Di questi giorni non è difficile trovarsi di fronte episodi di violenza. Basta accedere ad un social oppure guardare un telegiornale e tanti sono i fatti di cronaca che trasudano odio, soprattutto razziale. Vediamone tre che hanno tutti a che fare con Roma.
Sport contro l’odio
8 novembre 2019. Alle spalle della stazione Tiburtina, vivono decine di migranti in attesa di ricevere l’accoglienza di cui hanno diritto. Forse è più corretto dire che sopravvivono, aiutati dai volontari di Baobab Experience, che opera nella zona da cinque anni ormai. Quel martedì, però, ci sono anche altri ospiti: i tifosi della “Green brigade” del Celtic.
La sera prima, la loro squadra ha battuto la Lazio in una partita di Europa League. Quando si è giocata la partita di andata, la tifoseria laziale ha mostrato saluti romani dentro e fuori lo stadio di Glasgow. A Roma, invece, i loro avversari hanno voluto dare un messaggio differente.
“Gioca a Glasgow ma ha radici in Irlanda: il Celtic è un club di immigrati. In fuga dalla fame e dall’oppressione coloniale, un gruppo di immigrati ha fondato il Celtic Football Club per sfamare i bambini di una comunità che aveva trovato una nuova casa a Glasgow.”
Con questa storia, la loro, spiegano il lancio di una colletta internazionale su Gofundme. Sotto l’insegna di #footballagainstfascism, il calcio contro il fascismo, in pochi giorni hanno raccolto ventimila euro da destinarsi a due organizzazioni di beneficenza, una a Roma (Baobab, appunto), una a Glasgow. Inoltre, con la petizione il gruppo cerca di sensibilizzare la platea dei tifosi in favore di uno sport che tenga fuori razzismo e fascismo, odio e violenza. Si punta il dito anche verso la Uefa, che sarebbe poco attiva a contrastare questo tipo di fenomeni.
Violenza contro la cultura
Era notizia di appena due giorni prima quella del rogo alla libreria La Pecora Elettrica del quartiere Centocelle. Ciò è avvenuto alla vigilia della riapertura del locale, che era stato costretto a chiudere per riparare i danni di un altro incendio doloso, avvenuto il 25 aprile.
Due sono i moventi e quindi le possibili strade vagliate dalle autorità. O si tratta di ritorsione da parte dei pusher della zona, perché restando aperta fino a tarda sera l’attività inficerebbe lo spaccio di droga. Oppure, ipotesi più sentita e temuta, si tratta di aggressione ai danni di un luogo di cultura dichiaratamente antifascista. Ciò non dovrebbe destare grandi sospetti né scetticismi: l’antifascismo è sostanzialmente democrazia (e come tale andrebbe inteso, non come una questione di parte: ne avevamo già parlato qui). La libreria, infatti, aveva promosso incontri su varie tematiche, tra cui libertà, genere, storia della Resistenza.
Quest’azione criminale acquisisce, quindi, una gravità peculiare se si pensa che è fatta ai danni dei libri, della cultura, del confronto e dello scambio di idee.
La commissione “divisiva”
Spostiamoci infine nelle aule del Parlamento. Da Roma città passiamo a Roma capitale, al luogo simbolo e riassunto del Paese e delle sue decisioni più importanti. E’ il 30 ottobre e il Senato approva l’istituzione di una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza.
Prima firmataria di questa mozione è Liliana Segre, superstite dell’Olocausto che oggi, tuttavia, è tristemente destinataria di centinaia di messaggi di odio. Quasi due anni fa è stata nominata senatrice a vita per il suo impegno sociale. Dopo essere sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, si è infatti battuta per trasmettere il valore della memoria.
“Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze”.
Un desiderio analogo è quello che ha messo anche nella sua proposta di Commissione. Tuttavia, sulla parte destra dei posti di Palazzo Madama si è storto il naso. 98 senatori di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega si sono infatti astenuti nel voto, nonché nella successiva standing ovation per l’approvazione della mozione (151 invece i sì). La motivazione di fondo è il sospetto che Liliana Segre sia stata strumentalizzata dalla sinistra, per dar vita ad un organo di censura. La senatrice ha commentato amareggiata:
“Io speravo che una cosa che parla di odio, senza categorie, di odio in generale, speravo che tutto il Senato festante per questa cosa meravigliosa avrebbe trovato una sintonia generale”
In bilico
Questi episodi ci restituiscono l’immagine di un Paese in bilico, diviso; anzi, viene da chiedersi se non sia proprio confuso. La proposta di Liliana Segre non sembra presentare rischi di censura: non vengono designati elementi contro cui scagliarsi, se non la violenza e l’odio in sé. Proposte di questo tipo non vanno in favore di una parte sola, ma di tutti. Sono il fulcro del senso della politica (il cui significato etimologico è proprio “gli affari comuni, ciò che riguarda tutti”). Sono pensate per limitare episodi come quello dell’odio nello sport e dell’attacco alla cultura. Quelli non sono esempi di libera espressione, ma di limitazione della libertà altrui.
Tutelare i diritti di tutti e limitare equamente gli eccessi è un dovere che la vita in una società civile ci chiede, nonché la condizione di esistenza di uno Stato democratico.
Noi vi invitiamo a leggere il testo della mozione, disponibile qui (tempo di lettura: circa 8 minuti).