Manolo Blahnik at the Wallace Collection: un connubio tra moda e arte

Una delle mostre in ambito fashion più attese dell’estate è sicuramente “An Enquiring Mind: Manolo Blahnik at the Wallace Collection”, aperta al pubblico dal 10 giugno al 1° settembre 2019 per celebrare le mitiche calzature Manolo Blahnik accostandole ad alcune delle opere d’arte più famose al mondo. Le scarpe, lanciate nel mondo della cultura popolare grazie al famoso film Sex and the city, non sono considerate, dagli appassionati e dagli esperti, solamente delle semplici calzature, ma delle vere creazioni artistiche. Lo stilista ha espresso il suo amore verso le opere d’arte della Wallace Collection, appartenute alle quattro marchesi di Hertford e Sir Richard Wallace, erede della quarta, per poi essere donate alla nazione dalla vedova Lady Wallace nel 1897.

«La Wallace Collection è stata per me un punto di riferimento fin dai miei primi giorni a Londra. Era – e rimane – uno dei miei musei preferiti con la più raffinata selezione artistica. Sono incredibilmente onorato di far parte del progetto e ho esposto il mio lavoro al museo».

D’altra parte il direttore ha dichiarato: «Questa è un’opportunità incredibilmente entusiasmante per mostrare il modo in cui la Wallace Collection ha ispirato una delle più grandi menti mondiali della moda. Consente inoltre al pubblico di vedere la collezione sotto una nuova luce e fare collegamenti tra le molte discipline artistiche che si trovano nel museo».

Le scarpe realizzate dalla maison di Manolo Blahnik riprendono sprazzi della collezione, tanto che ogni stanza della galleria rifletterà un tema particolare associato sì alle creazione del designer, ma anche al teatro della Commedia dell’arte fino allo stile Rococò del 18° secolo. Il livello artistico della mostra è assolutamente altissimo, un connubio tra moda, arte pitturale, sculture e mobili d’artigianato. Si tratta infatti di ben 150 modelli tratti dall’archivio del designer, i quali riescono a dialogare con artisti del calibro di Rembrandt, Tiziano, Rubenz, Velazquez e Canaletto. Le protagoniste dell’intera mostra sono senza dubbio le scarpette rosa pallido disegnate in occasione del film “Marie Antoniette” di Sofia Coppola, posizionate accanto ai dipinti“L’altalena” di Jean-Honoré Fragonard e a “Madame de Pompadour” di François Boucher, entrambi con le calzature sono dipinte in bella vista.

Il primo quadro, raffigurante un attimo fuggente, può essere considerato una delle opere più emblematiche appartenenti allo stile rococò. Sulla scena sono presenti una donna che si dondola sull’altalena grazie ad un uomo che la spinge. Il personaggio più interessante è invece il secondo uomo semidisteso a terra nel tentativo di sbirciare tra le gonne della fanciulla. Non ci sono dubbi sull’intento dell’uomo in quanto il committente del quadro aveva esplicitamente richiesto che fosse dipinti questo momento. Di particolare bellezza sono anche i colori che compongono l’opera, rendendola sfavillante grazie alla trama cromatica, in grado di trasmettere una forte sensazione di sensualità. Il fascio di luce che penetra tra le fitte fronde degli alberi riesce a far vibrare ogni foglia sulla tela, dando a sua volta movimento all’intero dipinto. Lo stile rococò è ben visibile sempre nella vegetazione, rappresentata in maniera irregolare e spontanea. L’ultimo è essenziale dettaglio, la scarpetta che la protagonista sta per perdere in volto, simbolo di eleganza e spensieratezza. Nella sua totalità “L’altalena” ha il potere di parlare direttamente con il cuore, superando la mente degli osservatori, il suo scopo è infatti raccontare una sensazione, piuttosto che descrivere un preciso momento di divertimento quotidiano.

“Madame de Pompadour” è un ritratto realizzato nel 1756 raffigurante Jeanne Antoinette Poisson amante ufficiale del re di Francia Luigi XV. La nobile francese, accomodata su un divano, indossa un abito color verde chiaro con una donna ampia e con una generosa scollatura, secondo la moda dell’epoca. I colori sono tenui, in particolare le decorazioni con fiori rosa e la pelle chiara, quasi diafana in perfetta simbiosi con le calzature anch’esse rosa che sbucano senza timidezza dal vasto abito verde.

Per concludere, possiamo affermare che l’intera mostra sia il frutto di una conversazione tra due occhi attenti ad ogni forma d’arte. Le scarpe esposte non hanno solo una funzione estetica, tutt’altro, possiedono il potere di raccontare l’importanza e il valore di chi le indossava, evidenziando il loro carattere e le loro abitudini.

 



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