È stata ufficialmente battuta all’asta lo scorso 19 giugno, la pistola con cui Vincent van Gogh (1853-1890) si sarebbe sparato al petto il 27 luglio 1890.
La pistola in questione è stata venduta per 162.495 euro dalla casa d’asta AuctionArt, presso l’Hotel Drouot di Parigi, storica casa d’aste specializzata nella vendita di opere d’arte e oggetti legati al mondo artistico.
Le condizioni della morte di Van Gogh sono ancora oggi fonte di dubbio e speculazioni, nonché un tema su cui gli storici dell’arte spendono fiumi di inchiostro e attorno a cui si creano costantemente nuove teorie. C’è chi ritiene sia stato un incidente e chi pensa invece che il pittore olandese si sia sparato volontariamente, con la chiara intenzione di uccidersi.
Comunque siano andate le cose, in quel 1890, si sa per certo che Van Gogh è morto a causa di un colpo d’arma da fuoco, che rispecchia le caratteristiche della pistola venduta il mese scorso.
La pistola è stata ritrovata negli anni Sessanta del Novecento da un contadino nel campo dove sarebbe presumibilmente avvenuta la tragedia, ad Auvers-sur-Oise. Avendola donata al proprietario dell’albergo Ravoux -lo stesso dove Van Gogh morì due giorni dopo l’incidente, il 29 luglio, tra le braccia del fratello Theo,- la pistola è rimasta in famiglia, generazione dopo generazione.
È un revolver modello Lefaucheux, calibro 7 mm, che corrisponde al proiettile descritto dal Dottor Gachet -il dottore del paese, nonché amico di Van Gogh e soggetto di alcune tele meravigliose- dopo aver visitato il pittore, a seguito dell’incidente. Le analisi condotte sulla pistola hanno confermato che questa sarebbe stata utilizzata poco prima di essere abbandonata nel campo, e che sarebbe rimasta sepolta nel terreno per un tempo tra i cinquanta e gli ottant’anni.
Ad aggiudicarsi il prezioso cimelio, è stato un privato di cui non è stata rivelata l’identità, per 162.495 euro, superando di molto le stime della casa d’asta, che prevedeva una vendita tra i 40.000 e i 60.000 euro.