I rifiuti lasciati per la strade di Roma descrivono la crisi della città millenaria

Da quando è arrivato il caldo torrido che ha travolto tutta la penisola, la città di Roma è stata oggetto di un ennesimo stagionale attacco mediatico che ha dato voce alle lamentele dei romani e di coloro che vivono nella città. La situazione nelle ultime settimane è diventata sempre più insostenibile e i cittadini sono esasperati nel vedere i rifiuti che da settimane non vengono ritirati e si accumulano. Una città il cui collasso ha l’odore nauseabondo dei rifiuti cotti sotto al sole rovente, che si avvicina ai 40 gradi nelle ore pomeridiane.

Il dramma delle buche e delle strade dissestate e il sistema dei mezzi pubblici inefficace e disorganizzato sono solo altri due dei problemi che, insieme all’emergenza rifiuti, stanno accompagnando Roma verso il declino. Declino che avvicina sempre di più la capitale d’Italia ad una capitale di un paese in via di sviluppo, anziché a quella di un paese che la scorsa settimana ha partecipato al G20. Come intercettato in una conversazione di qualche mese fa della sindaca Virginia Raggi:

“Io oggi non posso chiedere ai romani di aumentargli la Tari […] I romani si affacciano e vedono la merda in città”.

La crisi dei rifiuti sta mettendo in ginocchio la città e i suoi cittadini sono furiosi

L’accumulo caotico dei rifiuti, in particolare di quelli organici, attira piccioni, insetti, gabbiani, topi, che si contendono gli avanzi di cibo che fuoriescono dai sacchetti. In un video amatoriale diffuso in queste settimane da un cittadino romano si vede chiaramente un gabbiano che caccia un topo accanto ai cassonetti pieni di rifiuti. Immagini come quelle che seguono hanno fatto il giro del mondo, non facendo di certo una positiva pubblicità alla città e all’Italia stessa. Dalle periferie al centro storico, passando per zone residenziali come Parioli e Prati, nessuna zona di Roma è stata risparmiata da tale vergogna. In alcuni quartieri la gente è arrivata a dare fuoco ai rifiuti.

Un tratto di Corso Italia, tra Porta Pia e Piazza Fiume

I romani – che non mancano mai di ironizzare sulle proprie disgrazie – hanno persino indetto su Facebook un concorso fotografico dal titolo “la monnezza più bella.” Tale ironia cela dietro di sé un disperato monito di aiuto da parte di tutti i cittadini italiani, non solo coloro che vivono nella Capitale: perché Roma è la città simbolo di un paese che sta esportando all’estero l’immagine di una discarica a cielo aperto. Negli scorsi giorni gruppi di medici, pediatri e ASL del Lazio hanno lanciato un pre-allarme di emergenza igienica, cercando così di scongiurare prudentemente una vera e propria emergenza sanitaria con il proliferare di insetti e non solo.

I rifiuti non sono un problema nuovo per Roma. La città infatti non è dotata di raccolta  differenziata porta a porta e organizzata a livello condominiale, così da poter creare e diffondere un’educazione ambientale nelle nuove generazioni e responsabilizzare quelle attuali. La crisi dei rifiuti mostra oggi il suo picco, ma in realtà gli errori da parte dell’AMA (la società responsabile della raccolta dei rifiuti nella città di Roma) sono stati sottovalutati nell’arco di tutto l’anno. Già a dicembre 2018 era avvenuto l’incendio del Tmb di via Salaria e questa primavera il rallentamento degli impianti di Malagrotta. Si stima che la metà dei mezzi di raccolta siano fuori uso, implicando così la raccolta a mano da parte degli operatori AMA. Il sistema è letteralmente in tilt.

La profonda fossa di Roma

Roma si sta scavando una fossa dalla quale non riesce ad uscire, profonda quanto le buche che si incontrano lungo le sue strade. Il problema dei rifiuti, quello delle strade dissestate, dei mezzi che non funzionano, delle stazioni centrali della metropolitana che rimangono chiuse per mesi incrementando così il disagio dei pendolari, non sono che la faccia della stessa medaglia.

La settimana scorsa è stata riaperta la centralissima stazione della metropolitana di  Repubblica, dopo ben 8 mesi dall’ultimo incidente avvenuto alle scale mobili. Parte della gente intervistata per l’occasione di riapertura era addirittura commossa per la fine della lunghissima attesa delle riparazioni; altri sarcasticamente rassegnati al disagio di una città dai tempi di ripresa incredibilmente lunghi.

Roma sembra essere lo specchio di un paese che fa fatica a risolvere i suoi problemi strutturali. Agli occhi degli esterni si presenta come una città difficile, nelle cui periferie accadono episodi di odio e intolleranza verso le minoranze dopo anni di invisibilità da parte delle istituzioni; dove il mercato del lavoro è statico e ancora troppo poco ancorato alla meritocrazia. La realtà romana viene posta in costante confronto con la realtà milanese, che viene invece descritta come una bolla europea capace di attirare investimenti e studenti stranieri. Le Olimpiadi invernali 2026 non sono che una conferma.

È proprio fermandosi a parlare con i cittadini di Roma che si percepisce la loro stessa voglia di voler ritrovare quell’orgoglio nei confronti della loro città, che sempre più si sta affievolendo. Il continuo confronto con Milano non dovrebbe essere per l’Italia intera motivo di vanto bensì di attenta riflessione, in quanto non fa altro che confermare che il paese viaggia a due velocità.

Roma è una delle città più belle e antiche del mondo, un vero e proprio museo a cielo aperto che gli altri paesi invidiano e che solo nel 2018 ha registrato 15,2 milioni di arrivi e 36,6 milioni di pernottamenti di turisti, la maggior parte stranieri. Sembra però allo stesso tempo peccare di superbia e pigrizia nel non impegnarsi a sfruttare a pieno l’enorme potenziale. La sola bellezza non basta più a rendere una città vivibile e attraente.

Il Comune di Roma risulta avere un buco di 13,6 miliardi di Euro, frutto di anni di sprechi e di mala gestione.

Un’occasione mancata

Una città tanto affascinante quanto complicata, dunque. E anche contraddittoria: nel novembre scorso a Roma si è tenuto un referendum consultivo per liberalizzazione del mercato della società di trasporto pubblico capitolino ATAC – ad ora società partecipata e al 100% in possesso di Roma Capitale. Solo il 16% degli aventi diritto è andato a votare, non raggiungendo così il quorum fissato al 33,3%. Sarebbe stata l’opportunità di far sentire la propria voce, considerando l’inefficiente sistema dei trasporti, fatto di autobus che prendono fuoco accumulando giganteschi ritardi e di una metropolitana dalla scarsa manutenzione, di cui tutti i cittadini si lamentano quotidianamente. Tale disagio dovrebbe coinvolgere e interessare tutti i cittadini, ripercuotendosi anche sul turismo e sulle testimonianze che i turisti stranieri stessi riportano nei propri paesi. Un’altra volta si è persa la possibilità di cogliere l’attimo e cambiare le cose.


CREDITS

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