A tutti almeno una volta nella vita è capitato di dire “io non sono razzista ma…”. Può sembrare una cosa normale e scontata, il più delle volte lo si fa involontariamente. Ma essere razzisti non significa solo esserlo verso quelle persone che sembrano diverse da noi, ma anche esserlo verso i propri “simili”.
Di questo ne ha parlato Willie Peyote, all’anagrafe Guglielmo Bruno, nel brano Io non sono razzista ma… contenuto nell’album Educazione Sabauda. Peyote è uno pseudo-rapper. Non si veste come gli altri e non fa trap. Il suo genere è un mix tra l’indie e l’hip hop, mescolati al cantautorato. Come dice lui stesso nella sua biografia di Instagram:
Dire rapper fa subito bimbominkia e dire cantautore fa subito Festa dell’Unità.
Con l’aspetto di un bravo ragazzo, Peyote ironizza molto su un tema oggi attualissimo, ma a differenza di altri artisti che cercano di fare i duri, Willie ha toni più pacati e all’apparenza divertenti.
Si sa come funzionano queste cose in Italia: quando si spostano alcuni tasselli le polemiche vengono subito a galla. Quando Peyote, ospite da Fabio Fazio a Che tempo che fa, ha eseguito Io non sono razzista ma…, il giornalista Maurizio Belpietro si è indignato e ha accusato Peyote di descrivere l’Italia come un paese xenofobo. Lo stesso cantante ha replicato dicendo che chi si sente offeso dal suo brano in realtà ha qualcosa da nascondere, e sta implicitamente ammettendo le proprie colpe nei confronti di un tema delicato come il razzismo.
Il brano e il videoclip
Dov’è stato girato il videoclip? Ovviamente sull’isola di Lampedusa, ovvero la meta più nota per gli sbarchi. I protagonisti sono persone straniere che ballano e si divertono, nonostante la situazione in cui vivono sia precaria.
Ma parliamo della canzone. Il brano, per essere una canzone rap, ha un suono particolare. Niente sintetizzatori e suoni computerizzati. Una piccola orchestra vecchio stile in sottofondo che ricorda Fred Buscaglione.
Ti vedo a tuo agio tipo sbirro in borghese
C’hai un lavoro di merda e il tuo capo è cinese
O c’hai un lavoro di merda e il tuo capo è italiano
Tanto ormai lo sappiamo è palese, tutto il mondo è paese.
In questa piccola parte della prima strofa Peyote ironizza sul fatto che se qualcosa va storto il responsabile non può essere scelto in base all’etnia. Ovviamente il tutto è scritto in modo ironico, il brano infatti non denuncia i fattori positivi di una società xenofoba, anzi:
Stando ai discorsi di qualcuno
Lampedusa è un villaggio turistico
I cinesi ci stanno colonizzando
E ogni Imam sta organizzando un attentato terroristico.
“Stando ai discorsi di qualcuno”. Ma chi è questo qualcuno? Di sicuro è un soggetto reale, dato che questa è una delle tante frasi sentite e risentite nel brano. Peyote parla degli Imam e dell’impressione che possono dare. A pochi suscita indifferenza, poiché il più delle volte chi appare “diverso” genera timore.
L’immigrazione è la prima emergenza in televisione
Che poi non è tutta sta novità
Pensa a tuo nonno arrivato in Argentina col barcone.
Qui viene spiegata la questione così com’è. In effetti Willie ha spiegato in tre righe che questa storia dell’immigrazione non è una novità. La storia ha insegnato che interi popoli, per cercare fortuna, sono emigrati verso luoghi più fortunati. Perché oggi questo suscita così tante polemiche?
Parla di equità, ce ne fosse la metà
Saremo già da un pezzo in fuga in mare aperto
E parla di onestà, ce ne fosse la metà
Sareste già da un pezzo, prossimi all’arresto.
Diciamolo, l’onestà non è mai stata una caratteristica tipica degli italiani. Si fanno promesse, si cerca di essere tolleranti, e poi? Poi ci si altera quando si vede una persona di colore che “invade” il Belpaese. Perché è questa la risposta. Si vengono a creare degli stereotipi e timori inutili.
Beh, è troppo facile dire: “Questi ci rubano il lavoro
Devono restare a casa loro!”
Anche gli studenti emigriamo all’estero per cercare fortuna. Cosa c’è tanto di diverso? È forse perché coloro che arrivano da noi hanno la pelle scura? Perché sono tutti criminali? Perché vengono a rubarci il lavoro (inesistente)?
Purtroppo, che sia stato in modo volontario o involontario, ognuno di noi almeno una volta è stato razzista. L’importante è riconoscere il problema: Willie Peyote con questo pezzo prende in giro l’italiano medio e le sue ideologie, ironizzando sugli stereotipi e sulle frasi fatte dai “potenti” per giustificare determinate scelte. L’ironia è la chiave per tutto e Willie l’ha usata come arma di denuncia.