recinti sacri che contengono le diverse tipologie di edifici dedicati alle varie divinità. Fu Paolo Orsi a scoprirlo all’inizio del ‘900 e a promuovere numerosi scavi archeologici nei principali siti della Calabria. Tra gli archeologi più famosi della storia, diventò sovrintendente di Siracusa a cui era affidata anche la Calabria. Una volta arrivato sulla zona si rese conto di trovarsi su un’area sacra e iniziò scavi che si protrassero fino al 1913.
Paola Zancani Montuolo ebbe l’incarico di studiare i pinakes da parte di Paolo Orsi. Ebbe l’esclusiva sullo studio dagli anni ’30 fino alla morte, ma non riuscì comunque a portare a termine l’analisi anche perché il suo lavoro iniziò con il riconoscimento delle scene e la loro riorganizzazione.
Il mito
Secondo il mito greco Persefone, è la sposa di Ade e regina dell’Oltretomba. In Sicilia Persefone è associata a sua madre Demetra e insieme rappresentano il ciclo delle stagioni.
Approfittando di un momento durante il quale Persefone si allontana dalle sue ancelle, egli esce dal terreno con il suo carro e rapisce la fanciulla portandola negli inferi. Demetra, disperata, inizia la ricerca di sua figlia ma, non riuscendo nel suo intento, decide di rivolgersi a Ecate (signora della notte). Essa le suggerisce di rivolgersi al Sole, al cui sguardo nulla può sfuggire.
Una volta venuta a sapere degli avvenimenti, Demetra si infuria e si trasforma in una vecchia decrepita. Continua a viaggiare fino a che non arriva in Grecia, ma il suo dolore non si esaurisce. Sceglie quindi di vendicarsi rendendo sterile la terra fino a che non avesse avuto indietro sua figlia da Ade.
Zeus si lascia convincere e manda Ermes da Ade per riavere la fanciulla, che però ha già mangiato alcuni chicchi di melograno nell’oltretomba – era credenza popolare che chi mangiasse o bevesse qualcosa nel regno dell’ade non avrebbe più potuto fare ritorno sulla terra.
Persefone torna alla luce del sole e la madre per questo evento festeggia, ricoprendo la terra di fiori e frutta. Zeus poi, per conciliare l’amore materno con le esigenze del marito, stabilisce che Persefone possa vivere due terzi dell’anno con la madre e l’altro terzo con Ade nell’oltretomba.
Il mito rappresenta simbolicamente la vita del seme, che scende sottoterra e poi rinasce in primavera. Inoltre simboleggia la sterilità dell’inverno e la vita che riprende in primavera e quindi il susseguirsi delle stagioni.
I Pinakes
I pinakes sono stati divisi in 10 gruppi seguendo le tipologie di seme e raggruppando frammenti secondo diversi criteri. Tra i gruppi vi è quello del rapimento di Persefone ovvero il Ratto di Core-Persefone ad opera di Plutone o, più spesso, di un suo delegato. Il gruppo contiene circa duemila frammenti ed ha molte varianti che passano dalla rappresentazione classica del mito (Ade come uomo adulto con la barba che rapisce Persefone dai capelli sciolti sulle spalle) a quella tipicamente locrese (il personaggio rapitore non ha la caratterizzazione di Ade e quindi non venne associato al dio ma a un suo aiutante, probabilmente un dioscuro – eroe dorico figlio di Giove).
Per i locresi, Persefone era anche la fanciulla che diventa donna.
Nelle culture primitive, il passaggio tra l’età fanciullesca e quella adulta non è graduale ma avviene in un preciso momento, solitamente quello della cerimonia che la fa entrare nel mondo degli adulti. Il rapimento di Persefone è l’allegoria di questo momento. Essa è quindi la dea del passaggio, del diventare adulte delle bambine, dello scorrere delle stagioni e del passare dalla vita terrena a quella ultraterrena.
Il suo animale tipico è il gallo e questo infatti spesso si ritrova nelle tavolette. L’animale canta all’alba per annunciare l’arrivo del giorno e quindi il passaggio dal buio alla luce.
Elisa Lissi-Caronna, Claudio Sabbione, Licia Vlad Borrelli, Museo nazionale di Reggio Calabria, Museo statale di Locri. I pinakes di Locri Epizefiri. Musei di Reggio Calabria e Locri. Società Magna Grecia, 2000.