All’inizio del Novecento, incastonato lungo la scalinata che porta alla Chiesa di Sant’Ercolano, che, eretta tra la fine del Duecento e inizio Trecento, è una tra le più antiche chiese di Perugia, sorgeva un piccolo chiosco, l’edicola del paese, l’informazione quotidiana dei perugini. Oggi, il chiosco è sopravissuto alle intemperie del secolo ma una nuova e diversa edicola si è sostituita a quella storica: Edicola 518.
Edicola 518 è un progetto romantico; quando romantico si fa sinonimo di resistente e nostalgico, così come romantiche sono tutte le edicole disseminate agli angoli delle strade delle nostre città, resistenze analogiche, redivive ai tempi del web. Ma oltre gli echi romantici e un’onomastica ingannevole, Edicola 518 non ha da condividere molto con le edicole tradizionali, tradendo una natura diversa e inattesa. «Chiosco ribelle per gli amanti della bella carta», Edicola 518 è una libreria di strada che tiene il meglio dell’editoria internazionale indipendente e che è anche centro culturale con una ampia proposta di iniziative sul territorio, dedita al sacro scopo di rendere la cultura capillare in una lotta contro un impoverimento sempre più di massa.
A raccontarci di questo originale e coraggioso progetto culturale sono stati loro, i fautori e protagonisti di Edicola 518.
Partiamo dal principio. Precede Edicola 518 il progetto “Emergenze”, una rivista cartacea nata nel dicembre 2014 e attiva fino al 2016. Cosa unisce “Emergenze” a Edicola 518? Come si è trasformato ed evoluto il progetto?
Realizzando una rivista indipendente ci siamo scontrati come tutti col problema della diffusione, ovvero di come dare circolazione alle nostre pubblicazioni senza entrare nei meccanismi asfissianti della grande distribuzione. Edicola nasce proprio da questa esigenza: dall’idea di distribuire in modo diretto cose prodotte da noi, in modo da gestire in proprio l’intero ciclo vitale di una pubblicazione: ideazione, progettazione, realizzazione, stampa e distribuzione.
Edicola 518 è qualcosa di più di una semplice edicola. Guarda al futuro, mantenendo stretto il legame con il passato; presta la veste della tradizione all’innovazione – che la indossa a pennello –, in un apparente paradosso che si è rivelato intuizione accurata. Quali sono le vostre attività e quale ruolo ricoprite – o lavorate per ricoprire – nel panorama culturale-editoriale?
Pubblicazione, diffusione, ricerca, organizzazione di attività sul territorio, cura del quartiere e della città. E poi tante altre, ovviamente. Siamo un gruppo versatile, che per fortuna riassume su di sé varie competenze.
A differenza delle comuni edicole che si basano sulla grande distribuzione, voi vi distinguete per una particolare linea editoriale, con prodotti ricercati, rari, spesso di nicchia. Quali riviste vendete? Qual è il criterio alla base della vostra selezione?
Il criterio è strettamente qualitativo. Non abbiamo preclusioni tematiche. Vendiamo pubblicazioni di cucina e design, architettura e fotografia, anarchia e arte, purché siano realmente indipendenti, fatte con passione, stimolanti e in grado di offrire un felice equilibrio fra la qualità della forma e quella del contenuto.
Da dove nasce il nome, o meglio il numero, Edicola 518?
È il civico che il distributore di giornali ha storicamente attribuito al nostro chiosco. Noi siamo l’unica edicola della regione a non servirsi della grande distribuzione ma abbiamo assunto provocatoriamente il nome da lei assegnatoci.
Perché Perugia? Come vi ha accolto la comunità locale?
Perugia è la nostra città e quindi naturale punto di partenza. Abbiamo fatto un grande lavoro sul territorio che ci ha fatto conoscere e apprezzare. Le barriere da abbattere erano e sono spesse ma con pazienza e persistenza ne abbiamo fatte crollare molte di più di quanto fosse pensabile. Ora abbiamo un forte radicamento territoriale e un pubblico trasversale: giovani, studenti ma anche persone più grandi, turisti, professionisti, curiosi.
Tenete anche riviste letterarie? Quali?
Senz’altro. Segnalo fra le altre il ”Berlin Quarterly”, ”Granta”, ”The White Review”. E fra le italiane la ”Florentine Litterary Review”.
Chi sono i lettori delle vostre riviste? Abbonati? Perugini? Nostalgici del cartaceo?
È un pubblico molto variegato. Di sognatori più che di nostalgici. Di persone molto affezionate alla cultura e alla sua espressione cartacea. A testimonianza di come il motore non sia la nostalgia abbiamo moltissimi lettori giovani (alcuni giovanissimi). Nostalgia del futuro… al massimo.
Negli ultimi anni, molti sono i progetti di rivista che stanno nascendo e si fanno strada nel mare magnum del web. A un gruppo di giovani che vorrebbe lanciarsi in un nuovo progetto editoriale, una nuova rivista, che cosa consigliereste?
Rischiare. Non scendere a compromessi. Avere il coraggio di fare qualcosa di unico e radicale. Diffonderlo con pazienza, senza volere tutto subito.
C’è ancora, secondo voi, speranza di produrre qualcosa di nuovo che riesca a trovare un pubblico di lettori?
Sì. Lo dicono i fatti. Ci sono centinaia di progetti cartacei indipendenti apprezzati e letti.
Vi abbiamo recentemente incontrato a Book Pride, la fiera dell’editoria indipendente che si tiene a Milano. Partecipate spesso alle fiere di settore? Quali sono le vostre più affezionate?
Sì, negli ultimi anni stiamo girando moltissimo per fiere di settore, oltre che per presentazioni ed eventi. I nostri punti di riferimento sono FLAT a Torino, Book Pride a Milano (e Genova), Fruit a Bologna e il Festivaletteratura di Mantova, dove a settembre organizzeremo per il secondo anno consecutivo un’edicola temporanea a partire dalla quale si snoderanno eventi e presentazioni.