Le relazioni primarie e lo sviluppo psicologico (seconda parte)

Abbiamo visto come John Bolwby nella seconda metà del secolo scorso abbia elaborato la teoria dell’attaccamento, secondo cui la qualità delle relazioni primarie del bambino influenza moltissimo il suo successivo sviluppo psicologico.

Se il bambino percepisce sufficiente calore e adeguate risposte emotive quando si sente spaventato o stressato, svilupperà un attaccamento sicuro. Avrà un equilibrato desiderio di esplorazione del mondo, svilupperà una buona capacità di regolare le emozioni e più fiducia in sé e negli altri grazie un insieme di modelli mentali (inconsapevoli) sani su come funzionano le relazioni, specialmente quando si ha bisogno di essere accuditi.
L’attaccamento sicuro quindi sembra proprio essere uno dei pilastri del funzionamento psicologico sano nell’infanzia e per tutto il successivo ciclo di vita.

Se invece i caregiver non sanno essere calorosi e rassicuranti, ma si dimostrano principalmente freddi, ostili, rifiutanti, bisognosi essi stessi di essere accuditi, addirittura violenti con le parole e/o fisicamente, ecco che è assai probabile lo sviluppo di un attaccamento insicuro nel bambino.

Con quali conseguenze?

In maniera molto semplificata, possiamo dire che all’aumentare dell’insicurezza dell’attaccamento aumenta la vulnerabilità ai problemi psicologici. Si rischia minore sicurezza, difficoltà relazionali, problemi nella regolazione delle emozioni, sviluppo di tratti di personalità eccessivamente rigidi e quindi patologici, capacità attentiva di minore qualità…

Gli studi sperimentali condotti osservando le dinamiche madre-figlio hanno permesso di sviluppare una classificazione degli stili di attaccamento del bambino. Accanto a quello sicuro, ad oggi ne sono stati classificati altri tre.

Dobbiamo a Mary Ainsworth il merito di aver inventato la procedura sperimentale che ha dato scientificità alla teoria dell’attaccamento. La Strange Situation Procedure consente di osservare i bambini tra i 12 e i 18 mesi, in una sequenza di situazioni nel corso di 30 minuti nei quali il bambino è in compagnia congiunta o alternata con la madre e una persona estranea. In questo modo si osservano le reazioni del bambino nei momenti di separazione dalla madre e in quelli in cui ad essa si ricongiunge. Grazie a queste osservazioni, ripetute in tantissimi esperimenti, è stato possibile classificare le varie forme di attaccamento.

L’attaccamento classificato come sicuro nella strange situation è quello del bambino che mostra angoscia alla separazione dalla madre, ma al ritorno della stessa riesce a tranquillizzarsi abbastanza velocemente, per tornare poi a giocare sereno.

L’attaccamento insicuro evitante è quello dei bambini che con il comportamento minimizzano l’importanza dei genitori per il loro benessere. Non protestano se la mamma li lascia soli in una stanza con uno sconosciuto (ma tradiscono l’ansia senza rendersene conto, con un atteggiamento inibito). Non danno inoltre importanza al ritorno della mamma nella stanza.

L’attaccamento insicuro ambivalente è quello dei bambini che si angosciano eccessivamente se vengono lasciati dalla mamma soli in una stanza con uno sconosciuto, e sono inconsolabili se la mamma rientra, manifestando rabbia nei suoi confronti.

Infine l’attaccamento disorganizzato si nota in quei bambini che se vengono separati per qualche minuto dalla mamma iniziano ad avere comportamenti incoerenti, confusi, bizzarri.

Alle varie forme di attaccamento insicuro sembrano statisticamente correlati maggiori rischi per specifiche patologie. Ad esempio, lo stile evitante sembra collegato a tratti di personalità antisociali o paranoici: quello ambivalente a tratti istrionici o fobici; quello disorganizzato, il più pericoloso, al disturbo borderline e a tratti psicotici.

Ricerche recenti sembrano confermare la frequenza dello stile di trasmissione tra generazioni dello stile di attaccamento. Infatti, tramite una complessa forma d’intervista (chiamata Adult Attachment Interview), è possibile studiare anche negli adulti lo stile di attaccamento frutto delle loro esperienze infantili. Così è stato possibile notare come esso sia un buon predittore dello stile di attaccamento che avranno i figli.

Ma attenzione! Il legame d’attaccamento che si sviluppa nei primi 3 anni di vita è importante, ma se insicuro o disorganizzato può essere comunque corretto da esperienze di relazioni successive migliori, tanto con altri adulti, come ad esempio gli insegnanti, quanto attraverso l’amicizia e l’amore con i pari. E se importanti esperienze correttive non dovessero manifestarsi “spontaneamente” nella vita di una persona, la psicoterapia può essere il contesto nel quale sperimentare finalmente una di quelle relazioni in grado di mettere a posto le cose.


FONTI
Camaioni L., Di Blasio P. (2007), Psicologia dello sviluppo, Bologna, Il Mulino
Caviglia G.(2016), Teoria dell’attaccamento, Roma, Carocci


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