Sei sicuro di sapere come prendi decisioni?

Prendiamo decisioni di continuo, perché ogni giorno ci si presentano tante alternative di azione. Le decisioni possono essere prese sulla base delle conseguenze (certe, incerte), sulla base della lunghezza dei ragionamenti richiesti per scegliere, sulla base della lucidità con cui ci applichiamo al processo di scelta… certo sono influenzate da emozioni, aspettative, ricordi, progetti; eppure la maggior parte delle volte non vogliamo o non possiamo valutare con calma tutte le caratteristiche di una situazione, facciamo delle valutazioni sommarie; del resto, se per ogni scelta facessimo una valutazione accurata, lo sforzo richiesto ogni giorno al nostro cervello sarebbe davvero troppo, così come eccessivo sarebbe il tempo da prendere per ogni scelta.

Abbiamo bisogno quindi di inconsapevoli scorciatoie di pensiero.

Per questo usiamo spesso quelle che due eminenti ricercatori, Kahneman e Tversky, hanno chiamato euristiche di giudizio, e che sono appunto delle scorciatoie di pensiero, che utilizziamo per prendere decisioni e fare valutazioni in modo veloce, per risparmiare energia mentale, con risultati talvolta buoni, talvolta no.

Le principali euristiche di giudizio studiate dai due autori sono tre

Avete paura di viaggiare in aereo? Siete convinti che sia ben più pericoloso di uscire in macchina per andare in centro? Vi fate un infinito viaggio in treno per evitare di volare, o rinunciate a una vacanza in un posto remoto per questo? La vostra scelta è probabilmente determinata dall’euristica della disponibilità, che suona un po’ come “se mi viene in mente facilmente, vuol dire che è frequente”. Questa scorciatoia ci porta a credere che quanti più casi di un certo tipo si ricordano, tanto più essi saranno probabili, e ciò che ricordiamo più facilmente è quello che dal punto di vista emotivo ci colpisce di più: ad esempio i telegiornali enfatizzano moltissimo gli incidenti aerei, quando succedono, perché sono rari e spesso implicano molte vittime, colpiscono quindi l’immaginario dell’ascoltatore anche dal punto di vista emotivo e rimangono impressi nella memoria. Così, ecco che diventa facile pensare che l’aereo sia più pericoloso dell’automobile, perché gli incidenti stradali tendenzialmente non finiscono nei titoli dei telegiornali. Per cui, se il criterio di scelta di un mezzo di trasporto dovesse essere esclusivamente la sua sicurezza, da un punto di vista razionale si dovrebbe scegliere l’aereo, perché le statistiche affermano come in un anno gli incidenti automobilistici siano di gran lunga di più.

In generale sembra che la televisione (e probabilmente oggi possiamo dire anche Internet e i social) abbia un grande impatto sulle nostre valutazioni. In una ricerca degli anni ‘80 è stato chiesto a un campione di cittadini americani di stimare il numero di crimini violenti commessi in un anno negli Stati Uniti: è emerso che chi vedeva molte fiction comprendenti episodi di violenza pensava che i crimini reali fossero molti di più.

Allo stesso modo, oggi, se in televisione e su Facebook i politici parlano sempre di immigrazione, è verosimile pensare che chi li segue molto tenda a sovrastimare la presenza di immigrati nel nostro paese.

Una seconda importante euristica che spesso utilizziamo senza rendercene conto è quella dell’ancoraggio e aggiustamento: nel momento in cui partiamo da una prima idea di una situazione, persona, cosa (il momento dell’ancoraggio), anche quando le informazioni successive che abbiamo si allontanano dall’ipotesi iniziale, questa verrà modificata con aggiustamenti minori rispetto a quanto ci si aspetterebbe razionalmente.

In pratica, come dice Lucia Mannetti nel suo “Psicologia sociale”, utilizzare l’euristica dell’ancoraggio e aggiustamento è un po’ come rimanere troppo vicini ad un punto di partenza arbitrario, ed è quello che succede spesso nei talk show politici quando si dibatte su un tema: un interlocutore dà il via alla discussione partendo da una sua chiave di lettura e tutti gli altri, anche quando se ne discostano, tendono ad accettarne le premesse.

Un altra scorciatoia di pensiero che usiamo molto spesso è classificare sulla base delle somiglianze con un presunto modello di riferimento: per esempio, immaginiamo in via puramente ipotetica, che un professore di una scuola superiore abbia una sua idea delle caratteristiche stereotipiche che contraddistinguono uno studente modello; nel fare valutazioni sui suoi studenti, è verosimile che almeno in parte sia guidato da questi presupposti e non da informazioni reali. Questa euristica si chiama euristica della rappresentatività. Pensateci la prossima volta che vedendo per strada una persona palestrata e abbronzata vi viene da escludere che possa essere un filosofo.


FONTI
Mannetti L. (2014), Psicologia Sociale, Città di Castello (Pg), Carocci.

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