La dipendenza da internet (seconda parte)

Il fascino di Internet ammalia indistintamente gli immigrati digitali (quelli nati nell’era pre-internet) e i nativi digitali; ogni forma di dipendenza da internet (come quelle già descritte nella prima parte) può colpire tanto gli adulti che gli adolescenti e i bambini. Tuttavia, le dipendenze specifiche da socialnetwork e/o da gaming sembrano caratterizzare un po’ di più i teen-agers, che dedicano più tempo al gioco online e alla costruzione di un’identità tramite i social network.

La psicologia dello sviluppo ha abbondantemente dimostrato come l’adolescenza sia il periodo in cui si fa più urgente la costruzione di legami intimi con i propri pari, ridimensionando quantitativamente (ma non qualitativamente) la presenza di genitori e familiari nella propria vita affettiva. I social network offrono un contesto nel quale sembra piuttosto semplice entrare in contatto con altri adolescenti; inoltre all’interno del social di turno, percepito spesso come più sicuro e gestibile del mondo reale, è più facile lavorare alla costruzione di un’identità che risulti vincente. Se è vero, come affermava Erik Erikson, che un adolescente costruisce necessariamente la propria identità interfacciandosi con gli aspetti salienti della propria cultura comunitaria, oggi un teen-ager necessariamente si deve confrontare con la realtà dei social network.

Soprattutto per ragazzi in difficoltà nei tradizionali contesti di socializzazione, come la scuola e la palestra, i social rappresentano uno strumento utile e non patologico, almeno fino a quando non si manifestano due fenomeni: i social assorbono completamente il tempo dell’adolescente che li preferisce a qualsiasi altra attività, ed egli avverte la sensazione di poter “essere se stesso” (per cui centrale è l’aspetto dell’identità) solo online; in questi casi siamo di fronte alla dipendenza da social network.

Quando si può parlare invece di dipendenza da videogiochi?

Similmente ai criteri per le altre dipendenze da internet, la quantità di tempo passata a giocare (tanto online che non) deve essere spropositata e a scapito di altre attività come lo studio, le attività sportive, le uscite con gli amici; inoltre l’adolescente dipendente da gaming è molto irritato all’idea di interrompere una partita e soffre di astinenza lontano dai suoi giochi.

Che ruolo hanno le tipologie di videogiochi rispetto ai rischi di gaming? Si possono fare delle ipotesi, da un lato per sparatutto e picchiaduro, dall’altro per giochi di ruolo multiplayer. Sparatutto e picchiaduro, videogiochi connotati da elevati livelli di violenza, potrebbero, in alcuni casi, assolvere il compito di valvola di sfogo per adolescenti scarsamente in grado di gestire i conflitti interpersonali e la frustrazione ad essi correlata.

I giochi di ruolo multiplayer online invece, sembrano entusiasmare sia per la possibilità di costruzione del proprio avatar e di potenziamento, (lavorando quindi in modo simbolico sulla propria identità), sia per il fatto di essere spesso senza un vero e proprio percorso verso la conclusione di un’unica avventura, ma a durata potenzialmente infinita, cosa che potrebbe incentivare il protrarsi indeterminato delle ore di gioco.

Che si tratti di gaming compulsivo, eccesso d’uso dei social o di altre forme di Internet addiction, esse si presentano spesso insieme ad altre forme di dipendenza e di psicopatologia. In riferimento all’adolescenza in crescita sono i casi di Hikikomori (in giapponese dal verbo Hiku, tirare indietro, e Komoru, ritirarsi): adolescenti e giovani adulti che decidono di ritirarsi nella loro stanza, senza uscire più di casa, per almeno sei mesi, passando una quantità enorme di tempo online, di fatto svolgendo la propria vita davanti al computer (o alla televisione).

Come si curano le dipendenze da internet?

Essenzialmente le modalità di intervento che stanno dando risultati efficaci tengono conto di un aspetto peculiare, rispetto alle terapie per le forme classiche di dipendenza (alcolismo, gioco d’azzardo, sostanze stupefacenti): droga, alcol, sale scommesse sono facilmente distanziabili o quantomeno non sempre sotto l’occhio, se uno decide di evitarle; invece internet è ormai accessibile ovunque in ogni momento, a meno che non si voglia rinunciare a ogni tipo di dispositivo tecnologico (cosa che ormai è alquanto inverosimile, almeno nel nostro contesto culturale); è per questo che è impossibile chiedere a una persona di allontanarsi da internet, ma è possibile agire gradualmente sulle sue abitudini online, identificando e sostituendo progressivamente tempi e modi di fruizione, mentre si lavora sul riconoscimento dei pensieri e stati d’animo legati alla dipendenza, si migliorano le capacità interpersonali e si disinnescano gli effetti di eventuali traumi del passato che hanno portato a percepire un mondo come un posto insicuro e se stessi come inadeguati – queste ultime modalità terapeutiche accomunano tutti gli interventi per le forme di dipendenza.

Dal punto di vista della prevenzione, infine, può essere importante con bambini e adolescenti enfatizzare il piacere di attività sociali offline, per stare bene attraverso il contatto in carne e ossa con gli altri, concordando al tempo stesso una quantità di tempo ragionevole da poter passare online, in modo che risulti più semplicemente uno svago tra tanti.


FONTI

Montano A., Valzania A. (2018), Dipendenze da Internet, Roma, Istituto A.T. Beck

Young, K. S. (2004). Internet addiction:A new clinical phenomenon and its consequences. American behavioral scientist, 48(4), 402-415

Rafla, M., Carson, N. J., & DeJong, S. M. (2014). Adolescents and the Internet: whatmental health clinicians need to know, Current psychiatry reports, 16(9), 472.

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