Chiunque al giorno d’oggi sa che cos’è uno stilista, ma non tutti sanno che questa professione è nata di recente e trova le sue origini nelle figure del sarto e del couturier. La storia della moda tende a indicare come primo vero couturier l’inglese Charles Worth, il quale apportò numerose innovazioni nel mondo della moda – fu lui a rivoluzionare il rapporto tra sarto e cliente, poiché infatti questi non lavorava più su commissione ma imponeva egli stesso le nuove tendenze. Tuttavia è un’altra la figura antesignana dello “stilismo”: Rose Bertin, sarta di Maria Antonietta e stilista ante litteram.
Personalità esuberante che seppe crearsi un suo spazio illustre all’interno della corte di Francia, Rose in breve diventò amica intima della regina stessa. La relazione che legava le due donne era al contempo personale e professionale e la Bertin seppe esercitare così tanta influenza a Versailles, da essere soprannominata ‘ministro della moda’.
Proveniente da un’umile famiglia di commercianti, Rose iniziò la sua carriera come modista per una casualità: una zingara le predisse il futuro dicendole che presto tutti a corte avrebbero indossato i suoi abiti. Da questa confessione, la ragazza intraprese la sua formazione presso il negozio di abbigliamento Trait Galant a Parigi, finché non iniziò ad avere contatti con l’aristocrazia.
Ciò che caratterizzava le sue creazioni era il cosiddetto panier che letteralmente significa ‘impalcatura’. Questa composizione di rigide stecche era atta a conferire una smisurata ampiezza e solidità all’abito. Dalla corte di Versailles presto questa moda si diffuse nel resto d’Europa, consacrando Parigi a vera capitale della moda in grado di dettare nuove e innovative regole di stile. Questi abiti lussuriosi, accompagnati e completati dalle tipiche acconciature elaborate, avevano il duplice scopo di occupare spazio fisico e metaforico: la presenza delle donne, con questi ampi vestiti, diventava più ingombrante e significativa conferendo loro una certa visibilità a corte. Le donne grazie ad essi acquistavano infatti una maggiore evidenza agli occhi degli uomini in un periodo in cui venivano ancora considerate inferiori e passavano spesso in secondo piano. E’ importante rimarcare quindi il significato sociale e politico che una semplice gonna aveva, ed è interessante inoltre vedere come le donne abbiano saputo imporre la propria presenza sfruttando appieno uno dei pochi campi in cui erano padrone: trucco e parrucco. A loro era destinato l’ambiente domestico e le attività più frivole, ma sono stati proprio questi gli strumenti di cui si sono servite per cercare di affermare la propria esistenza e rivendicare la loro importanza, non senza difficoltà. Infatti per quanto la gonna potesse essere sostenuta dal panie, comunque risultava scomoda e alle volte dolorosa. Se si considera che le donne dovevano ricorrere a un tale stratagemma per farsi notare in campo sociale (con le relative sofferenze che derivavano da questo accessorio modaiolo), si può capire quanto ancora si fosse lontani da una vera uguaglianza sociale.