L’illustre critico letterario e saggista Vittorio Spinazzola scrisse:
“L’attività letteraria ha perso la sua funzione di guida assoluta all’espansione della cultura”.
Un fatto è certo: i lettori sono in declino, le biblioteche sono meno frequentate e quei volumi portatori di avventure pressoché sublimi rimangono nelle lignee librerie di vecchie abitazioni a respirare polvere e a supplicare di essere letti ancora un’ultima volta.
Quei buoni vecchi amici che, spesso, intrattenevano appassionati e tenaci lettori nelle lunghe giornate, sono stati sostituiti dai nuovi mezzi di comunicazione di massa, quali computer, televisioni ad alta definizione, smartphone o tablet, cinema e radio. Indubbiamente, si deve riconoscere la velocità, l’interattività, il potenziale mnemonico di questi congegni. Nel mondo moderno, l’individuo ha acquisito, grazie alle nuove tecnologie, una sorprendente e inattesa capacità di lettura e di selezione delle informazioni che, ogni giorno, giungono sotto i nostri occhi.
I nuovi media hanno assunto una funzione divulgativa mettendosi a disposizione di una grande utenza causando, così, un incremento notevole del pubblico e un calo dell’acquisto di quotidiani cartacei locali e nazionali. È inutile negare la rilevanza di queste apparecchiature nella vita quotidiana, ma è altrettanto inutile negare il senso di libertà generato dalla lettura di un libro; la partecipazione a una storia – la fusione di realtà e fantasia, verità e immaginazione – una storia che appassioni e che emozioni al punto da leggere e rileggere la stessa opera più volte scoprendo, costantemente, qualcosa di nuovo.
Il divario tra il pubblico librario e il pubblico dei nuovi mezzi di comunicazione è netto: i primi si identificano all’interno di una cerchia ristretta ma ben qualificata e con competenze facilmente riconoscibili, mentre i secondi si qualificano per maggioranza e tramite un linguaggio standardizzato. A favore di questa tesi è possibile recuperare i dati ISTAT risalenti a giugno 2016 in cui viene stimato che il 42% delle persone superiori a 6 anni (24 milioni circa), nel 2015, ha letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista per motivi non scolastici o professionali. Il 9,1% delle famiglie non ha alcun libro in casa, mentre il 64,4% ne ha al massimo 100. Si ritiene che la popolazione femminile abbia una maggiore confidenza con i libri: il 48,6% delle donne sono lettrici, contro il 35% degli uomini. La fascia di età in cui si legge maggiormente è quella tra 15 e 17 anni. Nel Sud Italia il 28,8% ha letto almeno un libro mentre in Sicilia e in Sardegna i lettori sono il 33,1%, in aumento rispetto al 31,1% dell’anno precedente. I “lettori forti” – coloro che leggono in media un libro al mese – sono il 13,7% mentre il 45,5% si conferma “lettore debole” leggendo non più di tre libri in un anno. I cittadini stranieri residenti in Italia che tra il 2011 e il 2012 dichiarano di aver letto almeno un libro sono il 37,8%. Tra il 2010 e il 2014 la spesa delle famiglie per libri, giornali e periodici si è contratta del 18%.
Oggigiorno, la televisione, il cinema, gli smartphone e tutti i nuovi mezzi di comunicazione hanno preso il sopravvento nella vita quotidiana ma, talvolta, è necessario prendere un momento, benché piccolo, per prendere un po’ d’aria, un po’ di fiato da tutto ciò che ci circonda, magari aprendo un libro. Un libro vecchio, pieno di polvere e con quell’odore dannatamente buono.
Marcel Proust scrisse:
“Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso.”
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