Tutti conoscono il marchio Gucci ma forse non tutti sanno che il futuro stilista iniziò la sua carriera lavorando negli hotel Savoy a Parigi e a Londra. Qui apprese quanto l’alta società amasse circondarsi di accessori unici e lussuosi, in particolare di valigie e borse. Una volta tornato a Firenze nel 1921 iniziò così a produrre e a vendere nei suoi negozi articoli per equitazione e pelletteria. Si dimostrò sensibile a questo sport d’élite. Infatti sarà dal mondo delle scuderie che si ispireranno molte delle sue idee come ad esempio l’aggiunta di una striscia di colore verde-rosso-verde ispirata appunto al sottopancia cioè la fascia di tela a strisce usata per fissare la sella al cavallo. In questo modo gli elementi decorativi diventarono segni identitari del marchio e successivamente ampliò la sua produzione anche a scarpe, maglieria, cinture e guanti.
Durante il periodo autarchico l’azienda sopravvisse sostituendo il pellame ,diventato troppo costoso, con il lino, la canapa e la iuta. Fu in questa situazione che venne l’idea di utilizzare un pezzo di bambù per trasformarlo in manico per borse. Crearono così nel 1947 la Bamboo Bag . Ciò fu possibile in seguito al fatto che l’embargo non fu imposto al Giappone permettendo cosi l’importazione del materiale. Attaccato con poca quantità di metallo fu testimonianza della creatività e della versatilità del marchio fiorentino. Altra creazione sollecitata dalla penuria di pelli fu la tela diamante, tessuto in canapa con lo schema incrociato color marrone scuro su sfondo marrone chiaro. Nuove creazioni furono anche il morsetto posizionato al centro del mocassino, la doppia g usate per la prima volta negli anni 60 e la fibbia a forma di staffa. Superate le ristrettezze del periodo bellico vennero realizzati esemplari in pelli sempre più pregiate come quelle di struzzo, coccodrillo, lucertola.
Gucci inizò a conoscere uno sviluppo notevole a partire dagli anni Cinquanta. Nel 1951 aprì un negozio a Milano in via Montenapoleone e nel 1953 a New York. I figli del fondatore Gucci che ormai avevano preso le redini dell’azienda (Guccio scompare del 1953) lanciarono dei nuovi prodotti destinati a rimanere nell’immaginario collettivo come il foulard Flora per Grace Kelly o la borsa Jackie O per Jacqueline Kennedy del 1961.
La borsa presentava una forma trapezoidale con gli angoli arrotondati. Al centro invece sfoggiava un moschettone fissato sull’iconica striscia verde e rossa. Anche altre celebri personaggi Audrey Hepburn, Maria Callas, Wallis Simpson iniziarono a scegliere articoli Gucci diventando delle icone di moda indiscusse per questo periodo storico. Negli anni successivi la borsa Jackie O venne ripresa da Tom Ford e da Frida Giannini che nel 2014 ne cambiò alcuni dettagli creando la New Jackie.
Negli anni Settanta invece si aprirono problemi di eredità dovuti all’ingresso dei nipoti. Infatti nel 1993 l’azienda passò alla Investcorp International (Bahrain)che risanò e lanciò l’impresa in borsa. Questo periodo entra in scena Tom Ford che, nominato responsabile creativo, dal 1994 al 2004 riuscì a salvare l’azienda dalla bancarotta grazie alla realizzazione di una pubblicità innovativa. Nel 1997 De Sole, presidente del marchio, aveva accennato un accordo con Versace il quale avrebbe quotato la sua azienda associandosi a Gucci verso il 1998. L’idea era quella ci costruire una partnership del lusso fatta da imprese di punta del settore ma l’omicidio dello stilista Versace nel 1997 davanti alla sua villa di Miami pose fine a questo progetto.
Nel 1999 l’azienda passa sotto la società Pinault-Printemps-Redoute del francese Francois Pinault (poi rinominata Kering nel 2013) acquisendo anche Yves Saint Laurent e successivamente altri marchi come Bottega Veneta, Balenciaga e Alexander McQueen.
Un’altra figura importante che contribuì alla durata del successo del marchio fu Frida Giannini, già citata prima, che entrò nel gruppo come designer di borse nel 2002 per poi passare alla produzione dell’intera linea di accessori donna e nel 2006 diventare responsabile di tutta la produzione. Lascerà però l’azienda nel 2014 insieme al CEO Patrizio Di Marco. Sarà poi Marco Bizzarri a prendere il suo posto ed affidare la guida creativa a Alessandro Michele. Sotto la direzione di quest’ultimo l’estetica di Gucci si rinnova completamente portando grandi profitti. Sono molte le celebrities che collaborano ad esaltare le sue creazioni. Ciò è ben evidente nel Met Gala svoltosi il 6 Maggio scorso dove, oltre allo stesso Michele insieme al cantante Harry Styles, hanno indossato sul red carpet il marchio Gucci, Jared Leto con un abito rosso tempestato di cristalli e tra le mani una riproduzione della sua testa mozzata, Saoirse Ronan , Dakota Johnson, Florence Welch e Lady Gaga.
La creatività e l’inventiva quindi sembrano non mancare mai nei laboratori Gucci, anche con il passare del tempo o col susseguirsi di timonieri diversi ma che comunque riescono a dare il proprio contributo in maniera unica.
fonte 1 Giovanna Maria Conti, Design e moda, Giunti, 2014
fonte 2 Emanuela Scarpellini, La stoffa dell’Italia, editori Laterza, 2017