Ogni giorno la stessa strada, lungo le Highland scozzesi, piano, avanti e indietro, fino a far bruciare gli occhi. Erano i muscoli quello che cercava Isserley a bordo della sua Toyota Corolla rossa. Ragazza misteriosa, di una bellezza bizzarra, corpo minuto e seno abbondante, bocca carnosa, naso perfetto e occhiali spessissimi, Isserley appare agli sguardi maschili «metà pupa alla Baywatch, metà vecchietta». Isserley ha un compito particolare: cacciare autostoppisti maschi, fusti e stranieri. Ma qual è il motivo per cui una ragazza sola è costretta a passare tutte le sue giornate sull’A9 in cerca di uomini palestrati? Cosa nasconde Isserley sotto la pelle?
Pubblicato nel 2000 e approdato in Italia per Einaudi nel 2004, Sotto la pelle (Under the Skin) è il primo fortunato romanzo dello scrittore Michel Faber, da cui è stato tratto nel 2013 l’omonimo film Under the Skin con la regia di Jonathan Glazer e Scarlett Johansson nel ruolo di protagonista. Olandese di nascita, cresciuto in Australia e trasferitosi nel 1992 in una stazione ferroviaria vittoriana nel nord della Scozia, Faber ha raggiunto la fama planetaria grazie al bestseller di livello internazionale Il pelato cremisi e il bianco, libro che lo ha impegnato in una stesura lunga ventuno anni e che ha visto la luce nel 2002.
È possibile affidare Sotto la pelle a un genere letterario, quello fantascientifico, solo dopo essersi addentrati tra le pieghe dei risvolti narrativi; a scatola chiusa ogni indizio a riguardo è celato. Quella che racconta Michel Faber è una storia complessa e ben architettata, e grande dote dell’autore è di saper accompagnare il lettore lungo un sentiero narrativo tortuoso fatto di segreti gradualmente svelati e inaspettati colpi di scena. In Sotto la pelle niente è ciò che sembra e dietro la stramba apparenza di Isserley c’è un corpo tutto cicatrici che rivela una natura altra, appartenente a una specie quadrupede, vagamente canina, che si definisce umana per distinguersi dalla razza dei «vodsel», bipedi esseri inferiori che popolano la terra. Isserley si è sottoposta a un intervento chirurgico invasivo e deturpante che le ha modificato le fattezze per renderla il più simile possibile a un vodsel, scelta per lo più costretta data l’alternativa di trascorrere la vita intera sotterrata e sottoposta ai lavori forzati nelle Zone Nuove, dove «avrebbe lavorato come un mulo in un impianto di deumidificazione o in una fabbrica di ossigeno, sfacchinando nella sporcizia come una larva in mezzo ad altre larve».
Isserley si è scelta un destino diverso, la sua missione è trovare carne da macello, vodsel in salute, che conduce alla fattoria in cui vive, Ablach Farm, dove le prede vengono ibernate in cucine sotterranee in attesa di essere macellate.
I corpi erano sistemati in fila sulla striscia di cemento in mezzo al capannone. Le gambe dell’esemplare più intatto colavano pus; i crani di quelli cui avevano sparato avevano tutti più o meno smesso di sanguinare. Pallidi e luccicanti di gelo, i quattro ricordavano delle massicce effigi di cera, ciascuno diversamente sciolto a partire dai rispettivi stoppini.
Attraverso lo stratagemma del ribaltamento, il plot allegorico di Sotto la pelle mette in moto il meccanismo di riflessione sulla nostra condizione, presentando una situazione analoga ma opposta: e se fossero gli animali a ridurre noi, umani, a carne da macello? Tanti sono gli spunti di riflessione che Michel Faber inserisce in questo romanzo: la definizione della propria identità, il rapporto con il corpo, l’incontro e scontro tra specie diverse, gerarchie sociali e rapporti di potere. In particolare, il trattamento riservato ai vodsel catturati non appare tanto diverso da quello attuato nella realtà nei confronti degli animali negli allevamenti intensivi. Faber non presenta il romanzo come una critica esplicita e moralizzante sul nostro sistema ma insinua un’ombra di dubbio verso la nostra società specista che attribuisce alla specie umana diverso valore e importanza rispetto a quella animale.
Emblematica è la figura di Amlis Vess, ricco, vegetariano, che pur appoggiando la causa dei vodsel (Vess era figlio del grande capo della Vess Incorporated, la società che procura la carne più prelibata sul mercato) rimane sconvolto dal brutale trattamento riservato agli autostoppisti catturati. A livello narrativo, Amlis rappresenta una linea di frattura, piomba nella vita di Isserley sconquassando gli equilibri, ridefinendo i principi della sua missione e aprendo una squarcio di coscienza. È da questa fenditura che emerge agli occhi di Isserley, aliena nell’aspetto ma dagli umani sentimenti, l’assurdità del suo compito e dell’intero sistema, all’interno del quale, svestita ormai della propria identità, non può più trovare posto.
FONTI
Michel Faber, Sotto la pelle, Einaudi, 2004, traduzione di Luca Lamberti.