Sono sufficienti un paio di occhi attenti e sensibilità per i dettagli per accorgersi facilmente che da qualche anno ormai le mura delle nostre città sono decorate da testi poetici. Questa nuova tendenza, la poesia di strada, nasce come variante della street art e del graffitismo. Oggi è una vera e propria tendenza poetica, diffusa non solo in Italia ma anche in altri paesi europei.
Ma perché nasce la poesia di strada, o street poetry, o poésie des rues?
Al momento non c’è un vero e proprio studio al riguardo. Ciò che questa tendenza dimostra è sicuramente la volontà di rilanciare la poesia partendo proprio dalle strade e dalle città. In una società in cui domina la dimensione visiva, la scelta di utilizzare manifesti, volantini, scritte sui muri, va chiaramente nella direzione di un ampliamento democratico del pubblico: il genere poetico, appannaggio di pochi eletti, si manifesta così di fronte agli occhi di tutti, accessibile a chiunque.
Ugualmente, questo modo di comunicare si mostra tanto innovativo e diretto quanto “atipico”, se consideriamo che viviamo in un mondo in cui la comunicazione è dominata dai social media. È questo l’ingrediente segreto della poesia di strada: è cosi fuori dall’ordinario da attrarre la nostra attenzione e colpirci.
Un esempio italiano che merita attenzione, forse non molto noto, è lo “stendiversomio”. Non si tratta di un movimento, né di un gruppo: l’ideatore di questa poetica, concepita nel 2014 ispirandosi al M.e.P (movimento per l’emancipazione della poesia, nato nel 2010), è Andrea Masero. Il suo progetto muove i suoi primi passi nell’anonimato, scegliendo come supporto per l’esposizione delle proprie poesie i cestini urbani. Distici, terzine, quartine firmate “Ma Rea” (pseudonimo che ha scelto inizialmente) compaiono sui cestini nelle strade di Ferrara. Il nome che lui stesso dà a questa sua prima iniziativa è “cestinamenti” : è solo il primo di una serie di progetti mensili, che si concluderà sette mesi dopo con “versi da bar”, progetto che consiste nel lasciare nei caffé dei piccoli volantini (della misura di salviette da bar, appunto) che riportano dei piccoli testi poetici. L’invito che quest’ultima campagna lanciava, scrive l’autore, era quello di “prendere una, o più salviette, per pulirsi la bocca da certi usi del nostro linguaggio”.
L’esperienza che più di tutte riesce a colpire il pubblico è quella del “bucato poetico”: volantini a forma di
È in seguito al bucato poetico che Andrea Masero sceglie di coniare il termine “stendiversomio” per riferirsi alla propria poetica. Il neologismo unisce i due termini stendibiancheria e versuro (“aratro” in dialetto veneto, anche se potremmo facilmente leggere un riferimento ai versi). Andrea spiega che il termine scelto descrive al meglio il suo modus operandi: l’aratro per far affiorare in superficie i segreti del suo inconscio e lo stendino per “appenderli ad asciugare”, rendendoli palesi.
Oggi è infatti SV la sigla usata per firmare i suoi versi. Come lui stesso sottolinea, è lo stendiversomio, la sua poetica, a essere protagonista; Ma Rea, in quanto corpo, è divenuto il mezzo attraverso il quale essa si esprime.
Allo scadere del settimo mese l’autore, finora rimasto anonimo, sceglie di uscire allo scoperto. Nel 2015 la sua tesi di laurea dal titolo Via dalla street art: poesia di strada definisce le origini della street poetry, ricostruendo anche le tappe del suo progetto personale di poesia errante.
La sua attività oggi continua, accanto a progetti fotografici, allestimenti e mostre organizzate. La cronaca dei suoi progetti è riportata dalla sua pagina Facebook e il suo account Instagram.
Lo stendiversomio è uno dei tanti esempi italiani ed europei che mostrano la poesia in una veste nuova e semplice. I più affezionati alla poesia tradizionale potrebbero rimproverarle un abbassamento del livello estetico, dal momento che questo tipo di poesia rompe il confine tradizionale del foglio di carta, avvicinandosi al genere del graffitismo. E se invece costituisse una nuova forma di avanguardia poetica?
Quello che è chiaro al momento è che questo genere di comunicazione “offline” tenta soprattutto di entrare in contatto con le persone sorprendendole, per rilanciare l’interesse verso la poesia e allo stesso tempo stemperare il grigiore del paesaggio urbano.
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