Sono giorni ormai che la Capitale viene assediata da una serie di problematiche che non riesce a superare: tra le più eclatanti troviamo sicuramente l’emergenza rifiuti. La situazione è tornata insostenibile; sono tantissime le segnalazioni di commercianti, cittadini e politici che ogni giorno, tramite foto, chiamate o email, pretendono una soluzione. Nel Sud della Capitale, a segnalare la situazione ormai poco vivibile è stato l’esponente di Fratelli d’Italia, Valerio Garipoli, che ha presentato un esposto alla Procura:
“La presenza di rifiuti, con le temperature elevate possono costituire un mix più che pericoloso con conseguenti rischi igienico – sanitari per i residenti e possibili epidemie”.
A cui seguono le parole del consigliere municipale del Partito Democratico, Gianluca Lanzi:
“La situazione della raccolta rifiuti nel municipio XI da Portuense a Magliana al Trullo è al limite. Il pericolo di eventuale diffusione di batteri è molto elevato”.
Anche spostandosi al Municipio VI di Roma la situazione sembra persino peggiorare. La consigliera Capitolina del Partito Democratico Valeria Baglio denuncia infatti la necessità di un maggior interesse da parte dell’amministrazione:
“Gli operatori sono costretti a lavorare in condizioni inaccettabili, esposti a pericolose conseguenze per la salute. Nonostante questo il Campidoglio continua a minimizzare”.
In questa frase il riferimento è da legare alla preoccupante scoperta di alcuni vermi sotto i cumuli di immondizia, Sarcophaga carnaria, la cui affascinante storia viene narrata nelle pagine de Il Messaggero: bastano solo 72 ore affinchè i bigattini si sviluppino sui cumuli di rifiuti indifferenziati e organici, fino a poi prendere le forme di insetti volatili. Una situazione che si conferma preoccupante anche secondo Alessandra Brandimante, vice responsabile del Servizio igiene e sanità pubblica dell’Asl Rm1. Gli insetti di per sé non sono nocivi, ma è necessario prevenire una situazione di emergenza. Brandimante auspica infatti ad una sanificazione e bonifica dei cassonetti e dell’asfalto almeno in prossimità, al fine di prevenire situazioni di ulteriore disagio.
Luigi Bartoletti, vicesegretario Fimmg e vicepresidente dell’Ordine Medici di Roma, sottolinea l’assenza di un’emergenza sanitaria, ma segnala il dovere delle istituzioni ad operare una scelta che possa essere capace di superare e di svuotare, finalmente, i secchi dell’immondizia.
“E’ un problema irrisolto che ciclicamente in città si ripresenta. Con la situazione attuale, per evitare guai peggiori, servono delle accortezze anche da parte dei cittadini. Che, in primis, dovrebbero essere più responsabili, differenziare meglio e non abbandonare rifiuti ingombranti per strada. Poi è bene che prendano precauzioni, perché molte infezioni si trasmettono attraverso le mani: quando si aprono o si chiudono i cassonetti è opportuno o indossare dei guanti o disinfettarsi le mani subito dopo”.
Siamo quindi lontani da un qualsiasi rischio epidemiologico (e lo conferma, al termine di tutto, il ministro della Salute Giulia Grillo). Il ministro ha infatti risposto al Question Time alla Camera, sottolineando in questa occasione quali siano state le difficoltà che hanno limitato l’operato.
“la chiusura della discarica di Malagrotta e l’assenza da più di sei anni del piano regionale rifiuti della regione Lazio [..] un ulteriore appesantimento determinato dall’incendio del dicembre scorso di uno dei quattro impianti che gestiva il trattamento dei rifiuti della città in merito al quale sembrano profilarsi ipotesi dolose.”
La realtà è cruda. Mancano i mezzi, manca l’interesse da parte della cittadinanza, manca un servizio efficiente. Il 35,1% dei casi secondo il sondaggio di Euromedia boccia l’operato della Sindaca in merito alla gestione rifiuti. Ma a chi imputare le colpe? Ama spiega che tra le cause del disservizio vi è il cattivo funzionamento della TMB di Rocca Cencia e il mancato recepimento di rifiuti da parte degli impianti. E gli atti vandalici non sono pochi. Si pensi al fatto che nel 2018, circa 500 cassonetti stradali, da 2.400 litri, sono stati bruciati. Nei primi cinque mesi dell’anno corrente, 220 sono i contenitori andati in fiamme. Un danno stimato circa 160 mila euro, che pesa su ogni singolo cittadino. Ogni cassonetto costa infatti circa 800 euro, soldi che non vengono investiti.
Comunque, l’amministrazione locale non tarda a farsi sentire, e i social-network raccontano. Il primo cittadino, dopo l’incontro con Luisa Melara (il nuovo presidente di Ama) ha scritto su Facebook un post dichiarante l’intenzione di portare avanti un progetto di sinergia. Una risposta concreta che rallenta ad arrivare. L’azienda si è attualmente attivata in un ciclo continuo di igienizzazione e sanificazione dei cassonetti, contando un totale di 1500 interventi, svolto solo su itinerari mirati, di alto interesse comune.