“The Queen of dreamy vocals has arrived!” Spotify ha annunciato così, lo scorso 30 agosto, il ritorno di Lana Del Rey.
Sembrava che l’era della cantante newyorkese fosse ormai tramontata, ma questa estate è tornata in tutti i negozi e piattaforme streaming con l’album Norman Fucking Rockwell!, opera che è stata in grado di conquistare anche i più scettici.
Chi è Lana Del Rey
Lana Del Rey (nome d’arte di Elizabeth Woolridge Grant) ha raggiunto il successo internazionale con il remix di Summertime Sadness, realizzato dal DJ Cedric Gervais e contenuto nell’album Born To Die – The Paradise Edition (2012). Da quel momento in poi la Del Rey ha conquistato il pubblico con la sua voce malinconica, dolce e sensuale. In poco tempo tutti hanno iniziato a parlare della cantante con la coroncina di fiori che sembrava provenire direttamente dal Festival di Woodstock. Un’artista così originale ma anche vintage è stata una boccata d’aria fresca in un momento di staticità dell’industria pop e, con il video di National Anthem (in cui si presenta con un iconico eyeliner pesante, capelli cotonati e tailleur di alta moda), è diventata la first lady del panorama musicale.
Il sogno americano
Scrollarsi di dosso l’immagine che lei stessa si era creata non sarebbe stato facile per nessuno, ma con Norman Fucking Rockwell! sembra che la cantautrice sia riuscita a convincere tutti di aver abbandonato quella vita fatta di eccessi, spensieratezza e avventura. Il nuovo progetto musicale della cantante mostra un allontanamento dall’America idilliaca degli anni Sessanta, fortemente e forse erroneamente idealizzata. L’album rappresenta un risveglio nell’America del presente, un risveglio fatto di grande maturità e di consapevolezza dell’importanza della propria voce.
Lana Del Rey ha ancora profonda speranza nei confronti della madrepatria. Questo è particolarmente evidente in uno dei singoli pubblicati precedentemente all’album, ma che poi non è stato incluso nel lavoro finale, ovvero Looking for America.
Il ritornello del brano è simbolico. Si apre con una nota di speranza, prosegue con un riferimento alle sparatorie verificatesi in America nell’ultimo periodo e si conclude con il suggestivo paragone tra il bacio che si scambiano la cantante e il suo compagno e i fuochi d’artificio (tradizione del giorno dell’Indipendenza degli Stati Uniti).
I’m still looking for my own version of America
One without the gun, where the flag can freely fly
No bombs in the sky, only fireworks when you and I collide
It’s just a dream I had in mind.
Il nuovo album: Norman Fucking Rockwell!
Per questo ultimo album c’è stata una lunga attesa, intervallata da una sfilza di brillanti singoli, come quello sopracitato, che hanno portato le aspettative alle stelle. E a oggi, fin dal primo ascolto di questo progetto, sembra che Lana queste aspettative le abbia addirittura superate, raccontando con la sua malinconica dolcezza una sorta di “tour nei sogni più sordidi degli americani”, come ha affermato «Rolling Stone».
Anche il titolo è frutto di una scelta studiata: Norman Rockwell è il nome di un famoso pittore degli States – con l’aggiunta dell’aggettivo fucking come provocazione – che si occupava di rappresentare la normale vita borghese degli americani. Per questo motivo l’album si presenta come un lavoro circolare e coeso dal punto di vista tematico, oltre che musicale.
Norman Fucking Rockwell! è introspettivo, romantico, e dotato di quella nota malinconica peculiare che ha reso Lana del Rey famosa in tutto il mondo. È molto diverso dai lavori precedenti – e forse non ancora in grado di superare Ultraviolence – ma ciò che è sicuro è che in questo disco Lana mostra grande maturità, speranza e voglia di migliorarsi. Si assume le responsabilità di alcune rotture, ma è anche in grado di riconoscere di averci provato e di aver accettato la sua unicità.
They mistook my kindness for weakness
I fucked up, I know that, but Jesus
Can’t a girl just do the best she can?
Catch a wave and take in the sweetness
Think about it, the darkness, the deepness
All the things that make me who I am.
I brani
Nonostante questa maggiore sicurezza acquisita, la cantautrice ha mostrato ancora insicurezze e debolezze. È molto interessante lo spunto di riflessione che offrono alcuni brani, come Fuck it I Love You, California, Cinnamon Girl, Happiness is a Butterlfy e Bartender, definite da «Rolling Stone» come:
Ballate che dovrebbero essere suonate come sottofondo di un thriller erotico anni Novanta, o di una cassetta sepolta nell’attico di qualcuno che si è dimenticato di pagare il noleggio a Blockbuster e poi è morto.
Nel singolo Fuck it I Love You, Lana riflette sul fatto che il trasferimento, anche se intrapreso nel tentativo di trovare se stessi, non implica necessariamente un cambiamento, perché ciò di cui c’è realmente bisogno è la volontà, il desiderio di cambiare e soprattutto di migliorarsi. A volte tendiamo a partire per scappare da ciò che siamo, e nel brano viene sottolineato quanto questo sia controproducente. Non è infatti possibile cambiare dal giorno alla notte, dal momento che si tratta di un processo che ha successo solo se coltivato con costanza, pazienza e buona volontà. Insomma, se la voglia di migliorarsi non arriva da noi stessi rimarremo sempre uguali, anche dall’altra parte del mondo.
So I moved to California but it’s just a state of mind it turns that everywhere you go you take yourself, that’s not a lie.
Norman Fucking Rockwell!, in conclusione, è ricco di spunti di riflessione, riferimenti letterari, politici, musicali e in parte filosofici. È un album intimo, da ascoltare principalmente e preferibilmente nei momenti di disorientamento e in compagnia di un buon bicchiere di vino. Lana del Rey mostra i suoi punti di forza e di debolezza, di consapevolezza delle proprie capacità, limiti, paure e potenzialità: la maturità a cui ognuno di noi aspira.