“Non c’è blu senza giallo e senza arancione,
e se si aggiunge del blu, bisogna aggiungere anche del giallo e dell’arancione”
Vincent Van Gogh
Ottobre. Trentun giorni. È il decimo mese dell’anno civile ed era l’ottavo nel calendario romano, da cui trae il suo nome. Si inserisce agli albori della stagione autunnale e la attraversa, in un frangente connettivo tra l’estate e l’inverno. Tra l’esplosione dei colori e il loro addio alla vita. È l’allocromatismo che contraddistingue il mese e che si esprime nella variabilità tra giallo, arancione e rosso, i colori che si iniettano nelle foglie dei boschi. Soprattutto l’arancione, come mescolanza alchemica tra giallo e rosso, mostra la sua tinta predominante. Tanto visibile lì, quanto tra i banchi del fruttivendolo, dove si alternano arance Navel, cachi e zucche.
Ma qual è la simbologia di questo colore? L’arancione è portavoce di libertà creativa e sessuale. Esprime armonia, equilibrio e concentrazione, per questo risiede nelle tonache dei monaci buddhisti. Accompagna l’arco giornaliero, dall’alba al tramonto, e palesa così il riferimento simbolico all’inizio e al decadimento. Ma in realtà è più la spinta verso l’azione che lo contraddistingue, l’immancabile ottimismo piegato al fare. Il motivo per cui l’arancione viene utilizzato nella cromoterapia come cura alla depressione, contro la freddezza emotiva, per ristabilire l’appetito per la vita.
Colore puro
Non c’è bisogno di incanalare il colore in una forma per renderlo comunicativo. Ce lo insegna la corrente artistica del Color Field Painting, una delle due ali dell’Espressionismo Astratto americano. Il colore è soprattutto un mezzo, dice il pittore Mark Rothko. Indipendentemente da come lo si presenti allo spettatore, racconta qualcosa. Stuzzica e stimola l’animo umano offrendosi alla contemplazione. La sua potenza risiede in come agisce sull’osservatore. Una relazione che nasce come contatto puramente fisico per poi evolvere in vibrazione psichica, spirituale.
Nel caso dell’arancione, la comunicazione è chiara. È un colore caldo, che si protende idealmente verso lo spettatore, lo abbraccia. Segue un moto centripeto, indirizzato a colpire, senza accecare il suo osservatore. Così le tele di Rothko, con le loro immense dimensioni, protendono verso un abbraccio infinito. L’artista sceglie rettangoli dai labili confini per imprigionare i suoi colori. Il risultato è un pensatoio contemplativo, che vira lo spettatore verso una dimensione ultra materica, trascendentale. Le emozioni che veicola l’opera sono universali perché universale è il dramma, come la tragicità della vita umana.
Il colore assume così la funzione poetica di un messaggio universalizzante. Rothko sceglie di omaggiare spesso l’arancione, accostandolo ad altre tinte cromatiche. Ne racconta la storia, partendo dalle origini con la tela Red, Orange, Orange, Red (1962), in cui due blocchi fluidi giallo aranciati si incontrano lungo linee rosse. Invece, nell’opera The Green Stripe, due rettangoli, uno giallo ocra e uno arancione, convergono lungo una sottile linea verde.
In questo modo, come insegna il maestro dell’Orfismo Robert Delaunay, l’apparente accostamento di due colori contigui sulla ruota dei colori, giallo e arancione, crea un moto frenetico e incalzante. La presenza però del verde, colore complementare agli altri due, soffoca il dinamismo, creando un lieve rallentamento. Il movimento ideale sulla tela, traduce così il moto interiore dell’osservatore, scaturito unicamente dalla potenza del colore.
Frutta di stagione
Ma perché attribuire il colore arancione al mese di ottobre? L’arancione rappresenta anche la buona salute e il piacere culinario.
Partiamo dalla frutta. Nonostante i nomi del mese siano cachi, castagne e uva, non mancano già le prime arance. Si tratta di gustosi ovoidi arancioni della categoria Navel. Agrumi di polpa bionda, che maturano da Ottobre a Dicembre e a Natale scompaiono dalle tavolate. Hanno quindi vita breve, così come le zucche di Halloween, che tingono di arancione la notte stregata.
L’artista tedesca Catrin Welz-Stein sceglie di illustrare in maniera innovativa le arance con l’opera Orange Moon Sky. Il dipinto è frutto della Digital Art, che accedendo al vasto repertorio iconografico di Wikimedia, crea scenari surreali e favolistici; in questo caso un pianeta affettato in spicchi aranciati. Il lavoro della Welz Stein ha così l’intento di donare alla rappresentazione pittorica una componente onirica, mescolando illustrazioni vintage, fotografie vecchie e moderne e immaginario fiabesco.
Immaginario fiabesco che anticipa la magia dell’inverno
Ed è sulla linea della narrazione fiabesca che si muovono le opere del pittore russo contemporaneo Victor Nizovtsev. L’artista è specializzato in composizioni teatrali e fantastiche che oscillano tra frammenti di quotidianità, riferimenti mitologici greci e richiami al folklore russo. Così come politematiche, le sue composizioni artistiche sono anche policromatiche. Anticipano la magia dell’atmosfera invernale, del periodo natalizio, perché è accentuato il loro riferimento all’infanzia, dove tutto è possibile e libero da preconcetti, così com’è forte il decorativismo dorato, citazionista di Gustav Klimt.
Il mondo fiabesco e klimtiano porta con sé le creature mitologiche, tra cui spiccano le sirene. I loro lunghi capelli, ricci e fluenti, si tingono di arancione e il colore perlaceo della pelle sbiadisce di fronte alla dirompenza della tinta agrumata. Così accecante, ma piacevolmente inserita nella cornice acquatica, dove le chiome subacquee avvolgono interamente il corpo delle donne, lasciando nascosto il volto. Ciò che attrae lo spettatore è quindi il contrasto cromatico dell’acqua marina con l’arancione e la preziosità decorativa.
Omaggi citazionisti e storie d’autunno
Così come Nizovstev omaggia il decorativismo aureo e le donne dalle rosse chiome di Klimt, anche Victo Ngai, nome d’arte di Ngai Cheu Ching, sceglie l’arancione per raccontare la storia dell’arte. Le sue gigantografiche carpe arancioni, con cui si destreggia un uomo su una canoa, richiamano I pesci rossi di Henri Matisse, artista a cui si rivolge anche Mark Rothko con il suo Homage to Matisse (1954), rigorosamente in tinte aranciate. Nel caso di Victo Ngai la scelta ittica può accompagnare favorevolmente la nostra narrazione stagionale. In autunno, infatti, divampa la stagione del carpfishing, un periodo di fruttuosa positività per la pesca di questo animale.
Ma nel corso della storia, altri artisti hanno raccontato l’autunno nella sua componente più visibile. Quella legata al paesaggio aranciato, alle foglie che perdono il loro nutrimento e ingialliscono. Così Gustav Klimt dipinge un ambiente boschivo, dove betulle avvolte alla base dal verde del muschio, riposano su un pavimento arancione. Quello di Egon Schiele, in Sole d’Autunno è invece un paesaggio ormai abbandonato alla sua disgregazione. Alberi spogli, poche foglie secche e marroncine, un arancione scuro, speziato, amaro.
L’astrologa Michelle Bernhardt, nel suo libro Colorstrology, attribuisce un colore a ogni mese di nascita. La venuta al mondo di un individuo è quindi legata a una particolare scelta cromatica che dovrebbe donargli equilibrio e serenità interiore. Nel caso di ottobre il colore è viola, ma questo articolo sceglie di attribuirgli l’arancione. Perché si avverte sulla pelle, davanti allo sguardo quotidiano, come colore che sancisce un passaggio cromatico e un passaggio di intenti. L’addio all’estate e il benvenuto graduale all’Inverno.
FONTI:
Jacob Baal Teshuva, ROTHKO, Taschen, 2003