Il mistero dell’omicidio di Gianni Versace. Come mai dopo anni fa ancora scalpore?

La mattina del 15 Luglio 1997 lo stilista Gianni Versace viene ritrovato morto sulle scale d’ingresso della sua villa a Miami Beach, Florida.  L’assassino e l’arma del delitto vengono scoperti rapidamente. L’uomo che ha messo fine alla vita di Versace con due colpi di pistola è Andrew Cunanan, un serial killer già ricercato in America con una taglia di più di 10 000 dollari . Qualsiasi dubbio sull’identità dell’assassino è stato subito eliminato dal fidanzato di Versace, Antonio d’Amico, il primo ad arrivare sulla scena del delitto. Antonio riuscì ad udire lo sparo e a riconoscere Cunanan mentre si allontanava. Il movente invece resta ancora un mistero. La famiglia è stata spesso accusata di essersi accontentata della spiegazione, ovvero che un pazzo mitomane si trovava nei paraggi e che abbia deciso improvvisamente di riversare la sua rabbia su di lui. All’inizio si è pensato che fosse stato ingaggiato dalla mafia a causa di un uccello morto presente vicino al cadavere. Questa pista viene subito accantonata dopo aver constatato che la morte del volatile era semplicemente legata a una sfortunata coincidenza con la traiettoria del proiettile.

Nonostante le ricerche effettuate dalla polizia non sono stati trovati dei legami oggettivamente pratici tra lo stilista e il suo assassino. I due protagonisti però hanno tra di loro una serie di inquietanti caratteristiche in comune. A rendere ancora più difficili le indagini si aggiunge il suicidio di Andrew.  Il suo corpo viene ritrovato privo di vita, pochi giorni dopo aver ucciso Versace, nella casa di un imprenditore del settore della pornografia, a pochi passi dalla villa di Miami Beach. Andrew Cunanan prima di uccidere Gianni Versace aveva già commesso quattro omicidi. Il filo nero della morte comincia nel Minnesota con l’assassinio di Jeffrey Trail, suo vecchio amico e amante, massacrato a colpi di martello. Nella stessa abitazione, pochi giorni dopo, un altro suo grande amore David Madson. La terza tappa è a Chicago dove regola i conti con il 75 enne magnate Lee Miglin. Anche in quest’ultimo caso la circostanza non verrà mai chiarita del tutto, anche se gli investigatori ricondussero l’identità di quest’uomo a uno dei suoi tanti protettori. La principale fonte di sostentamento di Andrew era infatti la sua attività da gigolò per facoltosi uomini anziani o di mezza età.

Per capire bene la psicologia di Cunanan e le sue possibili motivazioni nel compiere quest’ultimo omicidio è importante ricostruire la storia dei due personaggi. Andrew Phillip Cunanan nasce a National City il  31 agosto 1969. Fin da giovane dimostra grandi capacità intellettive e nelle sua mente si autoconvince di meritarsi un futuro glorioso, soprattutto dopo la sua iscrizione all’Università di San Diego. I suoi disturbi di personalità iniziano ad essere sempre più evidenti all’età di 19 anni dopo una lite con la madre, nel momento in cui apprende la sua omosessualità. Cunanan arriva addirittura a sbatterla al muro. Da questo momento in poi la sua mancanza, anormale, di empatia sarà sempre più forte. Comincia la sua attività da “accompagnatore” prendendo consapevolezza del fatto che il suo fascino e la sua intelligenza riscuotevano un enorme successo nei suoi presunti amici. Inizia quindi a farsi pagare in cambio di prestazioni sessuali. In qualche modo questa attività lo faceva sentire all’altezza delle aspettative che la sua famiglia e se stesso avevano imposto su di lui. Il colpo di grazia che ha rotto il suo instabile equilibrio mentale è stato proprio l’allontanamento da questo mondo fatto di denaro, attenzioni e protezione. Le sue qualità intellettive e la sua determinazione verso il successo vengono completamente annientate dalla parte più malata della sua mente, basata sull’eccesso e sulla continua ricerca di ebrezza, di attenzioni.

L’estro, l’ambizione e la genialità appartengono però a un altro ragazzo nato anni prima dall’altra parte dell’oceano, ovvero Gianni Versace. Il suo interesse per la moda nasce dalla bottega di sartoria della madre. Versace riconosce subito le sue doti e decide di trasferirsi a Milano. Questa città l’ha visto schizzare in cima alla scala del successo e gli ha detto addio nel giorno del suo funerale.  Nel 1978 si mette definitivamente in proprio, dando vita a quel brand che, ancora oggi, è uno dei simboli dell’estetica made in Italy. La fama e il rispetto è frutto di una continua sperimentazione, studio e ricerca, ma soprattutto dell’unione di tutte le sue passioni. La cultura del bello di Versace non si basa solo su una dimensione estetica, ma anche morale e culturale. Le sue collezioni uniscono la classe del passato con le avanguardie contemporanee: simbologie etrusche, elementi della Grecia antica e del Barocco italiano fino alla street art. Da non sottovalutare anche l’influenza musicale Punk che ha portato alla creazione delle iconiche cinghie di pelle.

«Quando nasci in un posto come la Calabria, e tutto intorno c’è la bellezza, delle terme romane, dei monumenti greci, non puoi fare a meno di essere influenzato dalla classicità».

La parola chiave che più gli si può attribuire per descrivere il suo contributo al mondo della moda. Versace non ha solo stabilito un nuovo livello di qualità e professionalità, ma anche plasmato l’immagine delle Top Model che oggi sono estremamente note, trasformandole in vere icone. È stato lui a lanciare nel mondo dello spettacolo Naomi Campbell, Cindy Crawford, Linda Evangelista e Christy Turlington, etichettandole come dive. Versace vivrà sempre a stretto contatto con numerose donne di successo, tra cui Lady Diana. Come dimenticare lo splendido abito azzurro che la trasformò finalmente nella donna audace e ed intraprendete che ha sempre dimostrato di essere. Decise di trasferirsi a Miami al culmine della sua fama, ma senza mai dimenticare le sue origini.

Sarà stata la gelosia, la concretezza di un sogno mancato ad aver portato Andrew Cunanan ha scegliere Versace come sua vittima? Belli, talentuosi e entrambi omosessuali in un epoca in cui l’argomento era ancora un tabù. Andrew intrappolato in un business malsano e adombrato, Gianni realizzato uomo d’affari amato e rispettato in tutto il mondo. La risposta a questa domanda è impossibile da dare, eppure non possono essere solo coincidenze. La possibilità che Cunanan stesse progettando questo omicidio da molto tempo non è infatti infondata. L’unico incontro tra Cunanan e lo stilista in un locale gay risale a ben 7 anni prime del delitto, nel 1990. Si è trattato solo di un incrocio di sguardi e dello scambio di qualche parola. Da aggiungere a questa prova c’è anche l’hotel in cui Andrew ha risieduto per alcuni giorni prima di commettere l’omicidio.

Dopo poco più di 20 anni questo omicidio continua a far parlare di sé. Nonostante il caso ormai chiuso continuano ad arrivare nuove ipotesi o informazioni, che però né la famiglia né la polizia ha mai preso realmente in considerazione. La stagione della serie televisiva American Crime Story, dedicata completamente al caso Versace è state anche fortemente criticata da Donatella e dal resto della famiglia, ritenendola irrispettosa e basata solo su informazioni distribuite dai giornale senza nessun fondamento. D’altra parte si parla di un mazzo di fiori inviato a Penelope Cruz (interprete della sorella di Versace) la sera della prima, proprio da parte di Donatella. In conclusione le ambiguità e i dubbi sembrano perpetuare e aleggiare intorno a questo caso di cronaca. L’unica cosa certa è che la memoria di quest’ uomo con il lavoro che esso ha svolto durante la sua breve vita non può essere spazzata via neanche dalla morte.


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