Gli anni Trenta e Quaranta furono quelli in cui si videro i primi bagliori di modernità. Il proibizionismo giunse al termine, uscirono i primi film in technicolor, venne inaugurato l’Empire State Building a New York e l’Italia vinse il suo primo mondiale di calcio.
La modernità era appunto alle porte, non solo dal punto di vista sociale ma anche musicale. Nacque un tipo di musica allegro, spensierato e ballabile: lo swing. Oltre alle novità però non si persero le tradizioni. Il jazz, nonostante la sua maturità, era ancora molto apprezzato. Tra questi due generi si venne a creare una sorta di rivalità; tanto diversi dal punto di vista tecnico, ma tanto simili in diversi fattori, e uno di questi è che sapevano attirare l’attenzione di chi ascoltava.
Noi de Lo Sbuffo vi vogliamo portare indietro nel tempo per farvi rivivere quelli che forse sono i momenti più salienti di questi anni.
Lo swing negli anni Trenta
Lo swing appare come un genere del tutto nuovo, in grado di far ballare gli americani. Già dall’inizio del Novecento si erano sviluppati alcuni tipi di danze accompagnate da musica, come il cakewalk, genere tipicamente afroamericano. Questo tipo di danza fu uno dei primi a travolgere il popolo americano ed europeo con il suo ritmo di marcia sincopato che comunicava uno stimolo motorio irresistibile.
Il resto poi è storia. Con gli anni si arrivò a quello che oggi chiamiamo swing. Questo termine letteralmente significa oscillare, dondolare. Infatti questo tipo di danza invoglia chi la balla a dondolare su se stesso o in compagnia. Lo swing si diffuse durante una fase di rinascita per gli Stati Uniti, fase in cui il jazz era ancora presente ma non bastava.
I primi accenni di swing si ebbero già dagli anni Venti, quando l’America era in piena crisi economica e si cercava qualcosa che potesse contribuire alla sua rinascita. I locali più famosi dell’epoca cercarono piccole band innovative. Così fu, e finalmente nacque questo genere che faceva divertire la gente e che, in qualche modo, distraeva da quel periodo storico difficile.
Uno degli artisti più influenti del tempo fu senza dubbio Louis Prima. Sing Sing Sing è una delle sue canzoni più famose. Questa infatti sarà più volte oggetto di cover, tra cui quella fatta dal grande Benny Goodman. Questa canzone, come le altre, è accompagnata dalle cosiddette Big Band, ovvero quei gruppi che comprendevano diversi strumenti.
Sing, sing, sing, sing
Everybody start to sing
La dee da, ho, ho, ho
Now you’re singing with a swing.
La crisi stava giungendo al termine. Si iniziava a vedere l’alba della rinascita.
Il jazz negli anni Quaranta
Il jazz non apparve come un genere nuovo, in quanto era già diffuso negli anni Venti. Nato come genere con matrice afroamericana, con il passare degli anni migliorò sempre di più, diventando quasi un genere d’élite. Prima di arrivare a questo punto anche il jazz visse il suo momento di depressione: la crisi economica coinvolse anche la musica e durante questi anni le uniche orchestre che riuscirono a reggere furono quelle con maggiore notorietà.
Si suonava per passatempo o per divertimento. I più giovani si cimentavano in diverse jam e da qui nacque un sottogenere del jazz: il bepop. Genere innovativo, presentava diverse complessità tecniche; la ritmica appariva tortuosa e poco orecchiabile. Queste sperimentazioni non ottennero elogi, anzi, parecchie furono le critiche. Ovviamente il bicchiere non era sempre mezzo vuoto, infatti molti videro in questo genere un’evoluzione del jazz.
Tra i più grandi del bepop, oltre che padri del genere, troviamo il sassofonista Charlie Parker.
E in Italia?
Si è parlato di swing e di jazz in America, ma in Italia com’era la situazione? Ovviamente il genere arrivò nella penisola dall’America. Lo swing in Italia raggiunse la notorietà anche grazie alla EIAR (Ente Nazionale per le Audizioni Radiofoniche) e tra gli esponenti più famosi ci fu sicuramente Fred Buscaglione. Buscaglione fu colui che si ispirò maggiormente allo swing americano, cosa che gli fece ottenere parecchia notorietà in seguito.
Che baci, che baci quella notte
Sono un duro, ma facile alle cotte.
Per quanto riguarda il jazz in Italia, questo fu un genere meno popolare dello swing. Verso gli anni Trenta si formarono delle piccole orchestre ma la vera svolta avvenne quando Louis Armstrong, simbolo del jazz americano, fece visita in Italia. I primi nomi importanti emersero proprio dagli anni Quaranta. Un esempio è Lelio Luttazzi, che ottenne notorietà come direttore d’orchestra.
Gli anni Trenta e Quaranta segnarono una sorta di passaggio dall’antico al moderno. La gente era alla ricerca di qualcosa di nuovo, voleva sperimentare e osare. Si andava incontro a una vera e propria sorta di rinascita, ma di questo ne parleremo la prossima volta.
Se vi siete persi la prima parte della storia della popular music (gli anni Dieci e Venti) potete ritrovarla qui.
Franco Fabbri, Around the Clock. Una breve storia della popular music, UTET, 2016