Tutti conosciamo il signore Panini per l’album dei calciatori, ma pochi sanno come è arrivato all’attuale successo. Inoltre, la figurina è da sempre un oggetto da collezione, ma in alcuni periodi lo scopo ludico è stato sottomesso da quello educativo. Vediamo come ha assunto una funzione sociale diversa, a seconda del momento storico.
In generale, un pezzo di carta stampata può essere definito ‘figurina’ se:
fa parte di una serie da completare e collezionare;
ha una funzione didattica, pubblicitaria o ricreativa;
ha una dimensione ridotta, con un eventuale bordo e numero in evidenza (altrimenti, d’obbligo deve apparire sul retro).
Le incisioni rupestri possono essere considerate come antenate delle figurine. Una serie importante risale ai tempi di Luigi XIV°, dove le cartoline, raffiguranti i suoi predecessori dovevano aiutare il re francese con la storia della sua nazione e la geografia. Successivamente, nel 1800, sempre in Francia, venivano utilizzate come ‘omaggio’ ai clienti della catena Bon Marché: se si effettuavano acquisti in una determinata giornata, si riceveva una cartolina di una serie da completare, tornando al punto vendita nel giorno stabilito. Invece, nella Germania del 1930, nei pacchetti delle sigarette, si trovavano foglietti con lo scopo di propagare l’ideologia nazista. Per quanto riguarda la pubblicità, i proprietari di Milka e del dado da brodo, introducevano nelle confezioni serie enciclopediche, ritraenti animali e piante da tutto il mondo.
Nel 1992 Giuseppe Panini apre il Museo della Figurina a Modena, dove però sono esposte anche cartoline fustellate, calendari da barbiere, scatole di fiammiferi, menù e francobolli. Lo scopo è quello di mostrare ai visitatori l’evoluzione degli oggetti d’uso quotidiano e sottolineare il loro prestigio. Questa passione da collezionista nasce dopo il lutto del padre: essendo il fratello più grande, deve trovare un modo per sostenere economicamente l’intera famiglia. Quindi, il signor Panini fonda un’azienda artigianale, dove il fratello minore, essendo meccanico, sviluppa una macchina per imbustare automaticamente le figurine. Queste, in precedenza, venivano colorate a mano, come avveniva per il confezionamento, effettuato dai concittadini della famiglia, in cambio di alcune in regalo. Il primo album dei calciatori esce nel 1961, ma il vero exploit ci fu nel 1970, con l’edizione dedicata al mondiale del Messico. In questa occasione, Panini instaura una relazione davvero unica con i propri clienti: da tutto il mondo arrivano lettere, richiedenti le figurine mancanti. Infine, nel 1980 l’album dei cartoni animati.
Nel 1984 la grande collaborazione tra l’uomo delle figurine e Elio Fiorucci, lo stilista che oltrepassa ogni regola della moda, e non solo. Rivoluzione: capi di jeans o plastica e un album, o meglio un raccoglitore. Nell’opera di Panini, si trovavano numerosi adesivi da attaccare ovunque, con i simboli di questa tendenza innovativa: donne scoperte, gnomi, angeli, fumetti, personaggi Disney, immagini legate all’amore e all’infanzia. Quindi, in questa occasione l’album recupera la sua funzione pubblicitaria e racconta le fasi del successo di Fiorucci.
In esposizione a Modena ci sono figurine risalenti a questa edizione, suddivise in varie sezioni.
FIORUCCI STORY: la fama di Elio è legata ad un vero e proprio ‘fenomeno’, che vuole portare un po’ di Londra in Italia e trova corrispondenza nella corrente artistica della Pop Art. Inoltre, il successo sta nell’essere una moda ‘cheap chic’: i giovani si rispecchiano nei suoi messaggi di libertà e ribellione. Quindi, non solo moda, ma un vero e proprio stile di vita in contrasto con il sistema.
ELECTRON: dal 1977 al 1981 la direzione artistica è affidata a creativi, occupati nel captare i mutamenti delle mode, unendo musica, arte, cinema e grafica. In questo modo, si vede l’attitudine da ribelle di Fiorucci, il quale continua a definirsi un commerciante, o meglio un osservatore, piuttosto che uno stilista.
FIORUCCI STORES: fino al 1962 Elio lavora nel negozio di pantofole dei genitori, ma nel ’67 apre il suo primo negozio a Milano. Anche questo edificio era fuori dagli schemi: vetrate, casse da discoteca, musica alta, dischi vintage sui muri e profumo. Per quanto riguarda il secondo punto vendita, Elio decide di esagerare: un giardino e un ristorante aperto fino alle 2 di notte, che vende hamburger a chi ritorna dalle serate in discoteca.
ROMANCE: i capi di Fiorucci non sono solo semplici vestiti, ma delle vere e proprie emozioni da indossare. Questa è la forza comunicativa dei suoi pezzi: il suo ottimismo viene espresso con grafiche appariscenti e colori sgargianti, proprio per colpire e sperare nel cambiamento.
SWIM: Fiorucci aveva a cuore il ruolo della donna nella società. Per questo, le principali protagoniste delle sue figurine, sono proprio loro: sono le prime illustrazioni di donne in bikini, con vestiti da ballo e truccate. La donna indossa anche pizzi, manette di peluche e sottovesti, ma senza mai diventare volgare.
PIN UP: gli anni ’50 sono fonte d’ispirazione per Fiorucci, per la rivoluzione più eclatante, rappresentata dai jeans. Questo, nel 1982 diventa addirittura ‘stretching’, mescolando il denim con la lycra, per mettere in evidenza i glutei.
DANCE: Fiorucci non aderisce al punk, ma ne condivide le idee di sregolatezza. Il legame con la musica raggiunge l’apice con l’inaugurazione dello ‘Studio 54’ a New York. Nel negozio newyorkese di Fiorucci, in occasione del 15° compleanno del marchio, si esibirà addirittura Madonna.
FIORUCCI STICKERS: l’impresa portata avanti da Panini insieme a Fiorucci viene annunciata con un comunicato, intitolato “Fiorucci anche in edicola”. La collezione vende 105 milioni di figurine, che riproducevano i poster pubblicitari del brand. Gli stickers diventano dei veri e propri simboli di riconoscenza, attaccati anche sui motorini.
Panini e la sua passione per le figurine, Fiorucci e la sua creatività diventano dei veri e propri rappresentanti di un’epoca. Un album di figurine diventa lo specchio di un’intera società, che prova ad imitare quelle straniere, sperando nella rivoluzione e nell’innovazione nella propria patria.
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