L’anima oscura della disperazione: “Un’infanzia” di Susanna Tamaro

Un’infanzia (Vanda.e.Publishing, 2013) è un’opera di Susanna Tamaro – classe 1957, triestina, fra le sue opere si annoverano Va’ dove ti porta il cuore (1994), Anima mundi (1997), Verso casa (1999), Per sempre (2011), Illimitz (2014) e La tigre e l’acrobata (2016) –, resa adattamento teatrale da Adriano Evangelisti – classe 1967, attore romano che vanta la collaborazione con registi del calibro di Roberto Guicciardin, Gianfranco De Bosio e Vincenzo Salemme, e con personaggi dello showbiz come Nanzo Gazzolo, Rossella Falk, Barbara D’Urso e Sandra Milo, recitando in numerose fiction come Vivere, Camici Bianchi, Sottocasa, La Squadra e Diario di famiglia.

Un’infanzia si basa sul volume di racconti Per voce sola (1991) della stessa Tamaro, e si configura come un vero e proprio thriller psicologico.

Il protagonista è sul palcoscenico, dando le spalle al pubblico, circondato dagli oggetti della sua infanzia, o meglio di quella che avrebbe voluto fosse stata la sua infanzia: un orso di peluche, delle automobili, un tappeto con numeri e lettere, un banco di scuola. È questo il suo mondo, è questa la sua scenografia essenziale. E così parla, in una sorta di monologo interiore, rivolto a sé stesso, alla sua alterità, pur non essendosi mai (ri)conosciuto veramente. Lui, senza nome, il che è quasi un paradosso dato che per tutta l’opera evidenzia, come un mantra, la sua eterna fissazione di dare un nome alle cose, di stabilire un ordine nel mondo che lo circonda, quando non è mai riuscito a stabilirlo in sé stesso.

Chiuso nel suo pigiama bianco, il protagonista inizia a raccontare della sua infanzia: usa toni dissonanti, macchiati da un continuo contrasto che rappresenta la scissione della sua anima tra il disperato desiderio di essere accettato e amato, nonostante la consapevolezza di essere stato un figlio indesiderato e la rabbia scaturita dalla frustrazione di doversi scontrare con una madre anaffettiva ed egoista e un patrigno autoritario, freddo e violento.

Sin da subito mostra una spiccata intelligenza che confluisce nella passione per la scienza e la natura, che lo porta ad originare fantasie di grandezza che però non vengono accolte e recepite dalla madre e dalle insegnanti, con cui stabilisce un legame disfunzionale non autentico e riuscito, la cui manifestazione più eclatante consiste nel tenere lo sguardo fisso a terra non guardando le altre persone negli occhi.

La curiosità, quasi morbosa, verso le diverse forme dei minerali e degli uccelli risulta essere antitetica rispetto al crescente disprezzo verso gli esseri umani che lui considera una doppia proiezione, sia di ciò che gli è stato negato sia paradossalmente di ciò che ha vissuto. Un odio che paragona efficacemente alla terra: «sotto la crosta la terra ha un cuore di fuoco molle, sta tutto là sotto, chiuso. Compresso. Ma se qualcosa si rompe, il cuore molle viene su, e sale, sale fin dentro i rubinetti ed esce al posto dell’acqua e uccide tutti». La repressione, protratta troppo a lungo, delle passioni desiderate e costrette ad essere taciute irrompe nella maniera più imprevedibile, condannandolo a dipingersi come responsabile mai pentito di atti di efferata crudeltà e atrocità, prima verso il suo patrigno e poi verso dei bambini che nessuno andava a prendere e che quindi rievocavano il suo vissuto.

Un percorso interiore nella psiche straziata di un uomo che non ha mai conosciuto sentimenti veri e che quindi non è in grado di provarli a sua volta, una narrazione accompagnata da effetti sonori e visivi molto eloquenti e precisi, che si manifestano nella mente del lettore grazie alla minuziosa descrizione presente nel testo, volta a far immaginare la scena come se si fosse davvero a teatro.

Un ritratto tristemente attuale che trova riscontro nelle personalità dei protagonisti dei fatti di cronaca nera che hanno macchiato e macchiano ancora oggi le pagine dei nostri giornali.

Un’infanzia è un monologo che racconta una storia e che non chiede perdono, giustificazioni e forse nemmeno empatia. Però serve a dare uno sguardo alla complessità e alla diversità delle sfaccettature più intime di ogni persona.


FONTE: “Un’infanzia”, Susanna Tamaro, Vanda.e.Publishing 2013

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