La lingua è certamente uno dei tratti distintivi e caratterizzanti di un popolo. La storia della lingua italiana affonda le sue radici in un passato molto lontano; pur essendo una lingua in evoluzione e in continua trasformazione, si è mantenuta pressoché intatta nel corso dei secoli.
Fin dai tempi più remoti, a partire dalla scuola siciliana, dai poeti siculo-toscani per finire al fiorentino, la lingua italiana è stata a stretto contatto con i dialetti, vere e proprie lingue. Non è un caso – ce lo insegna la storia – che la nostra lingua derivi proprio da un dialetto, seppur nobilitato, come il toscano.
Non bisogna pertanto stupirsi se ancora oggi quasi metà degli italiani alterna nel parlato l’idioma nazionale a quello locale.
L‘Italia è un paese a due facce: l’italiano è la lingua di tutti, ma il dialetto rimane vivo soprattutto nell’uso.
Secondo i dati riportati dall’Accademia della Crusca e in base agli studi del linguista Tullio de Mauro, il 90% degli italiani parla italiano ma il 44,1% alterna abbondantemente l’italiano al dialetto.
A tal proposito, Tullio de Mauro ha parlato di storia linguistica, ovvero la storia di una comunità che può parlare diverse lingue come nel caso dell’Italia, caratterizzata da un forte multilinguismo.
Inoltre, gli studi degli ultimi anni dimostrano come rispetto al passato, la percentuale dei dialettofoni è scesa da oltre il 50% ad appena il 5%, anche se ad essere diminuito è stato l’uso esclusivo del dialetto che ha visto al contrario crescere l’uso alternato tra italiano e dialetto. In una qualsiasi conversazione si passa facilmente dall’italiano al dialetto e viceversa. Si parla in questi casi, riprendendo un prestito linguistico inglese, di switching o code mixing. Si tratta di uno strumento prezioso per chi lo possiede perché in grado di arricchire il parlato migliorandone l’espressività e il colore.
Per moltissimo tempo, infatti, il dialetto era considerato una varietà linguistica dei ceti bassi, simbolo di svantaggio e di emarginazione sociale. Oggi le cose fortunatamente sono cambiate. Conoscere e usare il dialetto è considerato un valore aggiunto, una risorsa comunicativa in più nel proprio bagaglio personale, a disposizione accanto all’italiano e di cui servirsi quando e dove lo si ritiene necessario. Una ricchezza, insomma, e non un impedimento.
Sempre più volte, infatti, si ricorre al dialetto non perché non si conosca l’italiano ma perché alcune parole o concetti acquistano valore soltanto attraverso la patina dialettale. È il caso di frasi proverbiali o di espressioni che con il tempo hanno acquistato valore d’uso e che sono entrati a far parte della lingua italiana. Basti l’esempio del siciliano “babbiare”, cioè scherzare, prendere in giro, termine elevato dalla penna di Andrea Camilleri e accolto come voce nel vocabolario Zingarelli nell’ edizione 2016.
Il multilinguismo è stato uno dei fattori che, nel corso dei decenni, ha favorito l’uso della lingua italiana per facilitare la comprensione e la comunicazione.
Altri fattori sono l’affluenza nelle grandi città, la radio e la televisione ma soprattutto l’alto livello di scolarizzazione degli ultimi 20 anni che ha portato oltre il 75 % dei ragazzi ad arrivare al diploma.
L’uso del dialetto, poi, si diversifica in base a diverse variabili: età, istruzione e sesso. Sono più propensi all’uso del dialetto gli anziani, gli incolti e in gran maggioranza gli uomini. Al contrario, l’uso della lingua italiana è prediletto per lo più dai giovani, dai colti e dalle donne.
Se si tiene conto della variabile diatopica, occorre tener conto dell’esistenza di forti diversità da regione a regione. In linea generale, il Nord Ovest e il Centro Italia conosce un impiego del dialetto molto basso. Di contro, il Nord Est, il Sud Italia e le Isole conoscono un impiego del dialetto molto più diffuso.
Solitamente il dialetto è più parlato in famiglia e tra gli amici; nelle situazioni formali e pubbliche si registra ampiamente l’uso dell’idioma nazionale.
Rispetto a molti anni fa, l’atteggiamento nei confronti del dialetto è molto cambiato. E oggi la convivenza dei numerosi dialetti con l’italiano non stupisce affatto, specie da quando il dialetto è presente nella vita quotidiana di ognuno: dalla musica alla pubblicità, dalle insegne commerciali ai fumetti e soprattutto ampio spazio ha acquistato sul web.
La comunicazione mediante il web ha dato un forte impulso al dialetto, soprattutto per il suo valore d’uso e scritturale.
Chi predicava la morte del dialetto deve ricredersi. L’uso e l’impiego del dialetto continua a diminuire, certo, ma nuovi impulsi arrivano dalla tecnologia e dai nuovi mezzi di comunicazione.