Zerocalcare: dai centri sociali romani alla mostra al MAXXI

Michele Rech, sotto lo pseudonimo di Zerocalcare, è uno dei fumettisti italiani più affermati e conosciuti degli ultimi anni. Nato in provincia di Arezzo nel 1983 da madre francese, dopo aver trascorso alcuni anni in Francia si trasferisce a Roma, nel quartiere periferico di Rebibbia; passa quindi gli anni dell’adolescenza pienamente immerso nell’ambiente romano e molto attivo in particolar modo nei centri sociali. È proprio in questi anni che partecipa varie volte al festival romano di fumetti autoprodotti chiamato Crack Fumetti Dirompenti, nel centro sociale Forte Prenestino. Inizia così a farsi conoscere e a realizzare numerose locandine per eventi, grafiche e copertine di dischi. Nel 2011 la svolta: esce il suo primo libro a fumetti, intitolato La profezia dell’armadillo, stampato dalla casa editrice milanese BAO Publishing, con cui inizia un sodalizio che proseguirà anche per i lavori successivi. Il suo blog, zerocalcare.it, ottiene nel frattempo la candidatura come “Miglior Webcomic” al Premio Attilio Micheluzzi del Comicon di Napoli, e Zerocalcare riceve il premio Macchianera Award 2012 come “Miglior disegnatore – Vignettista”. Sempre nel 2012, La profezia dell’armadillo vince il premio Gran Guinigi indetto da Lucca Comics & Games come “Miglior storia breve”.

Zerocalcare

Il suo secondo libro si intitola Un polpo alla gola; nel 2013 poi esce Ogni maledetto lunedì su due, una raccolta delle storie che Zerocalcare ha pubblicato sul suo blog, con alcune storie inedite; successivamente è il turno di Dodici, racconto apocalittico in cui gli zombie invadono il quartiere romano di Rebibbia. Dimentica il mio nome, il suo quarto libro, nel 2015 viene candidato al Premio Strega: tra la dozzina dei finalisti, vince il secondo posto nella sezione “Giovani”. Nello stesso anno, ottiene il riconoscimento “Premio dell’anno” della trasmissione Fahrenheit di Radio 3 Rai e il “Premio Speciale Librerie Feltrinelli” al Gran Guinigi di Lucca Comics & Games.

Dal 2012 Zerocalcare ha inoltre iniziato una fitta collaborazione con il giornale Internazionale, realizzando delle strisce settimanali. Nel recente numero di marzo 2019 è uscito il suo ultimo lavoro. Si tratta di una storia di otto pagine intitolata C’è un quartiere che resiste: «una storia poco rocambolesca di parchi, impicci e periferie tra la Tiburtina e la Nomentana». Il riferimento è alla situazione attualissima delle strutture nel parco romano di Aguzzano, in particolare a quella del Casale Alba1. Mentre il comune vorrebbe metterlo a bando, dandolo in concessione a privati, il Forum per la Tutela del Parco di Aguzzano, un coordinamento di associazioni, comitati e abitanti dei quartieri limitrofi al parco – tra cui Rebibbia – vorrebbe invece che il territorio fosse gestito per attività pubbliche socioculturali rivolte agli abitanti della zona stessa. Per l’occasione, il giornale è stato pubblicato con due copertine: quella a distribuzione nazionale ha in evidenza un’inchiesta sul cemento, mentre la versione per le edicole e gli abbonati di Roma ha la storia di Zerocalcare in sostegno del Forum e del Casale Alba1; gli interni del giornale sono identici per tutta Italia. Sabato 13 aprile 2019, infine, è stata organizzata una serata a sostegno del Casale, che ha visto la partecipazione di Zerocalcare, insieme all’attore e regista Valerio Mastandrea e al cantautore romano Emilio Stella.

A inizio 2015, sempre tramite la rivista Internazionale, Zerocalcare è diventato molto popolare per il reportage a fumetti intitolato Kobane Calling: un racconto della propria esperienza sul confine turco-siriano, in supporto al popolo curdo. Il reportage, poi arricchito da una seconda parte inedita, è stato pubblicato l’anno seguente, diventando in pochissimo tempo un best seller. La Profezia dell’Armadillo ha ispirato invece un omonimo film, che è stato presentato alla settantacinquesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Nello stesso anno, è stata pubblicata l’opera in due volumi Macerie Prime, divisa in Macerie Prime e Macerie Prime – Sei mesi dopo.

Ormai Zerocalcare viene considerato uno dei più giovani e importanti narratori degli ultimi anni, uno dei pochi che dà voce a livello nazionale anche a piccole realtà romane di periferia. Cresciuto negli Anni ’90, riesce perfettamente nella rappresentazione dei suoi coetanei, con un tocco sensibile, facendosi interprete di una collettività, ma allo stesso tempo rimanendo fuori dagli schemi; disegnando in modo semplice e ironico i dubbi, le paure, i sogni, di un’intera generazione.

Proprio quest’anno a Roma, il successo è stato confermato dalla prima personale mostra a lui dedicata Scavare Fossati – Nutrire coccodrilli, esposta al MAXXI e rimasta aperta fino a marzo 2019:

«Il progetto ripercorre tutti gli anni del suo lavoro da fumettista, da sempre legato alla scena underground, portavoce sensibile e consapevole della sua generazione. Negli spazi Extra MAXXI sono stati esposti poster, un’ampia selezione di illustrazioni, copertine di dischi, tavole originali dei suoi libri, magliette, loghi, etichette e un lavoro site specific disegnato dall’artista per l’occasione. L’allestimento della mostra si è ispirato all’Armadillo, il celebre personaggio creato dallo stesso Zerocalcare e protagonista di quasi tutte le sue strisce e i suoi libri, considerato la coscienza e l’alter ego dell’artista. All’interno di un’avvolgente struttura che evoca le forme curve dell’animale, si aprono le quattro sezioni in cui è stata organizzata la mostra: Pop, Tribù, Lotte e Resistenze, Non-reportage.»

  1. Pop: comprende illustrazioni a colori e strisce tratte dal blog dell’autore, che descrivono il rapporto che Zerocalcare ha con le icone pop degli anni Ottanta e Novanta: dai videogiochi alla invasione di anime e manga. Attraverso i racconti a sfondo autobiografico, emerge un ritratto lucido e tagliente della sua generazione, una generazione nata agiata che ha visto trasformare i diritti conquistati dai propri padri in privilegi per pochi.
  2. Lotte e Resistenze: include vent’anni di produzione di illustrazioni, tavole e locandine. Sono storie tratte dalla vita quotidiana, racconti riferiti ai movimenti di protesta, ai fatti di cronaca e politica, dalle numerose aggressioni dei gruppi neofascisti degli ultimi anni, alle manifestazioni antirazziste, alle battaglie per i diritti civili. Sono esposti inoltre i lavori realizzati per il quotidiano la Repubblica e per le riviste Espresso e Internazionale. Da questa sezione emerge una visione politica chiara, contro le ingiustizie sociali, la diseguaglianza, l’abuso di potere.
  3. Non-reportage: il G8 di Genova del 2001 fu la fonte di ispirazione per la realizzazione del suo primo fumetto, pubblicato in forma anonima. Da quel momento sono diversi i resoconti di fatti di cronaca nazionale e internazionale, nati da esperienze personali e di viaggio, come quello del 2014, quando l’artista si è recato a Kobane e ha raccontato la storia di resistenza curda all’ISIS nel libro Kobane Calling. Questi e altri racconti sono esposti al MAXXI, “come testimonianze vissute e raccontate in prima persona con lo spirito del reportage, ma con l’esito di un diario intimo scritto da un viaggiatore del nostro tempo.”
  4. Tribù: attraversa le sezioni raccontando l’attività dell’artista legata al mondo del punk e dell’underground con illustrazioni, locandine dei concerti e vinili.

Quando gli si chiede come è iniziato tutto, risponde:

«Genova, G8, 2001. Lo spartiacque della mia vita. Avevo diciotto anni. Il mio primo esperimento di fumetto vero e proprio è stato il racconto di quell’esperienza. Non in diretta, ma un anno dopo, quando hanno arrestato venticinque persone per devastazione e saccheggio. Dopo tutto quello che avevamo subito, vedevo che non era ancora finita. Da lì è venuto l’impulso di scrivere La nostra storia alla sbarra, un fumetto pensato per pagare le spese processuali dei ragazzi arrestati».

Sono sei tavole che completa l’anno successivo e mette a disposizione di Indymedia e Supporto legale. Vengono poi assemblate in un unico poster, venduto per raccogliere i fondi necessari per le spese processuali di chi è a giudizio. Come si legge nella vignetta finale, «La memoria è un ingranaggio collettivo».


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