Credo in un solo Dio: l’impatto delle religioni sulla società

Parlare di religioni oggi può essere difficile, ma molto interessante. Chi è nato e cresciuto in un ambiente fortemente impregnato di religione cattolica, ha fatto non poca fatica nel venire a contatto con una realtà ben più laica, come quella di Milano. Ancor di più, è stato colpito dalla pluralità religiosa che contraddistingue la metropoli: accanto alla religione cattolica sono presenti grosse fette di credenti islamici ed ebraici, oltre alle più diverse confessioni del cristianesimo: ortodossi, protestanti e testimoni di Geova.

Ma la spiritualità ha davvero una grande importanza nella storia della nostra civiltà? Quale posto occupa nella vita di tutti i giorni? Soprattutto, ci sono dei divieti che le religioni impongono e che limitano la società civile?

Andiamo per gradi: è inevitabile affermare che le religioni stiano perdendo terreno e che la spiritualità stia cedendo il posto ad una laicità di pensiero sempre più diffusa. A dimostrarlo sono diversi dati statistici: in media, poco più del 25% della popolazione italiana con più di 6 anni frequenta la Chiesa con assiduità settimanale, ma il trend è negativo: considerando gli anni dal 2007 al 2016 si è partiti dal 33,3% e si è arrivati al 27,5% (circa 6% in meno), mentre 1/3 degli intervistati tra 18 e 34 anni dichiara di non recarsi mai in un luogo di culto. Anche il siglare religiosamente i passaggi della vita scema sempre più nel nostro Paese: i matrimoni, scesi complessivamente da 4,2 per 1.000 abitanti nel 2007 ad appena 3,2 nel 2016, crollano in ambito religioso: 10 anni fa 2/3 circa dei matrimoni era celebrato in forma religiosa, nel 2016 poco più della metà. Anche la famosa ora di religione è seguita sempre meno dagli studenti: la frequentavano il 93,6% degli alunni nel 2000-2001, solo l’87,8% nel 2014-2015.

Gli italiani, in prevalenza cattolici (96,8%), non adottano i comportamenti che la religione impone: i più sembrano essere religiosi per “tradizione”, o forse si ritengono cattolici pur non giudicando essenziale praticare riti, celebrazioni e precetti indicati dalla Chiesa.

Ma ciò che vogliamo indagare sono le restrizioni che la religione, o meglio le religioni, impongono alla società civile, e che spesso vincolano i credenti ad un’etica particolare. Vogliamo farlo esaminando diversi ambiti personalissimi: il cibo, il sesso e l’azione politica.

CIBO E RELIGIONE

Per quanto riguarda la religione ebraica, nel libro del Levitico (Antico Testamento) c’è una lunga disamina dei cibi vietati perché “empi”. Vengono considerati animali puri i quadrupedi ruminanti (bovini, ovini, caprini). Sono proibiti i volatili rapaci e notturni. Un’altra norma importante è quella di non cibarsi del sangue degli animali. Nel mondo islamico invece esistono Centri di Certificazione di Qualità Halāl, che hanno il compito di garantire l’osservanza delle norme alimentari. Halāl è una parola araba che significa “lecito” e, in Occidente, si riferisce principalmente al cibo preparato in modo accettabile per la legge islamica. Perché il cibo possa essere considerato ḥalāl non deve essere una sostanza proibita e la carne deve essere stata macellata secondo le linee guida tradizionali indicate nella Sunna.

Nella religione cristiana, a differenza di quella ebraica e islamica, non esistono regole o tabù alimentari se non quelli legati alla moderazione e a evitare gli eccessi e i peccati di gola. Nella Chiesa cattolica fa eccezione a questa regola generale il divieto di consumare carne nel venerdì santo insieme all’obbligo del digiuno in alcune circostanze particolari come il mercoledì delle ceneri e il venerdì santo. Nel buddhismo è raccomandata l’astinenza dalle carni per rispetto alla vita degli animali. Anche se non direttamente prescritta, comunque, l’astensione dalla carne è considerata nel buddhismo come un valore finalizzato a salvare la vita di un essere senziente.

SESSO E RELIGIONE

La visione Ebraica considera sacra la sessualità secondo i tre principi biblici di Unione, Procreazione e Identità. Il celibato non esiste, mentre la procreazione e il matrimonio sono un dovere divino. La visione Islamica concorda sostanzialmente con quella ebraica: il celibato non esiste e l’attività sessuale è consentita solo agli sposi. Diverse norme sono contenute nel Corano, altre negli “hadit” del Profeta Maometto. La visione cristiana della sessualità pone l’accento sul fatto che il corpo sia il tempio dello Spirito Santo. Nei secoli passati la tematica ha incontrato l’ostilità di diversi teologi, da S. Agostino sino a Tommaso d’Aquino, ma anche in tempi più recenti la questione non si è placata. Il matrimonio è segno visibile dell’amore di Cristo per la sua Chiesa. Le due strade del celibato consacrato e del matrimonio hanno pari dignità e valore. L’attività sessuale ha senso solo all’interno dell’unione nuziale come segno della reciproca appartenenza per sempre degli sposi e non è necessariamente votata alla procreazione. Le Chiese della Riforma Protestante si discostano in alcuni tratti da questa visione, mentre quella ortodosse si trovano concordi.

POLITICA E RELIGIONE

Il più importante e il più interessante degli ambiti da analizzare, tuttavia, è di certo l’ambito politico: la religione ha sempre avuto un grande peso all’interno dell’agone politico. E come diverse sono le religioni fra di loro, diversi sono anche i rapporti che queste hanno con i governanti. La religione cattolica, soprattutto in Italia, ha sempre avuto un grande peso nella politica e ha sempre cercato di intervenire nelle vicende della stessa: non solo nei tempi della lotta fra Papato e Impero, ma fino al 1994, quando è scomparso il più grande partito di ispirazione cattolica, la Democrazia Cristiana.

Anche la religione islamica è spesso stata al centro di diversi dibattiti legati alla questione e, come afferma Il professor Massimo Campanini, docente di Storia dei Paesi islamici all’Università di Trento:

Nel corso della storia islamica si è data una strumentalizzazione del politico sul religioso, non viceversa. I califfi islamici si sono legittimati attraverso la religione. In realtà l’autorità civile e quella religiosa hanno camminato parallelamente sostenendosi a vicenda. Parallelismo non subordinazione. Attraverso la religione il potere politico ha cercato di autolegittimarsi.

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