La balbuzie è ai confini della parola: il linguaggio è alla base del rapporto sociale dell’uomo. Cosa accade quando si hanno dei disturbi del linguaggio? Quanto possono essere invalidanti? Oggi Luca, un ragazzo di 19 anni, ha deciso di spiegarci come i balbuzienti sono visti nella società.
La balbuzie è un disturbo del linguaggio caratterizzato da blocchi, interruzioni, pause, arrestato della fonazione durante la pronuncia delle parole. Chi soffre di balbuzie pronuncia le parole esitando, ripetendole o ripetendone le sillabe.
In Italia, oltre un milione e mezzo di abitanti soffre di balbuzie: i bambini sono in numero maggiore: l’esordio di questo disturbo si ha nei primi 33 mesi di vita e si presenta maggiormente nei maschi che nelle femmine, in un rapporto 4 a 1. Inoltre l’eziologia risulta ancora sconosciuta: si riconoscono però cause genetiche e neurologiche.
La Balbuzie ha una prevalenza di circa l’1% nella popolazione e presenta un’incidenza del 4-5%. In Italia si contano quasi un milione di balbuzienti. Con punte del 5% in età prescolare, pari a circa circa 250 mila bambini. Il picco prima dei 3 anni consente di ‘liberare le parole’, che è anche lo slogan della campagna dei logopedisti europei, la professione sanitaria che si occupa della riabilitazione del balbuziente.
Questo disturbo, che clinicamente non corrisponde a nessun handicap (le persone balbuzienti sono sane sotto ogni profilo), genera disagio e ansia sociale. Gli adolescenti sono bersaglio di bullismo a scuola, mentre gli adulti vivono il disagio nell’ambito lavorativo.
Ansia e balbuzie sono collegate? Assolutamente sì. Tuttavia, se il luogo comune vuole l’ansia come autrice del balbettio, la logopedia e la psicologia hanno dimostrato come il balbuziente arrivi all’ansia a causa del suo problema nell’organizzazione del discorso e non viceversa.
Il rimedio cardine a questo disturbo è la logopedia: le terapie con esercizi mirati alla respirazione diaframmatica e ai movimenti della lingua sono essenziali per una regressione totale della balbuzie. Inoltre l’aiuto di uno psicoterapeuta permette ai balbuzienti di vivere in modo meno schivo l’organizzazione discorsiva. Infatti, chi soffre di balbuzie tende all’esclusione, prova vergogna, si isola e giunge a gravi stati d’ansia. Vive in modo negativo le relazioni sociali e lavorative.
Abbiamo intervisto Luca, 19 anni, che oggi balbetta in modo meno accentuato, anzi la balbuzie non si nota quasi più, la controlla, ci convive e usa i “suoi metodi per organizzare le frasi”. Ha seguito cicli di terapie, ha affrontato la società, qualche giorno fa si è diplomato e oggi lavora. Ma scopriamo insieme come ha vissuto e come vive la sua balbuzie.
Quando hai preso coscienza della tua balbuzie?
Non ho capito subito di essere balbuziente perché non mi sentivo. Ho capito di essere balbuziente quando i miei mi hanno portato per la prima volta da Emanuela, la mia logopedista.
Hai sofferto di bullismo? Che valore hai dato agli insulti ricevuti e che peso hanno avuto nella tua crescita personale?
Allora vorrei innanzitutto chiarire una cosa: c’è una differenza per quanto mi riguarda tra bullismo e insulto in sé. Essere bullizzato significa che ogni giorno sei tempestato di insulti, sei massacrato mentalmente da parole o atti violenti. Io per fortuna non ho subito l’onta del bullismo. Tuttavia, ovviamente, nei litigi sono stato additato come “cacaglia”, che nel dialetto campano significa appunto balbuziente. Gli insulti che ho ricevuto durante i litigi mi hanno fatto del male e sicuramente hanno influito anche sul mio modo di discutere o approcciarmi alla rabbia e alla balbuzie stessa.
La scuola che valore ha avuto nella formazione del tuo linguaggio? Le interrogazioni per te sono state un problema?
La scuola non mi è stata assolutamente di aiuto. Anzi, ci sono stati addirittura professori e maestre alle elementari che mi mettevano voti alti pur non sentendomi mai parlare, senza nemmeno ascoltarmi. Le interrogazioni sono state un problema nel momento in cui non ero interrogato come volevo, quindi non rispettavano il mio grado di preparazione. Alcuni professori non mi spronavano né a migliorare, né a studiare. La scuola italiana dovrebbe dedicare ampio spazio a chi ha disturbi del linguaggio come la balbuzie: non escludere ma includere.
Al lavoro hai mai ricevuto insulti?
Sì, al lavoro per la prima volta mi è capitato quest’anno. Non mi va di raccontare l’accaduto: la persona che mi ha insultato non merita né la mia stima, né il mio tempo. Se dovessi dirti come è stato, ti dico inaspettato. Non me lo aspettavo l’insulto sfacciato. Alle spalle so che la gente mormora o mi insulta o fa le caricature. Tuttavia non mi aspettavo che un mio collega potesse insultarmi. Ma passa, tutto mi scivola addosso. Soprattutto l’ignoranza.
Sei un ragazzo timido. Questo tuo aspetto è collegato o dipende dalla balbuzie?
Sì. Quando mi trovo in contesti e situazioni che non conosco faccio fatica a mostrare il vero me, ad aprirmi e quindi a parlare. Faccio fatica perché penso che le persone non vogliano ascoltarmi, mi ignorino e facciano fatica a seguire il mio discorso. Tuttavia nel corso della mia vita ho incontrato, fortunatamente, persone che non hanno dato peso a questo piccolo problema.
In famiglia come vivono la balbuzie?
I miei non mi hanno mai fatto pesare questo problema. Cioè a me sembra che per loro non ci sia questo disagio. Storia diversa è con i miei zii e con i miei cugini, con cui non ho costruito un rapporto di parole, né di interessi. Inoltre c’è da dire che per me la famiglia è il nucleo: i miei e mia sorella.
Oggi come vivi questo disturbo? C’è stata un’evoluzione nel modo di viverla?
Certo. Quando iniziai il ciclo di terapie, la vivevo male. Ero chiuso, timido, non parlavo mai. Mi escludevo. Crescendo sono cambiato, sono diventato più sicuro, gestisco meglio questo problema. Anzi lo gestisco completamente. Ovviamente anche oggi mi faccio problemi: chi assumerebbe un ragazzo balbuziente? Penso al lavoro e qualche volta mi faccio delle domande che mi fanno del male. Però poi vedo che a 19 anni studio, lavoro, ho amici, ho avuto una ragazza. Quindi la balbuzie lascia il tempo che trova.
Cosa vuoi dire a tutti i balbuzienti, soprattutto a chi ha questo disturbo in modo più evidente?
Consiglio a tutti di fare terapia. I genitori devono accettare questo disturbo, non viverlo come un handicap ma come un problema da affrontare e risolvere con metodologia. Psicologo e logopedista sono le figure chiave per esaminare e sciogliere la balbuzie. Soprattutto da bambini è necessario che i genitori non esercitino pressioni inutili. La balbuzie può svanire. Svanirà.