Quando il nostro animo brucia di passione per una disciplina vorremmo essere i primi in quel campo, eppure spesso siamo condannati alla mediocrità, all’incapacità di distinguerci dalla massa. Se poi siamo surclassati da individui dall’esistenza lasciva e che disprezziamo profondamente, è inevitabile nutrire per loro una commistione di venerazione e odio. Questo è ciò che Forman vuole trasmettere attraverso il film Amadeus (1984): la storia dell’odio di Antonio Salieri verso quel genio spensierato e irresponsabile di Mozart. Il compositore di corte italiano fu portato alla follia dalla brutalità dei propri sentimenti provocando la morte di uno dei musicisti più famosi della storia. Anni più tardi, vecchio e rinchiuso in manicomio, Salieri confessa ad un prete i propri peccati in un lungo e appassionato flash back.
Mozart dunque non è il solo protagonista della pellicola: un ruolo in primo piano è rivestito anche da Antonio Salieri. Personaggio controverso che inizialmente giurò di non toccare donna per dedicarsi completamente a glorificare Dio attraverso la propria musica, successivamente bestemmia quando si rende conto di essere stato sconfitto dal talento dell’avversario. Arriverà persino a ribellarsi al Creatore pur di tentare la distruzione della carriera di colui che considera essere la Voce di Dio. Molto è stato scritto su Mozart, ma è doveroso rivalutare la figura di Salieri, uno dei più grandi maestri del classicismo e orgoglio della musica italiana, ingiustamente passato alla storia per un’invidia che non ha mai provato e un omicidio che non ha mai commesso.
Il film non rende affatto giustizia ad Antonio Salieri, un compositore a tutto tondo che si è dedicato alla musica classica e all’operistica: le sue opere vengono suonate sbrigativamente solamente per evidenziarne l’inferiorità rispetto alle note di Mozart. Il lungometraggio menziona più volte le origini italiane di Salieri attraverso la sua predilezione per intriganti stuzzichini italiani. Il compositore, infatti, proveniva dalla Repubblica di Venezia e la sua origine e formazione era molto apprezzata presso la corte asburgica, ove era maestro di cappella e compositore, spesso anche a scapito degli artisti locali, che non godevano del prestigio dei musicisti italiani. Il maestro si distinse anche nell’insegnamento, tra i suoi allievi più celebri possiamo menzionare Beethoven, Schubert, LIszt, Czerny e Hummel, ma l’eccellenza della sua scuola di composizione non viene accennata nel film.
Purtroppo il nome del musicista è stato infangato dall’accusa di rivalità con Mozart, di plagio e di aver provocato il decesso del salisburghese, dicerie assolutamente false che tuttavia hanno ispirato molte opere d’arte e persino un film. Salieri non avrebbe avuto motivo di invidiare Mozart perché all’epoca era un compositore molto celebre, mentre Mozart raggiunse il successo solo dopo la sua morte, avvenuta in povertà e disgrazia, come ricorda la pellicola. I due inoltre erano in ottimi rapporti, infatti uno dei figli di Mozart, Franz Xaver Wolfgang, è stato allievo di Salieri. Lo stile compositivo dei due artisti è infine molto simile, al punto che difficilmente in alcuni casi un orecchio esperto potrebbe distinguere le note di Salieri da quelle di Mozart.
I primi segni di rivalità risalirebbero al 1783. Quando Mozart si lamentò che, in una lettera indirizzata al padre Leopold, Salieri gli fu preferito come insegnante di musica della principessa del Wurttemberg. Nel 1786 Le nozze di Figaro furono un fallimento e Mozart accusò Salieri di aver boicottato l’esecuzione; l’anno successivo il salisburghese fu nominato maestro di pianoforte della principessa. Tali episodi non compaiono nel film: il regista Forman descrive Mozart come disinteressato all’insegnamento, inoltre il giovane scapestrato non sospetterà mai di Salieri nella pellicola, anzi, lo considererà suo amico sino all’ultimo.
Secondo Thayer, Mozart sarebbe stato istigato contro Salieri dal poeta Giovanni Battista Casti, rivale del poeta di corte Lorenzo Da Ponte, che ha scritto alcuni libretti per Mozart; tale fatto non viene tuttavia menzionato dal film. Un valido esempio di come Salieri non provasse alcun sentimento negativo nei confronti di Mozart è il fatto che, quando fu nominato Kapellmeinster, anziché occuparsi per l’evento di un’opera propria, si dedicò alla riedizione de Le nozze di Figaro.
Sebbene nei quaderni di Beethoven, allievo di Salieri, si menzioni l’avvelenamento di Mozart da parte dell’italiano, sembrerebbe un fatto privo di alcun fondamento, che tuttavia ispirò moltissimi artisti, come Puskin e Rimskij-Korsakov. Il film di Forman si ispira al dramma di Shaffer, ammorbidendo i caratteri negativi del personaggio di Salieri. L’analisi storica del film è maggiormente approfondita rispetto all’opera teatrale e compare una straordinaria innovazione: la vicenda è narrata da Salieri stesso quando, vecchio e rinchiuso in un manicomio, si confessa ad un giovane prete più per deriderlo che per redimere i propri peccati.
Per concludere, il film Amadeus è indubbiamente capace di coinvolgere, pur non rappresentando una fedele ricostruzione storica dei fatti.