Il femminismo non è un bastone con cui colpire altre donne. Una metafora banale, quasi scontata, una frase fatta ‘’giusto per’’. Eppure non è così. Questo concetto, così basilare, ma allo stesso tempo così difficile da vedere in atto, sembra passare sempre in secondo piano, per lasciare spazio a sentimenti di invidia, repressione e giudizi.
Quest’amara frase fu la replica dell’attrice Emma Watson alla bufera mediatica scatenatasi in seguito a un suo servizio fotografico per la rivista Vogue nel 2017. Infatti, moltissime donne hanno giudicato incoerente con le sue campagne femministe la scelta di farsi ritrarre in topless.
Il termine femminismo oramai viene molto spesso abusato, trascendendo così dal suo significato originale. Infatti, stando al vocabolario Treccani, la parole si riferisce a:
un movimento che auspica un mutamento radicale della società e del rapporto uomo-donna attraverso la liberazione sessuale e l’abolizione dei ruoli tradizionalmente attribuiti alle donne.
Molto spesso, però, si tende a dimenticare l’obbiettivo finale, ossia la parità e il rispetto fra i due sessi. Così, ci si concentra su piccolezze, come il topless della Watson, lasciando in disparte quelle che sono le cause realmente importanti. Quindi, come si può sperare in un cambio di paradigma se all’interno del movimento si rischia di venir attaccate da persone che credono nella stessa causa?
Come citato prima, uno degli obiettivi principali del movimento è l’abolizione dei ruoli tradizionalmente attribuiti alle donne. L’abolizione dalla figura di madre/angelo del focolare è uno dei cardini attorno cui girano le lotte femministe fin dagli albori della corrente. Tuttavia, sembra che nella società attuale ciò non sia ancora avvenuto.
Un esempio banale, ma che rende bene l’idea, lo si può trovare scorrendo i profili Instagram di personalità come Chiara Ferragni e Kylie Jenner. Le due sono recentemente diventate madri, moltiplicando lo sciame di critiche che già le seguiva prima delle gravidanze. Commenti come ‘sei una madre ora, copriti’ oppure ‘sempre in giro, mai con il bambino’ sono all’ordine del giorno. Incredibilmente, la maggioranza di questi pareri non richiesti vengono proprio da altre donne, che evidentemente non riescono proprio a gioire del successo altrui. Ferragni e Jenner possono sicuramente stare antipatiche, sotto molti punti di vista possono risultare controverse. Ciò non toglie che i traguardi che hanno raggiunto siano notevoli. Soprattutto, queste figure di donne e madri indipendenti e di successo dovrebbero essere solo che recepite positivamente, specialmente da altre ragazze. Diventare genitore non preclude automaticamente avere successo nell’ambito lavorativo, e neppure il potersi sentire ancora belle, sexy senza trascurare la propria immagine (se lo si ritiene importante).
Se a Chiara e Kylie i commenti non toccano particolarmente, per molte altre non è così. Le conseguenze psicologiche di abusi del genere possono essere molto gravi, soprattutto se avvengono in periodi delicati come quello dell’adolescenza.
Ciò che sta alla base di comportamenti simili molto spesso è pura e semplice invidia. Questo è un sentimento molto complesso con una miriade di sfaccettature, quasi connaturato nella natura umana e quindi facile da provare. Secondo gli psicologici, l’invidia è un meccanismo che entra in gioco quando ci si sente inferiori confrontandosi con un’altra persone. Diventa un mezzo di auto-difesa perché rappresenta un tentativo di recuperare la stima di se stessi. Il problema è che, per recuperare l’autostima, si tende a svalutare il successo dell’altro, il suo aspetto o qualsiasi trigger che faccia scattare l’invidia.
Ciò non è solo doloroso per chi è vittima di frecciatine e commenti, ma anche per la stessa persona invidiosa. In caso di problemi in un rapporto stretto, come ad esempio fra amiche, ciò può portare all’allontanamento delle due, causando sofferenza in entrambe le parti.
È evidente come questo sentimento non possa andare d’accordo con l’intero concetto di femminismo. Nonostante l’invidia nasca nell’inconscio e quindi sia difficile da controllare, non ci sono giustificazioni per le critiche, i giudizi e le cattiverie gratuite. Soprattutto fra donne, dove la competizione è molto alta ed è ancora difficile essere prese sul serio in ambienti considerati tipicamente maschili.
Ben vengano quindi le calciatrici con i loro fisici possenti e muscolosi, che pian piano stanno sdoganando un argomento quasi taboo in Italia: il calcio femminile. Ben vengano le scienziate, le ricercatrici che sgomitano nei laboratori per farsi valere. Ben vengano le mamme lavoratrici che sacrificano possibili giornate in compagnia del proprio bimbo per portare avanti un’azienda o a casa uno stipendio. Ben vengano tutte le donne che hanno successo. Soprattutto, ben vengano tutte quelle che non si nascondono dietro al femminismo per sminuire e che riescono a gioire dei traguardi altrui. Perché il femminismo non è un bastone con cui colpire altre donne, ma è uguaglianza, supporto e, soprattutto, libertà di scegliere chi si vuole essere.