Il 21 giugno 2019 tra gli scaffali delle librerie e dei negozi di dischi, nonché sulle principali piattaforme streaming, fa capolino Prince. Una copertina che sembra un graffito abbozzato sui muri da qualche street artist, uno sguardo in macchina. Non molto accattivante come grafica.
Il disco, prodotto dalla Prince Estate, in collaborazione con Jay-Z, raccoglie 15 tracce: 14 demo mai pubblicate e una versione di Nothing Compares 2 U, scritta dallo stesso Prince e portata al successo qualche anno dopo da Sinéad O’Connor.
Se l’album proposto ha nome Originals, il primo passo da intraprendere è cercare di capire quanto di Prince e quanto della musica sia effettivamente originale. Le canzoni raccolte non sono infatti del tutto inedite: il musicista le scrisse e le regalò ad alcuni dei suoi pupilli, allora emergenti o quasi, tra cui Sheila E., The Time, The Bangles (ne abbiamo parlato qui).
Pura trovata commerciale? Omaggio postumo, come se ne vedono molti ultimamente? L’astuta operazione di marketing non è cosa da trascurare, ma risulta ben congegnata e riesce a convincere sia il fan di Prince, sia chi si accosta all’artista di Minneapolis per la prima volta.
Succede così quando le fonti sono inesauribili: quello che si trova è sempre più di quello che si cerca. La Prince Estate non si accontenta di rilasciare una preziosa antologia di brani rimasti inediti: il 23 giugno, a soli due giorni dal lancio ufficiale dell’album, rilascia una nuova clip. Una carrellata di video di prove, accompagnati da una canzone.
Siamo nel 1984. Prince si prepara per il Purple Rain Tour, e intanto scrive un brano per il gruppo femminile The Bangles. La traccia, Manic Monday, sulla bocca di Susanna Hoffs, leader del neonato gruppo, suona come una filastrocca: il risveglio da un dolce sogno. Sulla bocca che prendiamo in considerazione, invece, Manic Monday è più matura, meno tenera. Soprattutto, non teme di sperimentare nel finale, che si discosta radicalmente dalla versione nota.
Nothing compares 2 U
Manic Monday è un po’ il punto di partenza se si vuole ascoltare la compilation per intero. L’altra canzone che il fan di Prince non può assolutamente tenere per ultima è quella che invece, nell’ordine dei brani, spicca in posizione finale. Nothing compares 2 U, scritta in origine per la band dell’ex fidanzata, The Family, e nota nella versione di Sinéad O’Connor, sa commuovere.
Il brano cantato da Prince è l’unico dell’album già edito in precedenza. Il 19 Aprile 2018, la Prince Estate aveva infatti rilasciato un video, che mostrava il cantautore nel luogo dove la traccia venne incisa: la Flying Cloud Drive Warehouse a Eden Prairie, Minnesota.
Poco original, dunque, all’interno di Originals, ma comunque splendida, si leva il canto di Prince. Forse la sua versione non conquista come quella della O’Connor, il cui videoclip (con un intenso primo piano) resta oggi uno dei più famosi al mondo; ma si difende bene. La voce di Prince, struggente e malinconica, lascia il posto verso il minuto 3 a un magnifico assolo di sax.
Dimenticabile, per restare nell’ambito della ballad, è invece Love… Thy Will Be Done. Il brano, romantico e melenso, non si discosta praticamente in nulla dalla versione di Martika, la cantante americana a cui Prince regalò la demo. Sex Shooter, scritto per Apollonia 6, funziona allo stesso modo, eccezione fatta per i tratti di falsetto tipici del cantautore.
Canzoni per Sheila
Batterista e prima master of ceremonies al femminile, Sheila Escovedo, nota come Sheila E., occupa un posto di primo piano all’interno di Originals. A Sheila – che lavorò con Prince negli anni ’80 – il musicista fece dono di ben quattro demo: Noon Rendezvous, Holly Rock, The Glamorous Life e Dear Michaelangelo.
Sheila fu per Prince percussionista e desiderata compagna di vita: nel 1977, durante l’esecuzione di Purple Rain, il cantautore le chiese di sposarlo. Del matrimonio, purtroppo, non se ne fece poi nulla.
I’ve been wondering what to wear
I love our noon rendezvous
I know you tell me you missed me
And I want to make love to you.
La storia d’amore tra Sheila e Prince forse fu un rendez-vous di mezzogiorno. Passeggero, ma pur sempre degno di essere cantato. Lo canta Sheila e lo canta Prince, con un falsetto quasi femminile.
Una voce memorabile
L’originalità di Prince sta nel giocare con la propria straordinaria estensione vocale: un timbro grave domina il ritmo funky di Holly Rock e di The Glamorous Life, mentre l’acuto torna in Dear Michelangelo.
Un altro Prince. Un’altra voce. Grave, baritonale, viscerale. Ci si potrebbe fermare qua, a You’re My Love, la traccia numero 7, cuore dell’album. Nel 1987 il cantante cedette il brano a Kenny Rogers, noto per i suoi pezzi country. Una canzone orecchiabile, che colpisce non per la qualità e la profondità del contenuto, quanto per la voce solista. Il timbro di Kenny Rogers è molto bello, ma l’intensità che Prince trasmette non ha nulla da invidiargli.
Per il resto nell’antologia non mancano nemmeno l’elettronica (Make Up) o la musica dance (Wouldn’t You Love to Love Me?). C’è anche il sound che va a 100 MPH e quello un po’ più lento, quello di Baby, You’re a Trip.
In conclusione, Originals è un gran contenitore. Di stili, generi, voci sempre diverse.
Cosa c’è di originale? Il fan di Prince lo conosce bene. È la capacità di un artista che ha saputo sperimentare, che non ha temuto di piegare la propria voce in ogni modo, a qualsiasi tono, per arrivare dove nessun altro forse è mai arrivato. Se questo è il risultato, l’unica speranza è che dalla Prince Estate, custode fedele dell’archivio dell’artista, arrivino presto altre sorprese.