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In molte occasioni il cinema di fantascienza si è interrogato sul mito della creazione proponendo riflessioni illustri e originali che hanno portato alla realizzazione di opere immortali. Questa fetta di cinema trae le sue origini dai concetti espressi in un famosissimo libro scritto da un’autrice giovanissima, ma piena di talento ed esperienza: “Frankenstein”. Interrogandosi sul mito della creazione, Mary Shelley scrive involontariamente il primo grande romanzo di fantascienza moderna gettando le basi per quelle che saranno tutte le opere – cinematografiche e letterarie – che avranno a che fare con la creazione. Tornando alla settima arte, una delle pellicole che meglio esprime tali concetti è “Blade Runner” di Ridley Scott. Tale film, per somiglianza nella descrizione dei temi inerenti alle figure di creatore e creatura, potrebbe essere concepito come un “Frankenstein” in chiave futuristica e cyberpunk, ampiamente rimaneggiato e adattato ai tempi di un futuro distopico.
In un futuro prossimo la tecnologia ha permesso la creazione di androidi dalle fattezze umane utilizzati come schiavi nelle colonie extramondo. Questi esseri, chiamati replicanti, sono dotati di una forza fisica e un’intelligenza superiore rispetto a quella dell’uomo, ma hanno una durata di vita che si aggira intorno ai 4 anni. Molti replicanti scappano dalle colonie extramondo e si rifugiano sulla Terra nella speranza di mimetizzarsi tra gli umani e poter vivere un’esistenza pacifica. Dichiarati illegali sul nostro pianeta, i replicanti vengono “ritirati” da corpi speciali di polizia denominati Blade Runner.
L’ambientazione neonoir della pellicola di Scott è l’involucro che racchiude una storia incentrata sul bisogno masochista da parte dell’uomo di poter creare la vita. Mettendo da parte le indagini di Rick Deckard (protagonista del film che dà la caccia ai replicanti), il pilastro che sorregge l’universo fantascientifico di Scott è fondato sul rapporto tra il creatore dei replicanti, il dottor Eldon Tyrell, e le sue creature, rappresentate da Roy Batty, antagonista principale del film. Tyrell è una sorta di Frankenstein moderno che gioca a creare la vita per scopi economici. Difatti, il futuro presentato nel film appartiene a una società regredita in cui vige lo schiavismo e lo sfruttamento di esseri viventi considerati semplici oggetti dediti al lavoro o al piacere. I replicanti sono l’equivalente della creatura del libro di Shelley, esseri nati a seguito di esperimenti tecnologici e perciò soggetti al volere del proprio creatore. Esattamente come in Frankenstein, i replicanti si ribellano all’uomo e vanno alla ricerca di un proprio posto nel mondo.
In una sequenza del film, Roy Batty si confronta con Tyrell comunicandogli il desiderio di poter vivere di più e di conseguenza avere più possibilità di amare e condurre un’esistenza simile a quella degli uomini. Tuttavia la data di termine dei replicanti non può essere in nessun modo posticipata e Roy, appresa la tragica notizia, uccide il suo creatore cavandogli gli occhi dalle orbite. Presenta similitudini la vendetta attuata dalla creatura ai danni di Frankenstein. L’essere non colpisce direttamente il suo creatore ma si vendica uccidendo i parenti di quest’ultimo accrescendo il dolore e la sofferenza. Il male generato dai due creatori si riversa loro contro in una spirale di sangue e distruzione. Entrambi si sono macchiati del presuntuoso peccato di poter controllare la vita giocando a imitare Dio e oltrepassando i limiti imposti all’esistenza umana.
Il film di fantascienza “Blade Runner” può essere considerato una rivisitazione in chiave futuristica del romanzo “Frankenstein” di Mary Shelley in quanto entrambe le opere, se pur in maniera differente, analizzano la tematica della creazione esplorando dettagliatamente il viscerale rapporto tra creatore e creatura.