Si narra che alla Mostra del Cinema di Venezia, dove ha conquistato il Leone d’oro, al termine dell’attesissimo film Joker ci sia stata una standing ovation durata ben 8 minuti e, ovviamente, oltre che del regista Todd Philipps (tra i suoi film, la saga di “Una notte da leoni”) e della produzione il merito è dell’attore che ha interpretato il ruolo del protagonista: Joaquin Phoenix.
Il film mostra il passato del pagliaccio più cattivo preferito dal mondo del cinema, la storia dell’uomo disadattato che diventerà il nemico numero uno di Batman, il supereroe che nel film non comparirà (forse). Si parlerà, invece, delle sue origine e di tutto quello che lo ha portato a diventare il pericoloso criminale che conosciamo o, almeno, crediamo di conoscere. Finalmente, in questa pellicola, ci viene mostrato Arthur Fleck in tutta la sua fragilità, nel percorso che lo porterà alla follia. Perché la violenza e la sofferenza che Joker si lascia dietro, come una scia, ha una radice più profonda, sicuramente non più segreta.
Il Joker di Joaquin è un uomo maltrattato dalla società, ogni sua azione è seguita da una reazione sbagliata ma, in qualche modo, comprensibile. L’estrema magrezza del personaggio, il viso scavato, lo sguardo, tutti i segni della sofferenza, la postura e, infine, la risata studiata ad arte.
Mia madre mi diceva sempre di sorridere e mettere una faccia felice. Mi diceva che ho uno scopo: portare risate e gioia nel mondo …
L’attore dallo sguardo ipnotico che sicuramente conosciamo già come il solitario Theodore di “Her”, l’uomo dalle lettere sentimentali scritte per gli altri e un divorzio alle spalle con Catherine. Attratto da uno spot pubblicitario, deciderà di acquistare un nuovo sistema operativo, “OS 1”, un’intelligenza artificiale in grado di adattarsi alle richieste dell’utente. La voce si chiama Samantha, una donna invisibile ma sensibile e divertente, un sistema operativo come Siri, una voce che interpreta l’incapacità degli esseri umani di stare dentro una relazione autentica, e la necessità di un rapporto liquido.
È bello stare con qualcuno che ama la vita.
Dice Theodore a Samantha, la voce che paradossalmente non ha una vita. Eppure è una frase così sincera da rendere la sceneggiatura quasi “banale”. Il loro continuo parlare, lo scambiarsi opinioni, getta le basi per una relazione sentimentale.
Un lungometraggio poetico dalle scene futuristiche e dai colori caldi, in cui Joaquin gioca tanto con i toni leggeri, diventando un uomo dalle mille fragilità ma sempre pronto a smussare i suoi angoli appuntiti per amore. Unico inquadrato in questa storia d’amore, ha dovuto fare a gara con la voce di Scarlett Johansson.
“Her” è stato uno di quei film nei quali più che offrire risposte vengono poste nuove domande. Più una critica all’involuzione del genere umano che una spiegazione. E, a pensarci bene, anche Arthur/Joker ci forniranno più domande che risposte. Indagare sul suo passato ci farà vedere come un uomo che cerca di diventare se stesso finirà per diventare il simbolo di un mondo che, per rinascere, deve saltare in aria o bruciare.
Joaquin Phoenix nella sua vita è stato un gladiatore, un western, un professore di filosofia, un uomo sensibile ma anche un impresario senza scrupoli, e adesso un pagliaccio senza freni. C’è chi scommette su un sequel eppure, anche se il film non è stato concepito per un seguito, ci sono molte possibilità, infinite strade con personaggi come questi.