Tutti ascoltiamo musica. C’è chi preferisce il pop, chi il rap e chi il rock. C’è chi ascolta la classica e chi il jazz. Ogni cosa e ogni movimento ha un inizio. Sin dalla preistoria è esista la musica, inizialmente erano suoni a caso ma con il passare dei millenni si è arrivati alla musica odierna, quella che ascoltiamo tutti i giorni nelle nostre cuffie. Ma come siamo arrivati a tutto questo?
Alla ricerca di una musica popular
L’evoluzione verso la musica contemporanea è un percorso avvenuto soprattutto nel corso del Novecento. Man mano si sono persi i canoni della musica classica, di quel genere riservato solo ai benestanti e ai colti. Il Novecento è stato da sempre considerato il secolo del cambiamento, non solo dal punto di vista sociale, ma anche musicale. Si venne infatti a creare quella popular music riservata ad ampi strati sociali, soprattutto a coloro che facevano parte dei ceti bassi. Popular music, infatti, sta a indicare l’insieme delle musiche prodotte su vasta scala che non sono collocabili tra quelle ritenute colte.
Gli anni Dieci e Tin Pan Alley
Con la nascita di questa musica popolare, i compositori modificarono il loro ruolo all’interno del panorama musicale. Le opere, che prima venivano scritte solo su commissione per gente colta e benestante, iniziarono invece a seguire i gusti del pubblico. La prima industria musicale che rispecchiava questi canoni del nuovo millennio fu Tin Pan Alley, che aveva sede a New York. Questo “vicolo dei pentolini di stagno” era in realtà un vero e proprio quartiere dove si stabilirono in gran numero compositori e song plugger: da qui il nome cacofonico a indicare il tipico suono che invadeva i vicoli dalle sale di prova.
Chi faceva parte di Tin Pan Alley era specializzato nella scrittura di canzoni e nella composizione di spartiti. Durante i primi anni del millennio non esistevano ancora i diritti d’autore, e questo causò numerose difficoltà all’industria newyorkese, soprattutto con l’avvento della radio. Le canzoni di Tin Pan Alley stabilivano gli stili musicali dell’epoca: se inizialmente venivano scritte canzoni divertenti e comiche, pian piano si passò ad altri generi, come il ragtime, un genere di musica pianistica che accompagnava alcune tipologie di danze, come il cakewalk.
I primi compositori di Tin Pan Alley: Irving Berlin
Tin Pan Alley, nei primi decenni del Novecento, ha formato numerosi compositori che con gli anni sono diventati parte della storia della musica contemporanea. Uno dei tanti è Irving Berlin (1888 – 1989), il quale fin dall’inizio del secolo compose numerosi brani che cantiamo ancora oggi. Ebbe un grande successo anche come compositore di musical e di canzoni per il cinema. Fu proprio per il film Holiday Inn che compose uno dei suoi brani più celebri: White Christmas. Con questo brano ottenne l’Oscar come migliore canzone nel 1943.
Il fatto più curioso è che il compositore, nonostante la notevole popolarità e i moltissimi anni di carriera, non imparò mai a leggere la musica e per questo era accompagnato da un assistente che trascriveva le sue melodie sugli spartiti.
I’m dreaming of a white Christmas
Just like the ones I used to know
Where the treetops glisten and children listen
To hear sleigh bells in the snow.
Gli anni Venti e il jazz
Gli anni venti, i famosi anni ruggenti, sono stati fondamentali per l’evoluzione di Tin Pan Alley. Si passò infatti dalla produzione di canzonette e di melodrammi a tipologie musicali più articolate, ma pur sempre adatte ai ceti più bassi. In questo decennio si ricercarono nuovi ideali, si cercò una modernità che però non sfociasse nell’esagerazione. Si mantennero sempre dei toni tradizionali.
Questa ricerca di qualcosa di nuovo trovò il suo obiettivo nel jazz, un fenomeno musicale che univa toni occidentali a una matrice africana. Secondo gli storici il jazz nasce in Lousiana, in particolare a New Orleans, come evoluzione delle musiche degli schiavi afroamericani. Proprio per questa sua caratteristica, questo genere venne difficilmente accettato da Tin Pan Alley, dove l’industria musicale continuava a essere in mano ai bianchi. Questo monopolio dei bianchi è dimostrato soprattutto dal fatto che il primo brano jazz pubblicato con fini commerciali (1917) apparteneva alla Original Dixieland Jass Band: un gruppo composto da soli bianchi. È molto strano pensare che a diffondere un genere nato espressamente da radici afroamericane sia stato un gruppo formato da bianchi.
I protagonisti del jazz: Louis Armstrong
Negli anni Venti si venne a creare un flusso migratorio di musicisti verso il Nord America, alla ricerca di maggiori guadagni. Il jazz, suonato principalmente da neri, divenne sempre più popolare, iniziando anche a essere suonato nei locali notturni.
Tra i primi jazzisti a migrare c’era un giovanissimo Louis Armstrong (1901 – 1971), che non ha bisogno di presentazioni. Ancora oggi viene studiato nelle scuole ed è l’idolo di parecchi trombettisti. Non ebbe un’infanzia facile: originario di una famiglia molto povera, ebbe seri problemi familiari. Il padre lo abbandonò quando era piccolo e la madre, per racimolare qualche soldo, si prostituiva. Fu espulso da scuola quando aveva solo undici anni e successivamente si unì a dei suoi coetanei, iniziando a cantare per strada. Armstrong trasse ispirazione da questa sua infanzia disastrosa per i progetti futuri, diventando un vero e proprio simbolo del jazz americano. Tutto il resto poi, è storia.
I see trees of green, red roses, too,
I see them bloom, for me and you
And I think to myself
What a wonderful world.
Il primo ventennio del Novecento è stato di notevole importanza per la popular music. Può essere considerato come il ventennio del cambiamento proprio perché si iniziò a dare voce a chi non l’aveva mai avuta. Si iniziò a cantare della vita e della quotidianità, portando al successo alcuni generi che sono passati alla storia.
Questo stato di benessere musicale però, durerà poco. Ma di questo ne parleremo la prossima volta.
Franco Fabbri, Around the Clock. Una breve storia della popular music, UTET, 2016