Una vacanza in Sardegna presuppone l’idea di doversi recare su di un’isola e, tenendo conto di un percorso itinerante e non stanziale, il traghetto e l’auto sono la soluzione ideale. La tratta Livorno Olbia infatti regala già una giornata di aspettative per chi immagina una vacanza senza programma e mete definite, se non la sola data di ritorno, in un viaggio come si definisce “dell’andare alla ventura”.
Uscire dal ventre del traghetto nel frastuono dei motori e tra i rimbombi del febbrile sferragliare dello sbarco è il segnale netto di un inizio, di un arrivo che è già una ripartenza. Oltre Olbia città si va diretti verso la campagna collinare e il quieto silenzio dell’imbrunire estivo in cui è immerso il primo agriturismo che ci accoglie. Cordialità e disponibilità sono le caratteristiche d’impatto che ci offrono questi isolani, che vivono accanto alle casette nel verde riservate agli ospiti. La gestione familiare della Domo Minnannu Miriu e delle sue confortevoli camere comprende anche una colazione rustica coi primi sapori genuini dei prodotti locali e casalinghi preparati dalla gentile padrona di casa.
Ma già dalla mattina si fa strada il bisogno di mare e di spiaggia e le guide iniziano a suggerire scenari e itinerari possibili per un iniziale battesimo in mare sardo. Verso la costa del nord-ovest, la Riviera del Corallo, nella baia di Porto Conte e Capo Caccia, oltre le spiagge note del Lazzaretto e di Mugoni, la scelta cade su quella meno frequentata di Porto Ferro. Eccoli i colori unici e introvabili altrove del mare di Sardegna che prendono il respiro! Dal promontorio, questa piccola insenatura si offre cristallina nei suoi toni di smeraldo e azzurro cobalto, nel contrasto con il bianco accecante della spiaggia di sabbia disposta ad anfiteatro sulla baia. La brezza insistente dello scirocco aiuta a contrastare il sole cocente del pomeriggio e l’attesa del tramonto che arriva, in modo spettacolare, a tingere di rosso il cielo e che si può ammirare dolcemente immersi fino a tarda ora nell’acqua limpida e silenziosa della sera.
Trovare dove dormire è un facile incrocio di scelte tra internet e intuito del viaggiatore che si affida a segnali non ben definiti e spesso con un necessario pizzico di fortuna. L’entroterra offre tuttavia sorprese inaspettate di oasi isolate nella campagna adatte ad un turismo non convenzionale come quella dell’agriturismo Corallo a Santa Maria La Palma. A pochi chilometri di distanza la città di Alghero si presenta col suo fascino di rocca fortificata, con le sue eredità catalane (il suo nome spagnolo era Barceloneta) impresse nelle viette del centro storico e della passeggiata fronte mare. La cena alla trattoria Il Pavone, a base di piatti di pesce e specialità locali rielaborate in modo creativo, può rendere ai sensi un ulteriore piacere gratificante alla fine di una intensa giornata di emozioni.
Non si può lasciare questo tratto di costa senza una visita alle Grotte di Nettuno sulla punta di Capo Caccia, proprio vicino al faro. Per raggiungere l’entrata della grotta si percorrono oltre seicento scalini tra le falesie a picco sul mare abitate dai gabbiani riconoscibili dall’eco amplificato del loro grido. È uno spettacolo mozzafiato che non fa pensare alla fatica della successiva risalita, la quale sarebbe comunque meritata solo per godere di questo panorama unico. Le grotte, che hanno anche un piccolo laghetto al loro interno, sono una fonte di suggestioni e, anche se non sono molto vaste, sono di una bellezza inaspettata. Sostare e riflettere tra queste guglie e i riflessi dell’acqua che lanciano le ombre fluide dei visitatori sulle pareti suggerisce una meditazione filosofica che richiama la caverna di Platone e il suo mito delle apparenze.
Poco più a nord si raggiunge una delle più belle spiagge della Sardegna: quella di Stintino con la sua incredibile Pelosa. Nonostante il turismo selvaggio e l’affollamento, le acque di questo spettacolare tratto di mare sembra che non risentano del viavai ininterrotto che le movimenta, rimanendo quasi perfettamente limpide e coi colori turchini. Dalla spiaggia, poi, si può raggiungere l’isoletta con la torre saracena da cui in lontananza si scorge l’isola dell’Asinara col vecchio carcere abbandonato. Inaspettato è l’incontro con un vecchio pescatore di Stintino che estrae dai suoi ricordi di ragazzo quanto questo posto fosse immacolato e proibito ai visitatori dagli anni Settanta, quando l’Asinara era un carcere di massima sicurezza. I suoi racconti fanno immaginare una vita povera e di stenti che conducevano qui prima che venissero costruiti i resort e le ville nei dintorni, sconvolgendone il paesaggio vergine.
Di nuovo il dito puntato alla cartina verso sud ad Oristano, il suo golfo e la penisola del Sinis. In questa zona le cose da vedere sono numerose ma l’attrazione maggiore è riuscire a vedere i fenicotteri rosa negli stagni di Cabras e Sale Porcus. Nelle stagioni delle migrazioni e durante l’estate è infatti possibile osservare i fenicotteri e le loro eleganti figure in questi luoghi solitari. Nelle vicinanze, un’altra esperienza particolare è anche quella di inoltrarsi nell’oasi di Seu, attraverso i sentieri sabbiosi che svelano un paradiso incontaminato di silenzio e di profumi della flora lacustre mediterranea. Se si prosegue fino a Capo S. Marco vi sono le rovine della città fenicia di Tharros e una delle chiese più antiche della Sardegna. Si tratta della chiesa paleocristiana di S. Salvatore, ancora ben conservata, risalente al sesto secolo ma eretta su strutture preesistenti nuragiche.
Dopo tanto girovagare sono d’obbligo un po’ di relax e un bagno in mare nella magnifica spiaggia di Is Arutas, chiamata anche la “spiaggia dei chicchi di riso”. La particolarità di questa spiaggia consiste nell’essere composta da sabbia di quarzo, microsfere bianchissime su cui si adagiano i corpi, e che non rimangono incollate alla pelle come la sabbia. È qui, distesi al sole e col soffio gagliardo del maestrale, che sovviene la consapevolezza di far parte di questo meraviglioso microcosmo naturale; il pensiero di sentirsi parte del tutto e di pensarlo nella certezza indubitabile, che fu di Cartesio, che l’uomo ha di se stesso come essere pensante ed espresso nel suo “Cogito ergo sum”.
Un nuovo mattino di viaggio per un giorno che si preannuncia avventuroso verso uno dei tratti più selvaggi e incontaminati del litorale sardo: la Costa Verde. È un tratto di costa quasi desertico anche per la presenza di dune di sabbia e di suggestivi percorsi per arrivare alle spiagge più belle, quelle della Torre dei Corsari e delle Piscinas. Per raggiungerle occorre attraversare le montagne dell’interno, i boschi e la macchia mediterranea, guadare dei ruscelli e percorrere strade sterrate e polverose. È un piccolo tour che regala panorami insoliti ed emozionanti dove, nella boscaglia compaiono anche archeologie industriali di miniere dismesse e villaggi abbandonati.
La piccola baia di Porto Palma nei pressi di Arbus ci accoglie coi colori esasperati di un tramonto avanzato, e il Bed & Breakfast “Le Mimose” diventa una finestra sul palcoscenico di questo seducente spettacolo a sorpresa. Dalla terrazza, con una vista impagabile sulla baia, si sentono solo le cicale e i passi felpati dei gatti nel giardino sottostante che, nella penombra, appaiono, scompaiono e si rincorrono.
Ripartire sempre verso sud, nel tratto montuoso che attraversa l’Iglesiente, territorio protagonista dell’epopea mineraria sarda, impone una sosta nel capoluogo, Iglesias, anche solo per una veloce visita al centro storico e per sedersi ai tavolini del vecchio caffè centrale per un dissetante “Mirto spritz”. Bisogna poi andare sulla vicina costa fino a Nebida per guardare il Pan di Zucchero, un affascinante scoglio di roccia calcarea che sorge imponente dal mare. Dalla spiaggia di Porto Flavia e dalla pineta circostante si possono ammirare le sue bianche falesie che si innalzano per oltre 130 metri come un gigante marino che domina la costa. Per la sua bellezza come monumento naturale, insieme ai faraglioni di Masaua che gli stanno di fronte ed al parco geominerario di Porto Flavia, tutta la zona è riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità.
Verso la parte estrema della costa occidentale attraversiamo la lingua sottile di terra che separa l’isola di S. Antioco dalla costa. Nella campagna vicino al paesino di Calasetta, nell’agriturismo Tupei, che è anche azienda agricola biologica, si ha l’impressione di essere capitati in una fattoria: galline, capre, conigli, cavalli, un cane affettuoso e l’immancabile colonia di gatti. Posizionato sopra una collinetta offre la vista sul mare poco lontano e una cena a base di prodotti a km zero dai sapori piuttosto decisi. Per l’occasione una rassegna di specialità sarde: pane carasau cotto nel forno di casa, una ricotta di giornata e assaggi di formaggi sardi, prosciutto affumicato e salame piccante, malloreddus di grano biologico coltivato in loco, ravioli culurgiones con le erbe, il mitico porceddu con la salsa al mirto, le seadas dolci fritte con ricotta e miele, i biscotti alle mandorle sarde e un liquore al mirto alla fine.
Citare Epicuro in questa circostanza sembra dare perfezione e giustificazione al momento magico in cui il piacere prende il sopravvento su qualsiasi freno inibitorio:
Principio e radice di ogni bene è il piacere del ventre: e anche ogni cosa saggia e squisita ad esso fa riferimento.
(Dimenticandoci per un attimo che Epicuro aggiunse anche che il segreto del piacere è la moderazione…).
Antioco merita qualche giorno di relativa pace e relax. Proponiamo un giro dell’isola e delle sue spiagge sabbiose nella parte ovest fino a Capo Sperone, con l’immancabile e solitaria torre saracena dalla cui altura si scorge un paesaggio frastagliato di piccole calette, scogli di roccia vulcanica e ripide pareti verticali a falesia.
Poi di nuovo in viaggio si ritorna sull’itinerario della costa del Sud che conduce fino a Cagliari. Uno dei tratti costieri sardi eccezionalmente panoramici costellato da baie e spiagge nel saliscendi dei tornanti di Capo Teulada e Capo Spartivento, il più estremo punto dell’isola a sud. Scendere dalla costiera alle grandi spiagge di baia Chia e Pula è senz’altro attraente ma sorprende la congestione di auto, parcheggi e persone concentrate, che ricoprono letteralmente tutto il litorale.
È comunque d’obbligo, nonostante la ressa di bagnanti, visitare Cala Cipolla, un gioiello creato dalla natura per l’incanto. Riuscire ad immaginare questa caletta nel suo naturale stato, deserta e silenziosa, può essere uno spettacolo e un desiderio sorprendente, avendo però una buona capacità meditativa di sapersi estraniare dall’inessenziale. L’immagine che emerge è quella di un tricolore armonico fatto di rocce e scogli di granito rosa levigati e arrotondati ai lati di una spiaggia di sabbia dorata, contornata da un arco verde di bosco alle spalle. In questo scenario, restare fermi sotto il sole cocente ad osservare il colore turchino dell’acqua diventa quindi un’esperienza intima trascendente del saper intravedere la bellezza, offuscata da un esagerato sovraffollamento, e di poterne comunque godere.
Fuori dai paradisi della costa del sud, la strada porta fino alla capitale della Sardegna. Il giro per la città di Cagliari, in una assolata e deserta domenica di luglio, sulla sua rocca, può lasciare delusi, salvo per la frescura che dà sollievo nella cripta del Duomo, ma che offre anche l’occasione di ammirare lo splendore dei suoi marmi intarsiati.
È il punto di svolta da cui inizia il percorso di ritorno verso Olbia, attraverso la scelta di percorrere i territori dell’interno e della provincia di Nuoro. Interessante partire da uno dei luoghi simbolo della Sardegna: il complesso nuragico di Barumini, Su Nuraxi. La civiltà dei nuraghi, più antica di quella greca, risale al XI secolo a.C. e di essa si conosce ben poco. Visitare l’interno del nuraghe porta con sé l’esperienza di entrare in contatto con una civiltà perduta e un’ingegneria sofisticata che deriva dalla tradizione megalitica. Le torri difensive a forma di cono mostrano infatti una impressionante capacità di costruire con una tecnica a secco di sola sovrapposizione perfetta di massi enormi. Un procedimento che ancora oggi rimane sconosciuto.
Da questa zona nuragica la strada sinuosa si inoltra nella zona montuosa della Barbagia in un paesaggio sempre più montano, di paesi arroccati sui pendii e foreste di conifere. Prima di arrivare alla costa dell’est nel golfo di Orosei, in un crescendo di emozioni e di spettacolari viste panoramiche, si incontra la Gola di Gorrupu. Sorprende sapere che si tratta del canyon più grande d’Europa, scavato nei millenni dal rio Flumineddu, che scorre sul fondo delle pareti perpendicolari alte oltre 500 metri. Occorre considerare una giornata dedicata all’escursione guidata alla gola per farsi rapire dal suo fascino di luogo insolito fuori dal mondo e dal tempo.
Sul litorale da Arbatax a Punta Ginepro di Orosei, le spiagge di Cala Gonone sono un altro spettacolo di sabbie bianche, colori azzurri e blu intensi. Qualcosa di più particolare si trova alla spiaggia di Fuili, incastonata tra le alte falesie rocciose in una piccola insenatura ricoperta di macchia mediterranea. Per accedervi si scende per una ripida scalinata che conduce ad una riva di ciottoli bianchi e che ha il pregio, nella sua bellezza, di non essere troppo affollata. La sera al tramonto, quando l’ombra inizia ad imbrunire la battigia, centinaia di rondini escono dai loro nidi e volteggiano coi loro gridi in quella piccola caletta abbracciata dalla montagna. Imperdibili anche la spiaggia di Santa Lucia immersa nella pineta e Cala Brandinchi con la vista sull’isola di Tavolara.
L’arrivo ad Olbia spinge ancora la curiosità del viaggiatore fino alla baia di Porto Rotondo alla ricerca ormai raffinata di qualcosa oltre il consueto. Si tratta di un villaggio moderno costruito negli anni Sessanta da imprenditori veneziani, che ha in sé il segno e l’impronta di un progetto commerciale ma anche artistico. La chiesa, il porto rotondo, l’anfiteatro e i vicoli tortuosi tra le villette che sembrano spuntare dalle rocce preesistenti, creano un senso di armonia ideato per intrigare il villeggiante esigente. È nell’insieme un piccolo cameo impreziosito anche con il tocco elegante e creativo di un artista come Andrea Cascella, che lo ha arricchito di elementi architettonici molto caratteristici. Nella piccola caletta dell’Ira ci si può concedere un tranquillo e ultimo bagno già velato da una sottile malinconia per un viaggio che sta per finire.
L’ultimo giorno, prima di riprendere il traghetto per Livorno, diventa di puro riposo in un piccolo residence In Campagna da Nino sulla strada verso Arzachena. È una struttura moderna immersa totalmente nel verde, isolata ma completamente nuova e dotata di ogni confort, in cui è possibile decantare e abbandonare ogni stimolo di ulteriore ricerca, curiosità e piacere dei sensi. Può essere il luogo ideale per scrivere un trattato sull’ozio, senza l’idea della fatica di comporlo ma solo di viverlo nella sua consapevole freschezza del momento. È l’ultimo dono inaspettato che offre quest’isola magica.
Lonely Planet, Sardegna, EDT, Torino, 2013
Roughguides, Sardegna, Feltrinelli, Milano, 2017
Immagine di copertina: Sardegna Immagine © redattore
immagine 1: Sardegna riviera del corallo Immagine © redattore
immagine 2: Sardegna riviera del corallo Immagine © redattore
immagine 3: Sardegna costa verde Immagine © redattore
immagine 4: Sardegna citta di Iglesias Immagine © redattore
immagine 5: Sardegna S, Antioco Immagine © redattore
immagine 6: Sardegna Cala Gonone Immagine © redattore
immagine 7: Sardegna Gallura Immagine © redattore