Nell’ultimo decennio del Novecento, la rivoluzione operata dalle tecnologie informatiche e la conseguente imposizione di Internet hanno favorito la diffusione a macchia d’olio di immagini. Un nuovo preponderante mezzo di comunicazione per diverse attività, sia di ambito professionale che ludico.
Spesso realtà e invenzione si confondono facilmente. Di fronte al fascino di mondi virtuali che postulano un’interazione istantanea con l’utente, non stupisce che alcuni artisti particolarmente sensibili alle nuove tecnologie utilizzino la rete per dar forma alle proprie opere.
Proprio nell’ottica di questo connubio tra arte e tecnologia, tra il 1993 e il 1994 nascono i primi webproject, progetti concepiti per Internet a carattere artistico. Gli artisti che lavorano con il web, generalmente possiedono competenze informatiche specifiche. Inoltre, a favore di una libera circolazione delle informazioni e delle varie forme di arte, si avvalgono della loro attività per criticare le restrizioni imposte dalle istituzioni nei confronti della rete.
Tra le prime opere concepite per Internet spicca il progetto jodi.org (1993) dell’artista olandese Joan Heemskerk e del belga Dirk Paesmans. La loro intenzione era quella di sovvertire i criteri di compilazione delle pagine web, contrastando la serietà delle tecnologie.
La home page del loro sito è costellata di segni e numeri apparentemente incomprensibili. In realtà questi corrispondono all’immagine precisa di una bomba a idrogeno, visibile solo nel linguaggio di programmazione HTML (Hyper Text Markup Language).
“Il nostro lavoro proviene da un computer, non da una nazione. Può sembrare romantico, ma esiste una cittadinanza del cyberspazio”. Sostengono Heemskerk e Paesmans.
Un altro webproject pioniere è The file room (“La stanza degli archivi”) dello spagnolo Antoni Muntandas, realizzato a cavallo tra il 1993 e il 1994, che consiste in un archivio composto da casi di censura sulla cultura, a cui è possibile accedere anche per inserire la propria esperienza e le proprie opinioni a riguardo.
Il progetto, dunque, ha come obiettivo quello di fomentare una discussione sul concetto di censura culturale, un tema particolarmente sentito dagli assidui frequentatori della rete.
Ho costruito uno spazio apparentemente repressivo, kafkiano, appartenente alla burocrazia, al controllo, con 800 archivi metallici e otto Macintosh collegati a Internet e a un server fornivano l’accesso a un archivio di rete composto da casi di censura sulla cultura. In questo modo ho cercato di ribaltare il ruolo di questo spazio, fornendo la possibilità di accedere a un’informazione alternativa.
Ha dichiarato Muntandas.
Il movimento della Net art nasce da un gruppo di programmatori-artisti, figli della cultura hacker e della pirateria informatica, formato da Vuk Cosic, Alexei Shulgin, Olia Lianina, Heath Bunting e i già citati Heemskerk e Paesmans.
L’origine del nome “Net art” risale a un racconto d’invenzione, secondo cui, nel 1995, lo sloveno Vuk Cosic avrebbe ricevuto una e-mail da un mittente anonimo. Il testo del messaggio, probabilmente a causa di un virus, risultava incomprensibile e le uniche parole leggibili erano “net” e “art”, poste l’una accanto all’altra.
Secondo i principi della Net art, il cui slogan è “l’arte di fare network”, l’opera d’arte deve essere creata con, per e nella rete Internet. Attraverso i suoi lavori, realizzati attraverso un linguaggio di programmazione o un software, l’artista ricerca la connessione fra più contenuti multimediali. Rende così l’opera più fruibile e interattiva per l’utente e, al contempo, modificabile attraverso la rete.
È lo stesso Vuk Cosic a proporre un esempio dell’operatività di un artista della Net art. Nel 1997, in occasione di un’esposizione di arte contemporanea a Kassel, Documenta X, ha applicato la tecnica del mirroring (la copia fedele di un sito realizzata su un server diverso da quello di origine) su tutte le pagine del sito web della manifestazione, ripubblicandole in rete dopo che il sito ufficiale era stato ritirato dal web per ragioni commerciali.
Gli anni più intensi della Net art sono quelli che vanno dal 1994 al 2004.
Proprio in questo periodo le opere di questi artisti sono state riconosciute, oltre che in rete, dall’Ars Electronica Center di Linz, in Austria, un centro unico al mondo nato con l’obiettivo di incoraggiare forme di collaborazione tra arte, tecnologia e società.
Pur essendo un fenomeno recente, la Net art ha già una sua storia, con delle origini e delle evoluzioni. Raccogliendo esperienze di artisti con un background eterogeneo, si propone di attivare operazioni culturali, per far riflettere sulle possibilità che offre la cooperazione tra arte e tecnologie e sull’importanza del libero accesso da parte di tutti gli utenti a questa nuova forma di espressione.
FONTI
G. Bora, G. Ficcadori, A. Negri, “I luoghi dell’arte”, Vol. 5, 2010, Mondadori
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