“Io vorrei… non vorrei…”: la filosofia poetica di Lucio Battisti

Lucio Battisti (1943-1998). Parlare di Lucio Battisti come fenomeno musicale, poetico, generazionale, è fare riferimento innanzitutto alla sua produzione di cantante e artista che ha attraversato gran parte della seconda metà del secolo scorso. Il tributo indiscusso alla sua musica e alla sua poetica, intessuta con gli autori e poeti Mogol e Pasquale Panella in particolare, è una parabola di unicità incisa nella storia della musica ma anche nella società italiana la cui cometa continua a brillare nella sua apparente lontananza.

Ci sono autori e musiche che perdono la dimensione del tempo e delle epoche per diventare fenomeni sociali in cui si rispecchiano continuamente valori emozionali, bellezze artistiche ed empatie collettive che trascendono dalle mode o dalle meteore di traiettoria inevitabile, per diventare universali. Della sua musica tanto e tutto è stato detto, ma Lucio Battisti ha rappresentato anche un peculiare fenomeno sociale e un esperimento collettivo emozionale della società italiana che non si è mai dissolto.

Un fenomeno emerso negli anni Settanta in cui scrivere canzoni d’amore e di emozioni anziché di impegno politico e sociale portava all’etichetta negativa di essere considerati di destra. Una contrapposizione tra destra e sinistra così radicalmente estremizzata in comunismo e fascismo che divideva come un muro ogni aspetto della vita e del comportamento sociale. Il genio di Giorgio Gaber riuscì a tradurre in musica nel suo brano Destra-Sinistra, in maniera apparentemente ironica, questa separazione di luoghi, cose e comportamenti di artificiale identificazione.

Anche Battisti, quindi, per quello che rappresentava e come lo rappresentava, fu catalogato come autore e musicista di destra e per i più arrabbiati anche un fascista. Ma lui raccolse quello che andava oltre la politica o la canzonetta disimpegnata, per inoltrarsi nella narrazione del bisogno d’amore sempre presente e latente nell’essere umano. I suoi brani, costantemente all’apice delle classifiche della hit parade di allora, facevano da contraltare allo sguardo politico dell’impegno e dell’odio di quegli anni di piombo che circondavano come ghiaccio le emozioni e i valori più intimi e universali come l’amore.

Tuttavia, se ancora oggi si parla di Lucio Battisti non è certo solo per riconoscerlo in un personaggio che ha creato il suo mito dalla sua assenza pubblica esiliandosi dal gioco mediatico. La sua presenza nella storia della musica contemporanea richiama invece la sua capacità di parlare alle emozioni facendole protagoniste. Qualcuno lo ha paragonato a un moderno Socrate, che con la sua dialettica riesce a far nascere nei propri ascoltatori le emozioni attraverso il connubio indissolubile della musica e delle parole con cui si racconta e riflette sulla vita con le sue tristezze, i dubbi, la malinconia o la disperazione.

Le sue canzoni e le storie che raccontano e che coinvolgono, col proprio potere evocativo e di immediata identificazione, fanno uscire allo scoperto anche sentimenti personali, dalle lacrime al sorriso, dalla rabbia alla tenerezza, dalla follia alla delusione ed hanno appunto la magia di reinterpretarsi nelle storie che Ognuno ha già vissuto. Pensieri e Parole, per esempio, è una di quelle storie d’amore che vanno oltre il tempo, così come La Canzone del Cole, che attrae nel suo labirinto emozionale di un mare da cui non è possibile sfuggire.

La tematica dell’amore, messa prepotentemente in luce da quelle emozioni così difficili da far emergere all’esterno della nostra intimità senza farle precipitare in una stucchevole banalità, è la caratteristica peculiare delle canzoni di Battisti-Mogol. Sono i frammenti di un discorso amoroso che si compongono nella condizione dell’innamoramento e del paradosso amoroso di Io Vorrei… Non Vorrei…, brano che non spiega l’amore ma, come nel discorso poetico, suggerisce parole che rivelano la sua essenza.

La filosofia di Battisti non sta nel suo personaggio ma nella sua musica che rivela un percorso da lui stesso indicato con le sue parole: “Ascoltare significa qualcosa”. La filosofia popolare di Battisti che indica nell’ascolto di musica e parole un mezzo per interpretare la vita e i suoi sentimenti, le emozioni e i tratti che ci caratterizzano come esseri umani. Dentro un linguaggio non sofisticato ma che non scade mai nel già detto o che vuole rassicurare o consolare, riesce a far vivere e rivivere delle storie in cui si dilatano i confini di una identificazione amorosa in senso universale.

Senza questo motore emozionale come si spiegherebbe l’immenso successo della sua produzione che continua attraverso le nuove generazioni?

Recentemente, dopo una lunga battaglia legale, la maggior parte dei suoi album sono apparsi sulle piattaforme di streaming come YouTube e Spotify e subito hanno registrato milioni di ascolti (oltre 25 milioni di stream) soprattutto tra le più giovani fasce di età (16-25 anni) in Italia e nel mondo. La riscoperta di brani come Il mio Canto Libero, il più ascoltato, I Giardini di Marzo o Emozioni, confermano il suo talento nell’esprimere la fragranza struggente di un innamoramento o l’incanto di una potente alchimia emotiva.

Ogni generazione ha “un Battisti nella memoria” e molti apprezzano anche un Battisti, oltre il periodo con Mogol, nella sua nuova fase di sperimentazione degli ultimi “album Bianchi” che escono dallo schema portentoso e collaudato di melodie su cui appoggiare sentimenti e pensieri. Tuttavia, questo distacco da una musicalità che non riflette a specchio le emozioni come accadeva quando si percepiva la disperazione in Anna, o il dubbio in Non è Francesca o nel corteggiamento di una ragazza in Dio mio no o di Linda, non ha annullato la sua grandezza discreta di artista in continua ricerca musicale.

Ancora oggi si parla di un “Fenomeno Battisti” che ha rivoluzionato il panorama musicale italiano in un linguaggio capace di raggiungere ed emozionare tutte le categorie sociali e che ha saputo colpire in modo efficace l’immaginario sia femminile che quello maschile. Se intere generazioni si sono identificate nella sua musica e nei suoi testi è perché portano il segreto di raccontare la vita da cui attingere esperienze, desideri e sensazioni in modo immediato e semplice ma che proprio per questo effetto sono rese universali e funzionali alla musica da cui prendono avvio.

Ascoltare Battisti rimane ancora un’esperienza che contiene una sua unicità nella combinazione dei suoi elementi e che offre uno specchio per i sentimenti. Questa filosofia poetica per interpretare il mondo e la vita è un patrimonio lasciato in eredità da un artista che continua ad offrire un’opportunità per emozionarsi per chi ha la curiosità e il piacere di volerla cogliere.

FONTI:

Amalia Mancini, Emozioni private. Lucio Battisti una biografia psicologica, Arcana, Roma, 2019.

Donato Zoppo, Il nostro caro Lucio, Hoepli, Milano, 2018.

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