Secondo l’articolo 22 del codice penale italiano, l’ergastolo è la massima pena prevista per un delitto nell’ordinamento giuridico italiano. Ma l’ergastolo si può considerare veramente una pena giusta ed efficiente? Induce seriamente il colpevole a pentirsi e a farlo cambiare e riformare? Oppure l’ergastolo può essere considerato semplicemente una pena per far soffrire il colpevole disumanamente?
Secondo l’articolo 27 della costituzione italiana “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. La pena dell’ergastolo italiana (almeno attualmente) non si può di certo definire una pena rieducativa ed una pena umanitaria.
‘Abbiamo un sogno: l’abolizione dell’ergastolo in Italia. Con l’ergastolo, la vita diventa una malattia, e gli ergastolani non vengono uccisi, peggio, sono lasciati morire. Molte persone pensano che la pena dell’ergastolo non esista, quindi è inutile toglierla. Ma se non esiste, perché c’è? Molti non sanno che con questa terribile condanna si raggiunge il confine dell’inesistenza perché la vita non vale più nulla e viene resa peggiore della morte’.
Con queste parole di denuncia si apre un articolo della testata online de “Il manifesto”, giornale che si schiera contro quella che è attualmente la pena dell’ergastolo. Ma oltre al problema dell’ergastolo, ritenuto poco efficiente e disumano da alcune parti politiche, persiste il problema nella vita nelle stesse carceri italiane, che non si possono di certo definire civili e umanitari. Ciò sia per l’eccessivo sovraffollamento sia appunto per le pessime condizioni in cui vivono i detenuti. Persino la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per la disumanità che persiste nelle carceri, causata soprattutto per il sovraffollamento. Dettagliatamente il nostro Paese ha violato l’articolo 3 della Convenzione europea: l’articolo che vieta la tortura e le pene inumane e degradanti. Migliaia di detenuti hanno presentato ricorso a causa della pessima detenzione in varie carceri italiane. Alcuni detenuti sono addirittura costretti a vivere in tre metri quadrati.
Ma oltre all’abolizione del semplice ergastolo, c’è anche dibattito sulla possibilità dell’abolizione del 41 bis e se sia giusto oppure no. Il movimento politico “Potere al popolo” aveva tra le tante proposte elettorali per le elezioni politiche italiane del 2018 l’abolizione dell’ergastolo e del 41 bis. Secondo la lista di sinistra, l’abolizione del 41 bis sarebbe da attuare proprio per combattere le mafie molto di più di quanto non si faccia attualmente. Il 41 bis, così come l’ergastolo, non aiutano il detenuto a riformarsi e non lo inducono a cambiare.
Carmelo Masumeci, condannato all’ergastolo ostativo nel 1992 per aver fatto parte di un’organizzazione criminale, dichiara a proposito del 41 bis e dell’ergastolo:
‘A mio parere, il regime di tortura del 41 bis e la pena dell’ergastolo sono le peggiori torture che l’uomo abbia potuto escogitare.
E non serve a niente, non migliora certo le persone, anzi alimenta cultura mafiosa dentro e anche ai parenti fuori, che vedono trattati i loro congiunti come bestie. Mi chiedo come mai lo Stato contribuisce a rendere la società molto più insicura, o se volete mafiosa, perché, in nome della sicurezza, non fa nulla per recuperare queste persone.
Credo che lo Stato possa dire di aver già sconfitto militarmente la mafia, ma forse continua a fare di tutto per alimentare la cultura mafiosa, perché il regime di tortura del 41 bis e la “Pena di Morte Viva” o, come chiama Papa Francesco l’ergastolo, la “Pena di Morte Mascherata” portano odio verso lo Stato e le sue istituzioni’.
Insomma questi sono alcuni tra i tanti motivi del perché la pena dell’ergastolo e del 41 bis siano considerati poco efficaci.
Ma per tutti i detenuti l’ergastolo è una pena inefficiente? O magari per alcuni ergastolani le pessime condizioni di vita in carcere possono essere un buon motivo di cambiamento e di pentimento? Magari per qualcuno sì, anche perché è sempre sbagliato generalizzare su questioni così importanti. Sta di fatto però che queste pene attualmente e oggettivamente non garantiscano affatto, per la maggior parte dei casi, una rieducazione al carcerato. Vivere in una cella dal misero spazio e il non poter vedere i propri familiari per tanto tempo non aiutano a far cambiare un detenuto. Alcune persone vedono il carcere come un luogo in cui un detenuto debba soffrire a causa dei reati che ha commesso. Lo vedono come un luogo di vendetta personale, magari al pari della pena di morte.
Lo Stato italiano dovrebbe prendere seriamente in considerazione dei programmi seri di rieducazione per i carcerati. Magari per alcuni detenuti non serviranno a niente. Sta di fatto però che è veramente difficile cambiare in meglio una persona trattandola in modo disumano e facendola vivere in modo misero.