La discesa nel baratro di una ex star hollywoodiana è al centro della serie animata statunitense Bojack Horseman: il titolo lo suggerisce, non si tratta di una semplice star, ma di un cavallo. Avete capito bene, un cavallo, ma anche gatti, cani, tartarughe, tutti animali antropomorfizzati che convivono con esseri umani, mescolati in questo folle mondo ritraente i dietro le quinte di Hollywood.
La scelta registica è geniale: Raphael Bob-Waksberg, produttore e sceneggiatore della serie, punta la lente d’ingrandimento su un mondo enfatizzato dai media e dagli spettatori, per mostrarci la crudele realtà che assale molte star immerse in fiumi di alcol e droga.
In effetti pur essendo una serie animata Bojack Horseman non ne manda a dire: linguaggio spinto, ironia pungente e vita da rockstar colorano i giorni del cavallo più famoso di Hollywood, ma non sono altro che fragili maschere capaci di nascondere la cupa verità.
Bojack è estremamente depresso per la fine della sua carriera, si crogiola nella sua tristezza accompagnando momenti di apatia con la visione della serie televisiva Horsin’ Around, che lo aveva portato all’apice della fama negli anni ’90. Come se non bastasse la sua fine è sottolineata da Mr Peanutbutter, il cane allegro e ottimista che ha spodestato Bojack dal trono del protagonista di una nota serie TV, insieme a Princess Caroline, la sua agente agguerrita con cui il cavallo ha una relazione instabile, per non parlare di Diane Nguyen, la brillante ghostwriter incaricata di scrivere la biografia di Bojack, e Todd Chavez, coinquilino abusivo che non sembra voler abbandonare la casa della vecchia star.
A primo impatto parodia del mondo hollywoodiano, in realtà Bojack Horseman è qualcosa di più. Già dalla seconda puntata ci si rende conto di essere davanti a qualcosa di maggiormente profondo; pur trattandosi in gran parte di “semi-animali”, i personaggi emanano un’umanità sorprendente che crea un turbine di empatia capace di coinvolgere con naturalezza.
Tutti vengono messi a nudo lentamente, con un progressivo focus su ciascuno, il quale svela i mostri che affliggono l’esistenza: quello che inizialmente fa sorridere si rivela successivamente una martellata ad ogni tipo d’istinto ottimistico, un pericoloso lampione sulla vacuità dell’esistenza.
L’universo è solo un vuoto crudele e indifferente, la chiave per la felicità non è trovare un significato, ma tenersi occupati con stronz*te varie fino a quando è il momento di tirare le cuoia
La serie è piena di espressioni del genere inserite in momenti in cui la tensione narrativa cala lasciando posto alla riflessione, con l’obiettivo di generare disgusto per una vita effimera, nonostante gli innumerevoli sforzi di risalita.
Da poco è uscita la quinta stagione di questo piccolo capolavoro, che potete gustare su Netflix armandovi di amor proprio e coraggio.
Buona visione!