Sublime Silenzio, canta per me e percuoti la conchiglia del mio orecchio, il tuo suono mi conduca a pascoli tranquilli e sii tu la musica che amo sentir.
Gerard Manley Hopkins
Sott’acqua non si sente nulla. O meglio, i suoni sono ovattati, perché non li percepiamo con l’udito, ma con le ossa. Quelle del cranio, più dense dell’acqua, che svolgono il ruolo del padiglione auricolare, incapace di frenare le vibrazioni e trasmetterle al cervello. Avviene tutto mediante conduzione ossea, dal cervello, all’orecchio, di nuovo al cervello. Tutto qui, dentro un corpo avvolto in un magma acquatico, separato dal mondo esterno, eppure così sensibile alle sue vibrazioni. L’acqua è lo spazio del silenzio. Le parole sono soffocate e non c’è bisogno di parlare, si può solo ascoltare, entrare in comunione con i propri pensieri. Se immortalassimo il momento in cui un corpo aleggia nelle profondità acquatiche, vedremmo ciò che vedono i fotografi subacquei. Pura staticità in movimento.
Amo immergermi perché sott’acqua mi sento più libera di quanto non mi senta sulla terraferma, dove il senso del confine è molto più marcato. Il momento dell’immersione è una pausa dalla mia vita, necessaria per riprendere fiato, rallentare e riflettere. È in assoluto l’esperienza che mi trasmette più serenità.
– Elena Kalis
Lo scatto acquatico rievoca necessariamente un immaginario onirico, fiabesco, sospeso nel tempo. D’improvviso si ritorna all’infanzia, dove il momento di silenzio coincideva con l’ascolto della fiaba. Il passaggio improvviso in una realtà parallela, surreale. Un’atmosfera che la giovane fotografa russa Elena Kalis rievoca nella sua raccolta Alice in Wonderland. Non a caso sceglie la figlia di dieci anni come principale modella dei suoi scatti. Perché forse solo i bambini conservano quel rapporto naturale, innocente, sereno con l’acqua. Rievocano l’aura del silenzio fiabesco. Tutto questo incorniciato dal mare idilliaco delle Bahamas, dove Kalis vive ormai da dieci anni. Le acque cristalline, rischiarate dalla luminosità del sole, tratteggiano una piccola Alice tra specchi, tazzine, palloncini, animali gonfiabili. La sola comunicazione che può esistere è affidata al gioco.
Un simile scenario surreale riecheggia tra gli scatti di Tim Walker, fotografo di moda affiliato a Vogue. Le sue immagini dal tocco fiabesco rendono omaggio al suo omonimo Tim Burton. In particolare, nel suo corto The Muse, Walker tratteggia il legame tra il protagonista e una figura misteriosa, nella cornice evocativa del richiamo mitologico alla sirena. Una donna-pesce, nella concezione moderna, di cui si ricorda il canto subacqueo, un canto di morte che rimane sotterraneo finché le creature non vengono a galla, rompendo la solo immaginata correlazione tra delicatezza della figura e soavità del canto. La fotografa Lara Zankoul sceglie invece di dare forma a una molteplicità di paesaggi onirici. Spesso i suoi protagonisti sono collocati in stanze chiuse dove si raccoglie la potenzialità dell’immaginazione. Corpi sospesi nel vuoto, figure antropomorfe, donne, uomini, immersi per metà nell’acqua che invade la stanza. I suoi scatti trasmettono una velata inquietudine che si nasconde dietro la teatralità dei soggetti. Questi vogliono mostrarsi all’osservatore, in tutta la loro verosimiglianza. Sono fermi, sulla scena e invitano lo spettatore a fare silenzio, perché lo spettacolo sta per cominciare.
Le mie donne acquatiche appartengono a un mondo capovolto, dove la vita si sposta sott’acqua.
– Patrizia Savarese
Le sfumature policromatiche sono un elemento distintivo anche di Patrizia Savarese, fotografa romana che trasforma le sue modelle in colorate ballerine fluttuanti. La serie fotografica è Acquarelli (2002) e l’artista adotta la danza come strumento comunicativo. Non servono parole, perché tutto si fonda sul contatto armonico dei corpi in movimento, delle morbide curve abbracciate dall’acqua. Spesso i soggetti dei suoi scatti sono in coppia, donne, ninfe acquatiche. Raccontano la loro storia attraverso la pura tangibilità corporea, in un gioco ottico dove la nudità è velata dalla trasparenza dei veli colorati. Altri due progetti dell’artista, Watertrip e Acquatica, seguono la stessa direzione. Patrizia si concentra sulle espressioni, i gesti, la prossemica corporea. Le immagini rievocano architetture geometriche, dove la linearità degli schizzi d’acqua bacia la sinuosità delle figure. Ci sono poi i volti, gli occhi chiusi, le labbra semiaperte, maschili e femminili, che incarnano il piacere, la serenità, affidando parole mai dette all’efficacia comunicativa dell’inquadratura.
Le donne sono spesso le protagoniste degli scatti acquatici. La loro figura è facilmente declinabile secondo diverse sfaccettature. Lo dimostra Shawn Heinrichs, che sceglie di costruire le sue immagini sul legame simbiotico tra le modelle e gli squali balena. Nelle profondità marine, la relazione paradossale tra il mastodontico animale e l’esile figura femminile si concretizza in un silenzio solo apparente, ma che in realtà rende le due specie più vicine che mai. Ciò che li lega è un messaggio di salvezza, riguarda la salvaguardia della specie, a rischio di estinzione. Proprio lì, a largo delle Filippine, nel villaggio di Olsob, dove le pinne di questi squali sono commerciate illecitamente. E l’incapacità di parola degli squali balena rende un tale messaggio ancora più bisognoso di essere urlato.
La disgrazia degli uomini consiste nel non saper essi starsene tranquilli in una stanza.
– Blaise Pascal
Sembra che non ci sia nulla di più soffocante del silenzio. Quell’imbarazzo nel non saper sostenere frammenti temporali privi di parole. Quel desiderio di rifuggire agli stimoli rumorosi e fastidiosi del mondo esterno. Il desiderio a volte della solitudine, di rinchiudersi nella propria mente, allontanando il mondo esterno. Quello che offrono le fotografie subacquee, il messaggio intessuto nel silenzio evocativo dell’immagine.