Gli abiti che indossiamo sono uno dei principali mezzi attraverso cui possiamo presentare noi stessi ed esprimere ciò che siamo. Trasmettere qualcosa di noi. Ci permettono di comunicare prima ancora di aprire bocca. A volte accade qualcosa di ancora più definitivo, se così si può definire: un determinato capo di abbigliamento diventa così intrinseco alla figura che lo indossa da venire inevitabilmente collegato ad essa. Ne diventa il simbolo. Non per pochi intenditori, ma per l’intera società. Per esempio, basta pensare ad un bastone da passeggio e una bombetta che nella nostra mente viene istantaneamente proiettata l’immagine del famoso Charlie Chaplin.
Questi sono i casi in cui lo styling è così importante per un personaggio da crearne l’immagine. Ed è qui che il ruolo del costumista diventa significativo, e si potrebbe dire fondamentale, per fissare il personaggio nell’immaginario comune. Abbiamo avuto molti esempi nel corso dei decenni passati e sicuramente ancora ne avremo in futuro.
Negli anni ‘50 Marilyn Monroe fa sognare nel suo abito da cocktail bianco, sulle grate della metropolitana in Quando la moglie è in vacanza (Billy Wilder, 1955). Il genio dietro a questo outfit è William Travilla, che ha avuto modo di lavorare con la Monroe in diversi film nel corso della carriera dell’attrice. Il subway dress, questo l’appellativo che il vestito si è guadagnato vista l’iconicità della scena che lo vede protagonista, era entrato a far parte della vasta collezione di costumi dell’attrice Debbie Reynolds, ed è stato recentemente venduto all’asta per l’incrediblile cifra di 4.6 millioni di dollari (più di 5.6 con la commissione).
Gli anni ‘60 vedono da un lato il look estivo e sbarazzino di Brigitte Bardot e dall’altro l’eleganza senza tempo di Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany (Blake Edwards, 1961). La prima detta una moda estiva che è stata ripresa anche al giorno d’oggi: il cosiddetto top alla Bardot lascia le spalle scoperte dando un’allure sexy all’abbigliamento ed è un esempio perfetto del French Riviera style impersonato dall’attrice. Nel 1961 la Hepburn nella scena di apertura di uno dei suoi film più famosi consacra invece il tubino nero come simbolo di eleganza; quello da lei indossato era di Hubert de Givenchy (amico dell’attrice), accessoriato da file di perle, lunghi guanti e naturalmente caffè e croissant. Il tubino è un capo d’abbigliamento introdotto per la prima volta negli anni ‘20 da Coco Chanel, ma è stato negli anni ‘60 con Givenchy che ha riscosso il successo di cui gode tutt’ora, tanto che un sondaggio del 2007 del Daily Mail l’ha eletto a capo immancabile nel guardaroba di ogni donna.
Per concludere, è doveroso citare un capo di lingerie che è diventato icona pop grazie alla migliore madrina che si possa immaginare: Madonna ha fatto del cone bra il suo controverso simbolo d’immagine. È nell’aprile del 1990 in Giappone, durante il suo Blonde Ambition Tour, che la popstar si presenta sul palco indossando un corsetto rosa con reggiseno a cono creato dal francese Jean Paul Gaultier (che aveva introdotto il modello a cono sulle passerelle nell’ ‘82).
L’outfit indossato dalla cantante presenta riferimenti ai bullet bras degli anni ‘50 e alla tendenza dello street style degli anni ‘80 che vuole l’underwear utilizzato come outerwear (questa si è ripresentata nelle recenti stagioni che hanno visto un sempre più diffuso utilizzo di vestiti assomiglianti a leggere sottovesti di seta e di completi simil-pigiama). La popstar riprende il cone bra successivamente nel suo MDNA Tour del 2012 e in molte occasioni negli anni viene fatto un tributo allo stile della cantante citando questo simbolico dettaglio.
Il reggiseno a cono è ormai un simbolo, tanto da essere stato esposto nel 2013 a Manchester (Inghilterra) nell’ Hard Rock Café’s Hard Rock Couture Exhibition.
Ci sarebbero molti altri esempi da citare a sostegno dell’importanza dello styling nella creazione dell’immagine, e questo vale per personaggi famosi, ma anche nella vita di tutti i giorni. L’outifit simbolo di ognuno è ciò in cui ci si sente più a proprio agio, la propria uniforme, oppure quello che, indossandolo, ci fa sentire come se fossimo in grado di fare l’impossibile e conquistare il mondo. Gli abiti hanno un potere ed un significato che va molto al di là del semplice coprire il corpo, bisogna solo sapere utilizzarli al meglio delle loro potenzialità.