Il 9 marzo di quest’anno, Barbie, l’iconica bambola che ha lasciato un segno nell’infanzia di milioni di bambine in tutto il mondo, ha compiuto sessant’anni. Dopo sei decadi, tuttavia, non ha sviluppato nemmeno una ruga o un capello bianco, anzi sembra più giovane che mai. In occasione del suo sessantesimo anniversario, Mattel, il brand che si occupa della sua produzione e distribuzione, ha festeggiato su scala globale tutte le donne che Barbie è riuscita a celebrare: modelli femminili provenienti da contesti sociali differenti, con fisicità e di etnie diverse, che sono riuscite a rompere gli schemi e a diventare modelli di ispirazione per le generazioni future.
La prima Barbie è nata infatti il 9 marzo 1959, quando, in seguito alla creazione da parte della co-fondatrice di Mattel, Ruth Handler, è stata presentata all’American International Toy Fair, ottenendo fin da subito un enorme successo. Negli anni la famosa bambola ha subito diverse trasformazioni, spesso controverse, che hanno portato i consumatori ad accusare l’azienda di proporre modelli di fisicità e femminilità irrealistici, che avrebbero potuto distruggere le aspettative e l’autostima delle giovani acquirenti. Nonostante ciò, da semplice bambola di provincia, ideata da una madre che voleva mostrare a sua figlia che sarebbe potuta diventare tutto ciò che desiderava, Barbie si trasforma a pochi anni dal suo lancio sul mercato in un vero e proprio fenomeno culturale e di costume, facendo inoltre salire alle stelle il fatturato della Mattel, oggi una delle aziende leader nel campo dei giocattoli.
A partire dagli anni Settanta, Barbie si trova a fronteggiare le prime critiche femministe, alle quali la sua compagnia replica attraverso l’introduzione di nuovi modelli di bambola che svolgono professioni a quel tempo proibitive per le donne: già nel 1965, quattro anni prima dello sbarco sulla luna, è astronauta; nel 1973 è chirurgo in un’epoca nella quale ben poche donne frequentano l’università di medicina; nel 1992 si candida alla presidenza degli Stati Uniti, mentre nel 2000 è ingegnere informatico. Oggi la bambola continua ad evolversi per rimanere al passo con i tempi: è infatti diventata influencer e può vantare un canale YouTube seguito da oltre 5 milioni di persone, un profilo Facebook con più di 14 milioni di seguaci, più di 200.000 follower su Twitter e oltre 1.3 milioni di follower su Instagram.
Tuttavia, le polemiche relative all’immagine di donna veicolata da Barbie non hanno mai smesso di diffondersi, fino a quando, nel 2016, la Mattel ha deciso di reinventare l’immagine originaria della bambola, proponendo un giocattolo meno stereotipato e più inclusivo. La società ha così introdotto nuovi modelli di Barbie, partendo da tre tipi di fisicità diversi (curvy, petite e tall), da sette tonalità di pelle, ventidue colori degli occhi e ventiquattro acconciature differenti. In seguito, sono state promosse anche le Barbie LGBT-friendly, le varianti appartenenti ad altre culture, come le Barbie con l’hijab, e le bambole che si ispirano a donne che hanno fatto la storia nel mondo reale, distinguendosi in campi di vario genere.
Per questo mese sono in programma ulteriori novità. La Mattel ha infatti deciso di lanciare sul mercato nuovi modelli dell’iconica bambola, con lo scopo di rispecchiare sempre più a fondo la società odierna: saranno così prodotte Barbie con fisici meno perfetti, oltre a un modello con una protesi a una gamba e a uno su una sedia a rotelle. L’obiettivo è, in questo caso, duplice: da una parte, l’azienda desidera collaborare all’abbattimento dei pregiudizi nei confronti delle persone con disabilità e, dall’altra, vuole mostrare le mille sfaccettature della bellezza.
Per la realizzazione della Barbie con la protesi alla gamba la compagnia ha deciso di collaborare con un’attivista per i diritti dei disabili, Jordan Reeves, di soli 13 anni, nata con un’anomalia congenita al braccio sinistro. Insieme a lei, la Mattel ha ideato una bambola con una protesi che, all’occorrenza, può essere rimossa, per rendere il momento del gioco un’esperienza più concreta. Per la creazione della Barbie sulla sedia a rotelle, invece, l’azienda si è rivolta all’UCLA Mattel Children’s Hospital di Los Angeles per realizzare una sedia a rotelle che fosse la copia esatta di quelle utilizzate dalle persone con disabilità permanente.
Appare chiaro che in sessant’anni di vita Barbie abbia fatto molta strada, abbia subito molti cambiamenti e superato molte polemiche, ma che, allo stesso tempo, sia sempre riuscita a ritagliarsi un prezioso spazio nel cuore delle bambine di tutto il mondo, che, oggi più che mai, possono sentire i propri sogni e le proprie speranze rappresentate da questa piccola grande bambola. Dopo sessant’anni di controversa carriera, riuscirà Barbie a sopravvivere all’era dei social e dell’immaterialità?