Non sempre è facile fare qualcosa per aiutare chi ne ha più bisogno, le idee sono tante ma i progetti pochi. C’è invece, ogni tanto, qualcuno che in mezzo a tanti emerge per la sua voglia di fare e di contribuire al miglioramento del mondo in cui noi tutti viviamo. In questo caso si parla di un giovane autore italiano di origini brasiliane, Stefano Labbia. Classe 1984, Roma. Negli anni ha pubblicato diverse opere sia di poesia, come Gli orari del cuore (2016) e I Giardini incantati (2017), sia di prosa, come il romanzo Piccole vite infelici o la raccolta di racconti Bingo Bongo e altri racconti. Nel 2019 inoltre verranno pubblicate due graphic novel, che narrano dell’universo di Super Santa e Kremisi, supereroi moderni alla ricerca di se stessi.
È proprio dalle storie di queste graphic novel che nasce il progetto Super Santa for peace, che vede la collaborazione di Stefano Labbia con Aster Academy International, un’associazione culturale internazionale di promozione sociale e apolitica, senza scopo di lucro. In collaborazione con numerosi artisti è stato realizzato un volume di illustrazioni ispirato alla saga in uscita. Lo scopo ultimo dell’opera sarà la beneficenza: il libro è distribuito su piattaforme digitali come Amazon, IBS, Apple etc. e l’intero ricavato sarà devoluto alle popolazioni del Messico colpite dal sisma del 2017.
Com’è nata l’idea di un progetto di questo tipo volto all’aiuto delle popolazioni colpite dal sisma in Messico?
Le immagini che ho visto in quel Settembre mi hanno colpito nel profondo, il primo pensiero che ho avuto è che dovevo trovare il modo per aiutarli. Nel progetto ci sono anche alcuni artisti messicani, che ci hanno detto che la situazione si è subito mostrata grave. L’unica cosa che ho immaginato di poter fare è stata quella di sensibilizzare ulteriormente l’opinione pubblica con questo progetto mettendomi in gioco come autore in modo da poter fornire più beni di necessità possibili, grazie soprattutto ad Aster Academy, che si è subito attivata supportandomi in questa impresa.
I personaggi dei suoi racconti sono dei supereroi che cercano in qualche modo di aiutare i cittadini grazie all’uso dei loro super poteri. Si può dire che anche lei stia cercando di fare la stessa cosa tramite il suo essere scrittore?
Che dire… L’intento sicuramente c’è. Kremisi e Super Santa contengono ovviamente delle tematiche sociali che affrontiamo tutti i giorni: i personaggi di questa saga vivono sulla propria pelle il loro essere diversi, potendo contare su poteri speciali. Nella storia ci sono più fazioni e paradossalmente si è divisi anche se si fa parte dello stesso schieramento: infatti nelle due saghe troviamo gli ESP, persone che sono dotate naturalmente o artificialmente di super poteri, in lotta tra loro ma anche con gli esseri umani, che vorrebbero proteggere, intento condiviso da alcuni ESP almeno. C’è inoltre il governo che vuole inserirsi in questo affare poiché lo vede in parte come una minaccia, in parte come qualcosa su cui speculare o lucrare. Ci sono quindi molte parti coinvolte e ognuno crede di avere ragione. Alla fine poi si capirà, senza fare spoiler, che la vendetta e tutto ciò che è odio e razzismo sono tutto quello che di negativo possa esserci. Andrebbero, utopisticamente parlando, eliminati dalla realtà. Bisognerebbe imparare a conviverci e trovare un equilibrio.
È molto interessante il fatto che non ci sia una netta divisione tra buoni e cattivi: da cosa deriva questa scelta?
Sono dell’idea che a volte la realtà superi la fiction. Spesso e volentieri mi baso su quello che vivo e che vedo e ho pensato: «Perché in ogni fumetto, in ogni comics, ci sono sempre il cattivo e il buono? Perchè si sente il bisogno di una distinzione così netta?». Non è sempre così nella realtà, spesso si finisce per fare del male pur pensando di fare del bene, oppure viceversa. Quindi ho pensato che se il lettore ritrova nel fumetto le situazioni che ha vissuto, che potrebbe vivere o che vivrà, questo potrebbe indurlo a riflettere sulle questioni e magari affrontarle anche in maniera diversa. Sarebbe bello poter dire che il mondo è bianco o nero, ma non è così, il mondo è quasi sempre grigio. Non c’è solo una versione dei fatti, è per questo che io tendo a dare domande e mai risposte. In primis perché di risposte non ne ho – anzi… a dirla tutta le cerco dai lettori! – in secondo luogo perché le domande sono quasi sempre oggettive, le risposte invece non lo sono.
I due supereroi protagonisti delle graphic novel, Super Santa e Kremisi, sono entrambi uomini normali, forse anche un po’ defilati all’interno della società. Scoprono però di avere dei super poteri, il messaggio che passa è molto forte, una speranza per coloro che sentono di essere emarginati o incompresi?
Si esatto, Jackson Moore (Kremisi) e James Arthur Spades (Super Santa) sono persone che non li vogliono questi poteri e che non sono nati con le capacità che ora possiedono, non pensano a ottenere poteri per i propri scopi. Sono personaggi che loro malgrado si ritrovano in questo caos e devono fare qualcosa per riuscire a uscirne o quantomeno bilanciare la cosa, non diventando dei villain. Il loro è un mondo fatto di mediocri, Jackson e James sono gli unici due che viaggiano su livelli diversi, mentalmente parlando. La moglie di Jackson è venuta a mancare e l’uomo si ritrova a crescere un figlio adolescente con un lavoro che non gli garantisce la sussistenza. James, avendo un intelletto superiore alla media, non ha amici, vive una vita mediocre che non lo soddisfa, deriso da tutti perché “diverso”. Oltretutto è innamorato di una ragazza che a sua volta fa parte dei mediocri. James vive quindi isolato ma nonostante questo rimane un personaggio attivo e propositivo, che si impegna sia nel lavoro sia nella vita, diventando infine un eroe.
Oltre che alla graphic novel, si dedica anche alla scrittura di poesie e di prosa, sia lunga che breve. Il cambio di rotta verso la fumettistica può essere imputato a una maggior immediatezza del mezzo o ci sono altre motivazioni che l’hanno spinta a dedicarsi al genere?
Ho sempre amato la nona arte, sono cresciuto a “pane e Marvel” , come dico io, quindi era inevitabile il passaggio a questo mezzo. Credo che il fumetto sia, al pari del cinema, il mezzo d’espressione più completo dato che raccoglie più forme d’arte: c’è la parte romanzata, c’è una parte molto vicina alla sceneggiatura cinematografica per il taglio e lo stile descrittivo, c’è la pittura, il dipinto, l’immagine. È un mezzo, secondo me, completo che proprio per questo può emozionare ancora di più.
Per concludere, ci sono delle letture che si sentirebbe di consigliare, anche riguardo agli argomenti da lei trattati o che le stanno particolarmente a cuore, come quello della beneficenza?
In questo periodo sto rileggendo per l’ennesima volta l’Odissea, che forse è un po’ banale dirlo ma è un grande classico che andrebbe letto e riletto. A me piacciono molto quelle opere “contenitore” all’interno delle quali si riescono a trovare più generi e tematiche: il cammino dell’eroe, l’amore, la parte di action, il pathos del sospetto… Insomma un mix di più elementi e più generi. Un altro libro che sto leggendo è Kitchen, di Banana Yoshimoto: anche qui troviamo una commistione di generi perché fondamentalmente è un romanzo ma l’impianto e la storia attingono dagli shojo manga.
Intervista con l’autore