Settembre è il mese degli inizi. Quello in cui si mettono da parte le creme solari e le valigie piene di ricordi, per riprendere una routine da cui, ahimè, si era cercato di scappare per un po’. Wake Me Up When September Ends. Sì, perché forse è meglio ottobre. Quando è tutto già avviato, quando ci si è già abituati alla pioggia d’autunno e al microclima della metro milanese, oltre che all’immancabile rinnovo dei talent e dei quiz televisivi.
Questa è una playlist che accoglie la nuova stagione con la giusta dose di malinconia. Una playlist da gustare con una tazza di tè, magari sul divano, con una coperta e un libro. Tutto sommato, se accompagnato dalla musica giusta, l’autunno non è poi così male.
Buon ascolto.
Risvegli: Green Day, Mumford & Sons, Pinguini Tattici Nucleari
Un mese senza fine. Condividere sul proprio profilo Facebook il link alla canzone dei Green Day, Wake Me Up When September Ends, è quasi d’obbligo in questo periodo. In realtà, la storia del brano è molto più tragica. Venne infatti scritto dal cantante del gruppo, Billie Joe Armstrong, per il padre deceduto nel 1982 a causa di un cancro. Svegliami quando settembre è finito fu la frase che Armstrong disse alla madre il giorno del funerale del padre. Nulla di più drammatico per dare inizio a una playlist.
La vita a fine settembre forse alla fine è come un orso, ti lascia in pace solamente se ti sai fingere morto.
Dopo l’estate, lasciamo che i Pinguini Tattici Nucleari, i Mumford & Sons e la splendida Joan As Police Woman ci accompagnino verso la fine del letargo. Awake My Soul.
Una stagione come metafora di vita: Fabrizio De André e i The Lumineers
Tanto è fresca la primavera e segno di giovinezza, quanto l’autunno è spesso paragonato all’avanzare della vecchiaia. È la stagione in cui si tirano le fila dell’anno in corso, si ripensa al tempo passato. Dolce è in realtà il tempo cantato da De André.
La stagione del tuo amore
Non è più la primavera
Ma nei giorni del tuo autunno
Hai la dolcezza della sera.
Che ora era quando hai compiuto solo 18 anni? Si chiedono i The Lumineers. Tutto in autunno sembra finire così in fretta, come una canzone.
Tempo di cambiamenti: Counting Crows, Blake Mills, Caamp e Bruce Springsteen
Non siamo poi così tragici. Quando ci si guarda indietro, non vuol dire che non ci sia più tempo per guardare avanti. Spesso non mancano le possibilità per cambiare le propria vita. Sanno bene i Counting Crows come la cosa peggiore di una giornata ricca di potenzialità sia proprio lasciarsela scivolare via.
Don’t worry about tomorrow, don’t mind the scars
Just drive fast, fall hard.
Born to Run, Racing in the Street, Drive Fast. Bruce Springsteen è invece l’uomo che corre. Dalla prigione del New Jersey verso quella libertà tanto cantata e tanto agognata. Senza preoccuparsi delle cicatrici, senza pensare né al passato né al futuro: il consiglio è quello di mettersi a correre.
Giorni di pioggia: Guns N’ Roses, Enya e Modena City Ramblers
Tre canzoni da ascoltare nei giorni di pioggia. La voce ammaliante di Enya, quella dei Modena City Ramblers, ricca di parole d’amore per l’umida terra di Irlanda. E quella di Axel Rose che ci ricorda che, tutto sommato, neanche la fredda pioggia di novembre può durare per sempre.
Autunno inquieto: Radiohead, Depeche Mode e Nick Drake
Canzoni enigmatiche quanto i loro autori. Perché l’autunno è così. Ci lascia perplessi, inquieti, malinconici. Sembra di vedere quella luna rosa di cui canta Nick Drake, che secondo la mitologia cinese è portatrice di sciagure. Nemmeno Dave Gahan, che nel celebre video dei Depeche Mode interpreta una sorta di Piccolo Principe con una corona, un mantello e una sdraio, riesce a trovare pace e silenzio nelle sue peregrinazioni. E se l’uomo più potente della terra non può trovare pace, figuriamoci noi. C’è la tempesta.
Amore e fiducia: Daft Punk, Passenger, Velvet Underground, Cat Stevens, John Hyatt
Well Rosie, don’t be scared by the storm outside
We are safe and warm, we are home and dry
And though it rages on, there’s no need to cry
Oh Rosie don’t you worry, my dear.
Di nuovo: dalla tempesta alla calma. Fuori piove, ma la musica spesso ci rassicura, ci dà protezione, come un amore vero. E quando scoppia il mattino lo si può affrontare anche senza paura.
Have a little faith on me.
(Dopo) 500 giorni d’Estate: Vagabond
Nel 2009 il regista Marc Webb debutta al cinema con il lungometraggio 500 Days of Summer, una commedia romantica decisamente anticonvenzionale che vede protagonisti Joseph Gordon-Levitt e Zoey Deschanel. Lui è Tom, un aspirante architetto che si mantiene scrivendo cartoline d’auguri. Lei è Summer, la nuova assistente del capo. Per Tom è colpo di fulmine, ma Summer ha come filosofia di vita quella di non volere un rapporto duraturo. Dopo 500 giorni di illusioni, pianti e litigi, Tom si decide a dare un taglio a una storia d’amore priva di fondamenta.
Qua arriva la canzone dei Wolfmother. Nel momento in cui Tom ha il coraggio, dopo la relazione con Summer finita nel peggiore dei modi, di rimettersi in gioco.
Tom si presenta alla fine del film in uno studio d’architettura, per un colloquio di lavoro. Arriva una ragazza, da cui sembra colpito. Si presenta: si chiama Autumn.
Allora, tra alti e bassi, malinconie e amori iniziati o conclusi, forse l’autunno non è così male, anche se non profuma di brezza marina né di crema solare. C’è sempre tempo per i cambiamenti, sempre tempo per ricominciare.
Articolo e playlist di Marialuisa Miraglia
Copertina di Marialuisa Miraglia