Ci sono stati John Lennon e Yōko Ono, Kurt Cobain e Courtney Love. Ancora prima Johnny Cash e la sua June. Che siano più o meno celebri il mondo della musica trabocca di storie d’amore tenere, creative, anomale. Ma quando l’amore diventa tragedia alla lista si aggiunge la coppia punk rock per eccellenza, Sid Vicious e Nancy Spungen, i Sid & Nancy dell’omonimo film di Alex Cox con Gary Oldman (1986).
Lui, John Simon Ritchie – ribattezzato Sid Vicious per via del criceto molto vicious, malefico, che possedeva – è noto al mondo per essere stato il bassista dei Sex Pistols, la band che lanciò il punk nell’Inghilterra degli anni ’70. Nel 1975, tuttavia, Sid non sa ancora suonare il basso. Quando l’amico John Lydon, conosciuto al college, gli propone di entrare nella sua band, i neonati Sex Pistols, lo fa non perché Sid abbia effettivamente la stoffa del musicista, ma perché la sua immagine, controcorrente e trasgressiva, è perfetta per i media e per il punk. È un’icona di stile.
Lei, Nancy Spungen, è una ragazza strana, un po’ irrequieta. Dopo aver tentato il suicidio a quattordici anni e aver ricevuto una diagnosi di schizofrenia l’anno successivo, sceglie di guadagnarsi da vivere facendo la spogliarellista. Nancy conosce Sid a Londra, nel 1977. Lei fa la groupie, lui è appena entrato nella band e sta imparando a suonare il basso.
È proprio John Lydon, il frontman dei Sex Pistols, a mettere in guardia Sid da quella che si prospetta una relazione molto pericolosa: Nancy è infatti una pesante consumatrice di eroina e lo sarà per tutta la vita. A nulla valgono consigli e rimproveri: i due si piacciono, diventano in poco tempo inseparabili. Vicious, già tossicodipendente, inizia a fare uso di eroina.
No one is innocent
Il 1977 è l’anno della ribellione. A maggio, i Sex Pistols incidono il loro secondo singolo: God Save the Queen. Sulla copertina del disco appare il volto della regina Elisabetta II con la bocca e gli occhi coperti da un nastro: la sovrana è zittita. La canzone viene censurata dalla BBC, mentre si leva il grido:
There’s no future In England’s dreaming.
Disillusione e nichilismo sono parole chiave di una generazione che ha perso ogni motivo di speranza per un futuro migliore. Sid Vicious e Nancy Spungen non fanno eccezione.
Le cronache, le testimonianze, e il film di Alex Cox, svelano un amore votato all’autodistruzione. L’affetto per Nancy si muta presto in ossessione e dipendenza. Anche la tournée in America, che allontana il bassista dalla fidanzata per un mese, non migliora la situazione. Sid sale ubriaco sul palco, mostra tagli sul torace e atti masochistici. Le crisi di astinenza si fanno sempre più forti: astinenza da Nancy e astinenza dalla droga significano ormai la stessa cosa. Nel 1978, Vicious viene ricoverato in fin di vita, dopo l’ennesima overdose.
È il momento della rottura. Il bassista lascia la band e si trasferisce con la compagna a New York. L’idillio non dura a lungo. Il 12 ottobre 1978, Nancy viene trovata morta accoltellata nella stanza numero 100 del Chelsea Hotel. Nella camera c’è solo Vicious, ed è proprio Vicious ad allertare la reception, per poi crollare in uno stato catatonico. Sul corpo di Nancy e sul coltello che l’ha uccisa ci sono le impronte del fidanzato, ma quest’ultimo sembra essere troppo imbottito di droghe e di farmaci per rendersi conto di quello che è accaduto.
Non sembrano esserci dubbi sul colpevole. Eppure, c’è chi giura che Sid Vicious non avrebbe mai potuto uccidere l’unico grande amore della sua vita. Nessuna traccia di eroina, inoltre, viene trovata nella stanza. Sembra invece che Vicious avesse assunto quella sera 12 dosi di Tuinal e 12 di Dilaudid, sedativi così potenti da condurre addirittura alla morte in breve tempo. È probabile dunque che Sid fosse stato incosciente nel momento dell’omicidio. Il mistero si infittisce quando un testimone, ospite dell’albergo, rivela di aver visto uno spacciatore, un certo Redglare, uscire dalla camera 100.
Vicious resta in carcere per poco, ma gli atti sconsiderati continuano. Tenta il suicidio con un rasoio, poi viene nuovamente incarcerato per comportamenti violenti. Il 2 febbraio 1979 Vicious viene trovato morto per overdose, a soli ventuno anni. Accanto al letto c’è un biglietto: il musicista vuole essere sepolto con la giacca, gli anfibi, accanto all’amata Nancy. Per volontà della madre, Sid viene invece cremato. Si racconta che le ceneri siano state sparse sulla tomba della fidanzata, ma il loro destino non è tuttora certo.
Di incertezze, in realtà, ce ne sono tante. Quarantuno annidopo la morte di Nancy, il mondo si chiede ancora se sia stato davvero lui, Sid Vicious, colui che l’amava più di ogni altra cosa, ad averla uccisa. Se il film di Cox non lascia dubbi sulle colpe del bassista, molti continuano a proclamarne l’estraneità.
God save all us sinners, God save your blackest sheep God save the good samaritan and god save the worthless creep.
Il quarto singolo dei Sex Pistols, pubblicato nel 1978, non parla di Sid, all’epoca già fuori dalla band. È il 30 giugno e Nancy è ancora viva. Eppure, mai ci furono parole più adeguate o più profetiche.
Dio salvi i peccatori; Dio salvi il buon samaritano, ma anche la pecora più nera. D’altronde, nessuno è innocente. Non è tanto il perfetto tema nichilista caro ai Pistols degli anni ’70, ma è l’amara consapevolezza che colpa e innocenza non sono poi così importanti. Se si è tutti colpevoli, allora non lo è nessuno.
Il caso Sid e Nancy è oggi ormai archiviato, ma c’è chi continua a parlare di colpa. Quale sia quella di Sid non è ancora del tutto chiaro. Forse, solo quella di aver amato troppo.
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