La pioggia ha fatto da sfondo alla data bolognese dell’È sempre bello in tour, il tour promozionale per l’ultimo album di Coez, dall’omonimo titolo È sempre bello. Le condizioni meteorologiche avverse non hanno però scoraggiato le migliaia di fan che hanno riempito l’Unipol Arena di Casalecchio. In effetti, il seguito del cantante romano (di adozione) ha subito un fortissimo incremento negli ultimi due anni.
Un concerto acustico di qualche anno fa
Torniamo indietro nel tempo a una serata del gennaio 2017: la location è la Santeria di viale Toscana a Milano, la cui capienza non supera le cinquecento persone. Coez sale sul palco con i suoi occhiali scuri insieme al suo chitarrista storico, Alessandro Lorenzoni. La serata prende il via sulle note di From the Rooftop, album del 2016 in cui Coez proponeva alcune cover acustiche di canzoni sue e di altri artisti della scena indie – come la cover di Cosa mi manchi a fare di Calcutta – ma anche hip-hop – come Verso altri lidi, brano del 1999 degli Uomini di mare.
Il clima all’interno della sala concerti è molto informale: alcuni fan chiamano il cantante per nome (“Silvano!”) chiedendogli di fare qualche altro pezzo, mentre lui scherzosamente risponde che il suo repertorio è ancora limitato, ma che ci sta lavorando.
L’appuntamento bolognese: 16 novembre 2019
Ma torniamo a oggi: due album dopo e con ventidue brani in più nel repertorio. Nonostante la data bolognese non abbia fatto sold out, l’Arena è comunque gremita e in questo caso parliamo di una capienza massima di circa ventimila persone. L’inizio del concerto è previsto per le 21:00 ma, come tutti gli artisti che si rispettino, Coez si fa attendere ancora una mezz’ora.
Finalmente l’artista sale sul palco, ancora una volta affiancato dai suoi occhiali da sole e dal sue fedele chitarrista al quale si aggiunge anche la band composta da tastiera, consolle, batteria (che occupano la seconda metà di palco, in sopraelevata) e un basso (anche synth) che, assieme a chitarra e voce, si posiziona nella parte frontale del palco.
L’ambiente
Fra striscioni e bandierine, l’atmosfera che si respira non è più quella di un concerto acustico con “pochi intimi”, ma di un vero e proprio concerto-evento. Il palco è illuminato da diversi ledwall sui quali, oltre alle riprese del cantante e del pubblico nelle prime file, vengono proiettati diversi spezzoni di video tratti dagli ultimi due album – È sempre bello (2019) e Faccio un casino (2017) – e alcune parti dei testi delle canzoni cantate. Tutto questo condito da grafiche originali che riprendevano i colori utilizzati nei video, nelle copertine e nel merchandising legati all’ultimo disco (il bordeaux e alcune sfumature di blu e arancio).
La scaletta
La scaletta della serata è stata piuttosto consistente, prevedendo circa ventisei tracce, la prima delle quali – Mal di gola – è tratta dal nuovo album. Si continua poi con un mix di canzoni vecchie e nuove fra cui le ormai celebri Faccio un casino, Domenica e Le luci della città, passando anche per pezzi sempre iconici ma un po’ meno noti a chi si è approcciato all’artista solo tramite gli ultimi dischi. Tra questi troviamo Siamo morti insieme, Jet e La strada è mia. Il pubblico, però, sembra conoscerle tutte e canta in perfetta sintonia con l’artista. Un piccolo posto d’onore è riservato a Fuori di me: Coez si sofferma solo un attimo prima di iniziare a cantare per dire che si tratta del suo pezzo preferito del nuovo album.
Non ci sono molti momenti di parlato, ogni brano sembra sfumare inevitabilmente in quello successivo senza lasciare spazio a commenti e il pubblico sembra apprezzare questo ritmo serrato. Fra alcuni brani non si percepisce nemmeno un vero e proprio stacco, sembra quasi che sia stato fatto una sorta di mash-up: è il caso di Vorrei portarti via unita a Le parole più grandi e di una versione con autotune e un po’ più “trap” di Occhiali scuri, il cui finale confluisce in E invece no (brano risalente ad un EP del 2012, Senza mani).
L’appoggio alla Open Arms
C’è però una pausa poco oltre la metà del concerto. Sui maxischermi viene mostrato un video dell’ONG Open Arms, dedita alle operazioni di soccorso in mare e alla gestione dei flussi migratori. Le immagini mostrano diversi barconi colmi di uomini, donne e bambini che portano addosso centinaia di giubbotti di salvataggio rossi. La voce narrante è quella dell’artista che, raccontando l’avventura di un amico partito per la Libia, dichiara il suo supporto nei confronti dell’organizzazione. Il cantante afferma di aver deciso di parlarne durante un concerto poiché si tratta, per sua natura, di un momento di aggregazione in cui non ha esitato a mandare questo “messaggio di supporto per chi non vuole che le cose scivolino verso il baratro e vuole fare qualcosa nel proprio piccolo”.
Gli ultimi pezzi
Il concerto è quasi arrivato alla sua conclusione quando arriva il turno di La musica non c’è: il pubblico ne conosce ogni parola e Coez non esita ad ammettere che si tratta del brano che più di tutti gli ha cambiato la vita, per via dell’incredibile successo che ha riscontrato.
Dopo gli ultimi due brani le luci si spengono e l’Arena si svuota. Fuori piove ancora ma nessuno sembra farci caso. In fila per uscire si sentono diversi commenti, tutti positivi: qualcuno canta ancora la propria canzone preferita, l’ultima volta, prima di tornare a casa.
Ringraziamo Goigest Ufficio Stampa