Il Registro di classe di Onofri torna grazie a Minimum Fax

Registro di classe è una raccolta di scritti in forma di diario di Sandro Onofri, insegnante e scrittore, che racconta un anno intero di professione, quello tra il 1998 e il 1999 – anno della sua morte prematura – in un istituto tecnico della periferia romana. Come si precisa nella nota al testo, l’idea di scrivere un libro sulla scuola maturava da tempo nella mente dell’autore, indeciso se dargli una forma narrativa o mettersi personalmente in gioco attraverso delle vere e proprie pagine di diario. La prematura scomparsa di Onofri a causa della malattia non gli lasciò il tempo per la pubblicazione, di cui si occupò la moglie nel 2000.

Sono passati vent’anni dalla scrittura di questi testi, eppure potrebbero riferirsi senza troppe differenze – in particolare quelle dovute alle evoluzioni tecnologiche – a una scuola pubblica di oggi, o almeno a quella frequentata da chi, come chi scrive, mentre Onofri insegnava e scriveva queste pagine, era ancora un bambino. La scuola sembra essere rimasta un microcosmo a parte, inchiodato al suo posto mentre il mondo attorno corre e cambia, gli stimoli sono differenti e così le esigenze per le nuove professioni.

Onofri scrive alla fine del Novecento, periodo che è stato protagonista di riforme scolastiche circa l’esame di maturità, l’inserimento dello studio del secolo appena concluso nei programmi ministeriali e il famigerato sette in condotta, di cui si esclude da quel momento la rilevanza.

Ciò che il docente rimproverava alla scuola italiana, e che tutt’ora vale e forse anche di più, è l’eccessiva standardizzazione che la caratterizza e che non è da confondere con la democratizzazione. Questa standardizzazione impone programmi identici, da rincorrere senza respiro per concluderli entro l’anno, in scuole differenti e gestite per lo più autonomamente dalle province. Standardizzato è anche l’atteggiamento nei confronti degli alunni, che non vengono valorizzati in quanto individui. A tal proposito, lo scrittore fa una riflessione in merito al concetto universalmente condiviso di intelligenza, misurata secondo parametri di quantità; per cui si può essere più o meno intelligenti e quantificare a sua volta l’intelligenza assimilandola all’attività contrapposta all’apatia, alla furbizia contrapposta all’ingenuità. Invita, piuttosto, a considerare le diverse modalità di esercitare la propria intelligenza, che sono uniche e specifiche per ciascuno e che, pertanto, vanno stimolate in maniera diversa.

Allo stesso tempo, Onofri è consapevole del “rischio” di allenare, nel mondo contemporaneo, menti critiche e riflessive, votate all’esercizio della curiosità. In una realtà sempre in corsa, sempre più pragmatica e meccanizzata, che tende ad anticipare i desideri e a prevenire le preoccupazioni, un educatore che stimola a porsi domande, valutare, riflettere, non contribuisce forse a rendere gli allievi disadattati verso la realtà?

A questo si aggiunge il fatto che accrescere lo spirito critico diventa sempre più difficile. La base per costruirsi un’opinione salda e consapevole sulle cose del mondo è la conoscenza e questa passa attraverso la cultura ed è evidente una diseducazione all’approfondimento fin dai primi anni di età. Onofri lamenta l’apatico attonimento dei bambini davanti alla televisione e si meraviglia di come i ragazzi non conoscano più la storia di Pinocchio. Le fiabe della buonanotte non si raccontano più e vengono conosciute perlopiù attraverso i cartoni animati Disney.

registroOggi alla distrazione televisiva si è aggiunta quella di internet, con i giochi online, film e serie tv sempre a disposizione; non sarebbe corretto demonizzare il fenomeno, ma è impossibile non riconoscere che si dedica sempre più tempo allo sterile intrattenimento che allo sviluppo della conoscenza e la cultura che passano più facilmente attraverso la lettura di un buon libro. I libri, come si legge nel testo, sono colpevoli di avere un linguaggio definito “antidemocratico”, non immediato e di difficile comprensione per soggetti di cultura media, paragonato perfino al linguaggio politico adottato dai politici e dalla stampa, che sembra osteggiare la consapevolezza sociale dei cittadini.

Tutto questo, a distanza di vent’anni, suona incredibilmente attuale. La lettura di questi testi sarebbe utile a tutti coloro che partecipano in qualche misura al sistema scolastico, dai professori agli studenti, fino ad arrivare alle famiglie. C’è da chiedersi perché, in una realtà in incessante evoluzione, l’istituzione che maggiormente dovrebbe formare le personalità e i cittadini di domani sia impantanata ormai negli stessi ostacoli da anni e continui a mostrare le sue debolezze e l’incapacità di essere spina dorsale, come dovrebbe, della società.

Alla casa editrice Minimum Fax va il merito di aver riportato all’attenzione dei lettori queste riflessioni ripubblicando nel gennaio di quest’anno il libro di Onofri, edito nel 2000 per Einaudi.

 


FONTI

S. Onofri, Registro di classe, Minimum Fax, 2019

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