Può la sete di libertà, la vitalità e l’indipendenza portare alla morte e all’autodistruzione? Siamo agli inizi del XIX secolo a Siviglia e Carmen è la più sensuale delle gitane, ma per non rinunciare alla propria vita libera tra tarocchi e fughe con i contrabbandieri andrà incontro alla morte per mano di Don Josè, incapace di accettare la fine del loro amore.
L’autore è Georges Bizet e il libretto in francese è di Henri Meilhac e Ludovic Halévy. Carmen debuttò sul palcoscenico il 3 marzo 1875 all’Opéra-Comique di Parigi e fu un fiasco. Il pubblico non era ancora “maturo” per apprezzare la scabrosità e l’eccessivo realismo dei temi trattati, abituato a tutt’altro. Bizet morì nella delusione tre mesi dopo, a trentasei anni, dopo aver composto quest’ultima opera considerata ingiustamente dissoluta e immorale. La Carmen è stata ben presto rivalutata e oggi è una delle rappresentazioni più messe in scena al mondo.
La vicenda è tratta da Carmen, novella di Prosper Mérimée. Sin dall’overture è evidente il tema di eros e thanatos, infatti, l’opera inizia con un inconfondibile tema travolgente ed energico, ma subito un’ombra di inquietudine s’insinua nella melodia: è il destino di morte che attende Carmen. Don Josè è un giovane brigadiere di servizio a Siviglia, fidanzato con la dolce Micaela, sua sorella adottiva. La sua esistenza retta e rispettosa delle regole viene sconvolta dall’incontro con Carmen, una zingara che considera l’amore come un uccello ribelle, che nessuno potrà mai addomesticare. Da subito la gitana si presenta come una donna libera e sensuale, una femme fatale sprezzante di ogni autorità che seduce il brigadiere cantando l’habanera, una delle arie più celebri dell’opera lirica. Georges Bizet compose tale aria ispirandosi all’habanera El Arreglito, di moda nei cabaret dell’epoca. Il compositore pensava che si trattasse di musica popolare, solo successivamente apprese che era un brano composto pochi anni prima da Sebastiàn Iradier. Bizet risolse la questione aggiungendo una nota allo spartito.
Dapprima Don Josè non degna la gitana di uno sguardo, ma si innamorerà inaspettatamente e perdutamente di lei. Carmen vorrebbe che Don Josè diventi contrabbandiere per vivere una vita priva di regole e libera: inizialmente il soldato rifiuta tale stile di vita, ma finisce per cedere. Un giorno Micaela avvisa Don Josè che la madre è morta, così il contrabbandiere è costretto a seguirla abbandonando Carmen. Entra in scena il torero Escamillo sulle note del coro Toreador, si innamora di Carmen e la invita ad assistere alla corrida di Siviglia. Fuori dall’edificio dove si svolge la feroce battaglia tra l’uomo e il toro, Don Josè, ormai in rovina per colpa della gitana, incontra Carmen. La donna ha perso ogni interesse per lui, eppure decide di incontrarlo nonostante le carte abbiano preannunciato la sua morte. Don Josè invita la zingara a iniziare una nuova vita insieme in un altro paese, ma Carmen rifiuta. Il soldato, cieco di gelosia e consapevole di aver perso ogni cosa, la uccide con una pugnalata. La scena della morte è carica di pathos perché le note della tragedia sanguinosa si alternano a quelle trionfanti e festose della corrida che si sta svolgendo all’interno dell’edificio presso cui si trovano i protagonisti.
La Spagna è accuratamente ricreata attraverso la presenza dei gitani, la corrida e i toreri, le montagne dei contrabbandieri, la città di Siviglia e i nomi dei personaggi; l’ambientazione latina e la passionalità del popolo spagnolo sono perfetti come scenario per la trama. L’opera appartiene al verismo, infatti i personaggi in scena appartengono prevalentemente al popolo e compaiono elementi molto crudi per l’epoca come il contrabbando, l’illegalità, l’omicidio, il libertinaggio femminile. Non esistono inoltre personaggi completamente positivi o negativi perché la loro psicologia è complessa e articolata: come considerare per esempio Carmen, una perfida seduttrice o un’eroina tragica che lotta per la propria libertà? Carmen non è solo una bella e seducente zingara, ma è soprattutto un personaggio femminile forte e anticonformista, pertanto è estremamente attuale. Il suo gesto estremo di sfidare Don Josè andando incontro alla morte per restare fedele ai propri principi ha indotto i critici a paragonarla a Don Giovanni, che preferisce sprofondare all’inferno piuttosto che pentirsi dei propri peccati. Il fascino della gitana deriva più dal suo spirito indipendente che dalla leziosità femminile.
Lo spettacolo fu allestito attraverso svariate difficoltà e la direzione artistica insistette per concludere lo spettacolo con un lieto fine, ma Bizet ipretese un epilogo tragico. Magistrale e certamente ricordata nel tempo l’interpretazione di Maria Callas.