Putin e il liberalismo ormai obsoleto

Il liberalismo è diventato obsoleto, almeno secondo il leader russo Vladimir Putin. E no, non si sta parlando di un modello di smartphone superato da quelli successivi o di uno stile di abbigliamento. Si sta facendo riferimento ad una dottrina che favorisce la libertà d’azione di ogni singolo individuo e che si batte per i diritti civili.

Quest’affermazione è stata rilasciata da Putin il 27 giugno in un’intervista con la rivista britannica Financial Times. Come si può immaginare, le parole del presidente hanno fatto il giro del mondo. Il leader del Cremlino durante il colloquio con i giornalisti ha giustificato questa frase sostenendo che “quest’idea è entrata in conflitto con gli interessi della maggioranza della popolazione“.

A quanto pare, secondo il presidente russo un migrante sarebbe libero di compiere qualsiasi violenza, dallo stupro all’omicidio, senza subirne le conseguenze legali. Questo perché i suoi diritti da migrante prevarrebbero su qualsiasi altra cosa. La realtà, però, è ben diversa: chiunque (inclusi gli immigrati, gli apolidi e i rifugiati) deve rispondere dei propri reati. Nel caso dei migranti, la legge a cui si fa riferimento è quella dello stato in cui risiedono.

Non è però finita qui. Vladimir Putin si è espresso anche sulla questione dell’identità di genere.  Prima ha messo le mani avanti, sostenendo che ognuno potesse vivere la propria sessualità come meglio credesse. Poi si è contraddetto da solo, continuando a difendere la legge federale russa contro la propaganda gay, promulgata nel 2013, ma ideata 7 anni prima. Lo scopo della norma? Proteggere i bambini dalle informazioni che promuovono una negazione dei valori familiari tradizionali, come viene ben specificato dallo stesso titolo della legge.  Attualmente questa normativa è in vigore in 10 regioni della Russia e la sua trasgressione comporta sanzioni amministrative e penali.

Nell’intervista Putin rimarca ancora le sue idee riguardo l’identità di genere, affermando di voler dare la precedenza alla cultura, alle tradizioni e ai valori della famiglia. L’idea di famiglia “normale’” è molto ricorrente nei discorsi del Premier  e di altri politici russi. Nella già citata legge del 2013, infatti, uno degli obiettivi è appunto proteggere i bambini dalla visione di contenuti che potrebbero far percepire l’omosessualità come un comportamento normale, accettato. Il presidente si scaglia anche contro la questione del genere, sostenendo come l’idea che ne esistano cinque o sei sia assurda.

La situazione in Russia per quanto riguarda i diritti LGBTQ+ è evidentemente molto grave. Addirittura, nel 2012 i Pride sono stati aboliti in Russia per 100 anni. Di conseguenza, se un individuo volesse marciare per fare valere i propri diritti, potrebbe farlo ma a suo rischio e pericolo. La motivazione alla base di questa scelta del Cremlino sarebbe quella di voler evitare possibili disordini pubblici, anche se risulta difficile crederci viste altre leggi in vigore che limitano la libertà di scelta in questo ambito.

In realtà queste affermazioni del presidente russo non dovrebbero sorprendere più di tanto. L’Osservatorio dei Diritti Umani nel suo resoconto del 2018 ha denunciato diversi fatti avvenuti in Russia che hanno violato diritti civili di base. Come detto prima, anche a causa di diverse leggi la comunità LGBTQ+ è una di quelle più colpite. Ad esempio, la legge contro la cosiddetta propaganda gay è stata applicata per oscurare un sito, ParniPlus, che si occupava della sensibilizzatone riguardo il virus dell’HIV.

Inoltre in Cecenia continuano gli attacchi verso omosessuali e transessuali, e le autorità non si sono impegnate a far luce riguardo le retate anti-gay avvenute l’anno scorso proprio in questa regione. Durante gli attacchi, la polizia ha torturato un centinaio di uomini per via della loro sessualità; alcuni a causa delle violenze subite hanno perso la vita.

Anche la libertà di religione, oltre a quella di amare chi si vuole, non è affatto scontata in Russia. Nel 2017 una sentenza della Corte Suprema russa ha messo al bando tutti i gruppi di Testimoni di Geova, considerati estremisti. Così, nel 2018 sono iniziate perquisizioni domiciliari, raid ed interrogatori organizzati dalla polizia a caccia di fedeli.

Un altro diritti civile fondamentale, la libertà di riunione, è stato seriamente compromesso nel corso dello scorso anno. Più di 1600 persone che hanno preso parte a manifestazioni pacifiche contro la corruzione sono state arrestate o sono rimaste vittime di episodi di abuso di potere da parte delle autorità. La motivazione degli arresti era semplicemente aver preso parte a questo marce. Anche 14 giornalisti che si trovavano sul campo per documentare gli eventi sono finiti in manette.

Ledere alla libertà di riunione va di pari passo con la limitazione della libertà di espressione. Organizzatori di proteste e attivisti politici sono stati trascinati in battaglie legali a causa delle loro idee controcorrente. Nei casi più gravi, hanno subito anche violenza fisica da funzionari della sicurezza.

Per completare il quadro, in Russia dal 2017 è possibile non passare nemmeno un minuto in carcere se si compie violenza domestica. Ciò a causa di una legge che depenalizza la violenza domestica se commessa da un parente stretto e se non ci sono conseguenze gravi a livello fisico. Le autorità possono intervenire nel caso in cui il colpevole sia già stato condannato per lo stesso motivo. Anche nell’eventualità che la persona che compia il reato venga considerata responsabile, la pena massima prevista è un periodo di 15 giorni in carcere e una multa ridicola, se paragonata al crimine.

I diritti umani e civili sono una delle cose più preziose che può avere una persona proprio perché tutelano la sua libertà di azione e di scelta. Senza di essi, vivremmo ancora in società dove non ci si potrebbe sposare se di “razza” diversa, dove le donne non potrebbero votare e dove le violenze e le torture non verrebbero punite.

Davvero la libertà può essere obsoleta?

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