Terminare una relazione amorosa è un atto estremamente difficile e doloroso, soprattutto nel momento in cui con una persona abbiamo condiviso emozioni e sentimenti intensi e sinceri, quando lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare da zero sembra impossibile.
Due persone, le cui strade scorrevano parallele fino al giorno precedente, decidono di separarsi. Imboccheranno sentieri diversi e progressivamente riusciranno a superare il trauma della rottura; con molta probabilità non si rivedranno né frequenteranno mai più. O almeno questo succedeva fino a qualche tempo fa, fino a che la tecnologia e i social media hanno cambiato moltissimi aspetti della nostra quotidianità, compreso il modo di intendere e gestire le relazioni, anche quelle sentimentali. L’importanza e il nuovo significato che hanno assunto determinati gesti – come un like o un commento a un post, piuttosto che una reazione a una storia su Instagram – hanno fatto sì che i rapporti interpersonali siano diventati ambigui, dai confini sempre più confusi. Quante volte ci è capitato di non saper interpretare uno dei gesti appena citati? Ogni azione ha assunto un’accezione che va oltre alla semplice azione.
Ma che influenza ha avuto tutto questo nelle relazioni sentimentali? Anche nel momento in cui dovessimo trovare il coraggio di disfarci dei ricordi del nostro/a ex, gettando oggetti e fotografie o cancellando il numero di telefono, anche se dovessimo smettere di frequentare le stesse compagnie, nonostante tutto la vita di quella persona continuerebbe a fare capolino sotto i nostri occhi a causa dei social network.
Cancellare l’ex da Facebook o da Instagram è un grande sforzo. Significa chiudere qualsiasi possibilità diretta di contatto, anche se non sempre quelle indirette (post o storie di amici in comune, per esempio). Quando decidiamo di eliminare definitivamente una persona dalla nostra vita è molto probabile che anche il/la diretto/a interessato/a faccia lo stesso, e questo comportamento risulta per noi inaccettabile. Questo tipo di dinamica è stata definita da Scott Stanley, ricercatore e professore all’Università di Denver, con il nome di Soft Breakup, ovvero “rottura morbida”, tipica di chi non vuole (o non riesce) a tagliare i rapporti in maniera netta e assoluta.
Stanley e i suoi collaboratori sostengono che, se è vero che il rimanere in contatto può aiutare le persone a uscire da una relazione ormai finita, è anche vero che questa tipologia di rottura non può che portare con sé conseguenze negative: come l’instaurarsi di quella dinamica dannosa che è il “tira e molla”: per esempio tornare insieme e lasciarsi ciclicamente. L’incapacità di andare oltre, il concentrarsi troppo sulla vita dell’ex partner impedisce di mettersi alla ricerca di uno nuovo. Inoltre, nel caso trovassimo un nuovo/a compagno/a di vita, questa attenzione verso l’ex potrebbe scatenare la sua gelosia: la possibilità che possa risorgere quel sentimento di complicità che prima ci legava al nostro fidanzato/a preoccuperebbe anche chi si fida ciecamente di noi.
Il consiglio di Scott Stanley per coloro che si trovano in questa situazione è quello di domandarsi costantemente quali siano per noi le caratteristiche imprescindibili in un partner, quali siano le caratteristiche che non possiamo accettare in una persona e, di conseguenza, anche le motivazioni per cui la nostra relazione precedente è terminata.
In un mondo digitale dominato dall’ambiguità l’importante è quindi essere chiari con se stessi, creando una sorta di Hard Breakup con il nostro passato. Queste domande potrebbero aiutarci a vedere la realtà in maniera più razionale e a evitare di cascare in tutte quelle brutte dinamiche derivanti da un Soft Breakup.